lunedì 6 dicembre 2010

L'odissea della Villa Romana del Casale

di Concetto Prestifilippo

Ritardi, rimandi, proroghe, improvvisazioni, disorganizzazione,confusione. La visita al cantiere di restauro della villa romana del Casale, dispiega il paradigma dell’abusato stereotipo
siciliano. I lavori, nelle intenzioni, dovevano segnare un’inversione
di tendenza. Dopo decenni di colpevole abbandono, si conferiva decoro al sito archeologico siciliano più visitato dopo la Valle dei Templi di Agrigento. Gennaio 2003, l’Assessore ai Beni culturali della Regione Sicilia firma il decreto di finanziamento dei lavori di restauro. Misura 2.01, Azione B, POR Sicilia 2000-2006, € 18.277.250,00. Queste le coordinate della splendida manzia-burocratese regionale.
Assegnatario dell’appalto, il Consorzio Stabile Operatore Beni Culturali di Firenze. Alla ditta fiorentina venivano concessi ventidue mesi per portare a termine l’intervento. Sono ormai trascorsi quasi cinquanta mesi ed i lavori sono ben lontani dalla loro naturale conclusione. Nelle innumerevoli conferenze stampa, sono state sciorinate rassicurazioni di circostanza. Presentati ineffabili cronoprogrammi dei lavori. Annunciate scadenze temporali mai rispettate. Ritardi che farebbero inorridire qualunque amministrazione europea. Insomma, la solita figuraccia da sicilianuzzi inaffidabili. Una figuraccia mondiale, visto che i mosaici della dimora imperiale di Piazza Armerina sono stati inseriti nel 1997, nella World Heritage List dell’Unesco. La villa romana del Casale rappresenta un unicum nel suo genere. Un’abitazione patrizia impreziosita da più di cento milioni di tessere musive, dispiegate su oltre quattromila metri quadri. Il sito è stato, per anni, al centro delle cronache dei giornali. Atti vandalici, polemiche accese, furti, impraticabilità degli ambienti, continue proteste dei turisti e degli operatori turistici. Nel luglio del 2004 il critico Vittorio Sgarbi venne nominato Coordinatore generale di tutti gli interventi da realizzare. Dopo qualche mese fu nominato Alto Commissario. Ovviamente, montarono le polemiche tra il Sovrintendente di Enna e i tecnici nominati da Sgarbi. Il progetto presentato non ottenne l’approvazione della Commissione regionale. Agosto 2006, tre anni e mezzo dopo la firma originaria, il progetto fu finalmente approvato. Novembre 2006, l’Ufficio Regionale per le gare d’appalto sospende l’affidamento. Due delle cinque imprese non presentavano i requisiti tecnici necessari e altre due avevano offerto un ribasso troppo elevato, fino al 38%. Febbraio 2007, cerimonia ufficiale di posa della prima pietra posta dall’allora Presidente della Regione, Salvatore Cuffaro.
Responsabile del progetto è l’architetto Guido Meli, direttore del Centro regionale di restauro e, di recente, nominato direttore del parco archeologico del Casale. L’assunto del progetto era quello di ripristinare le volumetrie originarie del sito archeologico ridisegnando l’obsoleta copertura progettata negli anni ’60 da Franco Minissi. Il celebre architetto della Sapienza di Roma, con il progetto del Casale segnò una traccia straordinaria nella storia dell’architettura. In quegli anni però non era stato ancora sviluppato un moderno concetto di conservazione. Erano gli anni del cemento e della plastica. Materiali che hanno arrecato in questi anni gravi danni ai mosaici della villa. Tessere di mosaico aggredite da licheni, funghi, muffe. Cloruri e solfati che si sono cristallizzati sulle tessere del mosaico sbiancandole progressivamente. Intrapresi gli agognati lavori di restauro, paradossalmente, i buoni propositi si sono scontrati con l’inedita inclemenza del clima dell’Isola tricuspide arata dal vomere della storia. Perché, incredibile a dirsi, tra le cause dei ritardi vengono addotte anche ineffabili piogge torrenziali siciliane. Paradosso che comunque farebbe sorridere anche il più modesto realizzatore di Berlino o Amsterdam. In tutti questi mesi di ritardo però il buon senso tutto isolano, ha imposto ai sempre meno numerosi turisti, il pagamento di un biglietto di 5 euro.
Un provvedimento scandaloso se si pensa che il biglietto per visitare le collezioni permanenti del Louvre è di 6,5 euro. Una scelta delittuosa, visto che i visitatori hanno potuto ammirare solo sei ambienti della villa. Un danno di immagine calcolabile. Solo per raffrontare i dati di tre anni fa, nel 2008 si è registrato un drastico ridimensionamento dei biglietti emessi. Una flessione, rispetto al 2007, che si è tradotta in una perdita di quasi
un milione di euro di mancati incassi. Sempre rimanendo al 2007, ammonta a duecentomila euro la percentuale degli incassi destinata, come da decreto istitutivo, all’Alto commissario, Vittorio Sgarbi.
Lo scorso mese di giugno la Prefettura di Enna ha disposto un’ispezione a cui hanno partecipato la Direzione Investigativa Antimafia di Caltanissetta, la Polizia, i comandi provinciali di Carabinieri e Guardia Di Finanza, il provveditorato Interregionale delle Opere Pubbliche. Fonti non confermate insinuano sospetti riguardo la regolarità delle procedure espletate. Appare dunque improbabile l’ipotesi di legare la riapertura della villa romana del Casale con la presentazione della celebre Venere di Morgantina riconsegnata dal Paul Getty museum alla Sicilia. Eventi che avrebbero dovuto, nelle intenzioni, essere annoverate tra le manifestazioni di rilievo delle prossime celebrazioni del 150emo anniversario dello Stato italiano. Si giunge dunque alle recenti risoluzioni che hanno disposto la chiusura totale del sito. Da lunedì 15 novembre, cancelli serrati. La nota ufficiale promette la loro riapertura nella tarda primavera del 2011 ma, si aggiunge sommessamente, che non tutti gli ambienti potrebbero essere ultimati per quella data. Si lascia dunque, prudentemente, qualche margine di discrezionalità mediorientale.
Dunque i lavori di restauro, forse saranno completati. Nell’altrettanto abusato rimando spagnolo-siculo, forse, si traduce in acaso. Come ricorda un antico detto andaluso: "Acaso cumpla su promesa, más hasta ahora nos ha engañado".
Concetto Prestifilippo

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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