di Giuseppe Suffanti
«Io non voglio – affermava – che il mio procedimento per la solidificazione della benzina venga custodito in una cassaforte di un qualsiasi ministero della Difesa, per essere tirato fuori in caso di un nuovo conflitto: io voglio che una grossa società petrolifera fabbrichi su vasta scala la mia benzina. In tal modo si renderanno inutili le petroliere, il costo di trasporto diminuirà enormemente»
Il costo della benzina ha raggiunto le 3 mila lire al litro, che nell’immaginario collettivo ha sempre rappresentato il muro che non poteva essere sfondato, il paletto irraggiungibile nella dinamica dei prezzi del principale carburante in commercio. Costa 3 mila lire anche in Sicilia!
Dove ad onta del fatto che si estrae una significativa quantità di greggio e vi se ne raffina una quantità notevole, con le conseguenze ambientali che sono sotto gli occhi di tutti. Per non dire delle malformazioni a carico dei bambini e dell’elevato numero di tumori che caratterizzano i paesi dove insistono le raffinerie.
La beffa: i petrolieri continuano a pagare le tasse al Nord e la Sicilia ad aspettare le royalties che da decenni le spettano. Sulla opportunità di compensare un tale stato di cose con l’abbattimento del costo dei carburanti per i cittadini siciliani (cosa che invece avviene, per esempio, in Val d’Aosta) sono state scritte pagine e pagine; qualche politico ne ha fatto il proprio cavallo di battaglia in campagna elettorale, come nel caso dell’onorevole Riccardo Minardo, senza poi avvertire l’esigenza di scusarsi con i cittadini-elettori nel momento in cui le promesse si sono rivelate prive di contenuti. Tant’è! Il detto popolare «Passata la festa, gabbato lo santo» si attaglia perfettamente a comportamenti di tal fatta, che servono solo ad allontanare i cittadini dalla politica e, soprattutto, dalle istituzioni.
E dire che un siciliano, nel secolo scorso, il problema della benzina e del suo costo l’aveva risolto. Si tratta dell’ingegnere Gaetano Fuardo (nella foto), di Piazza Armerina, dove era nato l’8 settembre del 1887. Don Ferdinando, suo padre, era lo speziale del paese, cioè il gestore di quel retrobottega-sodalizio che, nella periferia italiana dell’Ottocento, riuniva le peggiori lingue del paese, gli ingegnacci sciattoni, i borghesi illuminati, i rivoluzionari più aggressivi. Gaetano era figlio unico. Fin dall’infanzia mostrò interesse per l’affascinante ambiente del padre. Frequentava la spezieria come una scuola. Traeva spunti che subito dopo, a casa, andava a verificare sui libri. Amava la solitudine.
L’ingegnere piazzese cominciò a studiare il procedimento per la solidificazione della benzina sin dal 1914. Da due anni si era laureato con il massimo dei voti e la lode al Politecnico di Milano. La prematura morte del padre farmacista sembrava dover compromettere il futuro di Gaetano, ma il lascito di uno zio prete gli consentì di proseguire gli studi e, come abbiamo visto, di pervenire alla laurea in ingegneria chimica. I suoi professori lo spinsero nella direzione della ricerca e lo indirizzarono verso l’ingegnere Gianni Caproni, trentino e pioniere dell’aeronautica italiana, nella comune convinzione che sarebbe stato di enorme utilità, per la nascente aviazione italiana, oltre che per l’intero settore della motorizzazione, poter disporre di un combustibile che non fosse pericoloso come lo era la benzina liquida. A Fuardo apparve inutile pensare alla sua sostituzione con un altro combustibile e allora l’unica via percorribile restava quella di pensare ad un processo di solidificazione della benzina stessa. Il giovane ingegnere dopo vari esperimenti, riuscì ad ottenere i primi blocchetti di benzina solida nel febbraio 1914, anche se si rese conto che il procedimento da lui seguito doveva essere ancora perfezionato.
La prima guerra mondiale distolse il giovane ingegnere dal suo laboratorio. Ufficiale di artiglieria nei servizi tecnici, Fuardo continuò ad accarezzare il suo sogno. Terminata la guerra, andò in Francia. Una grande industria parigina gli aveva offerto la possibilità di continuare gli studi sulla benzina solida. Fu nel 1935 che Fuardo mise a punto il suo procedimento. Occorreva brevettarlo. In Francia si poteva presentare un brevetto in busta chiusa e ritirarlo dopo due anni, prima cioè che venisse pubblicato e messo a disposizione di tutti. Fuardo andò avanti presentando i suoi studi in busta chiusa e ritirandoli prima della scadenza dei termini stabiliti. Non aveva nessuna fiducia sulla efficacia protettiva di un brevetto. A chi gli domandava l’assurdità di un simile atteggiamento, Fuardo diceva: «Quando Fermi brevettò negli Stati Uniti il suo procedimento per il rallentamento dei neutroni (che doveva essere all’origine della bomba atomica) accadde che l’invenzione, che poteva essere usata per fini pacifici, venne usata per scopi bellici, inoltre all’inventore e agli altri firmatari del brevetto (Pontecorvo, Segrè, Amaldi, Trabacchi e D’Agostino) vennero dati, a guerra finita, in tutto diecimila dollari. E volete ch’io creda ai brevetti?».
Intanto qualcuno aveva fatto balenare il miraggio di uno sfruttamento commerciale dell’invenzione su vasta scala. Fuardo, infatti, non aveva mai voluto cedere la sua invenzione ad un governo. «Io non voglio» – egli soleva dire – «che il mio procedimento per la solidificazione della benzina venga custodito in una cassaforte di un qualsiasi ministero della Difesa, per essere tirato fuori in caso di un nuovo conflitto: io voglio che una grossa società petrolifera fabbrichi su vasta scala la mia benzina. In tal modo si renderanno inutili le petroliere, il costo di trasporto diminuirà enormemente. Sarà facile immagazzinare la benzina solida e verranno evitati centinaia di incendi e di disgrazie. Un aereo carico di benzina solida che dovesse, per esempio, scendere in mare troverebbe proprio nella benzina a blocchi la sua salvezza, potrebbe infatti galleggiare per intere giornate, giacché la benzina solida galleggia sull’acqua. Qualsiasi nave potrebbe caricare la benzina F nelle sue stive senza pericoli o danni. I mari non verranno più inquinati. Gli incendi verranno evitati e così gli scoppi e cento altre disgrazie provocate dal petrolio o dalla benzina».
Il prodotto dell’invenzione di Gaetano Fuardo non esplodeva, era spugnoso, galleggiante e non infiammabile. Alla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso, l’uomo che con la sua scoperta avrebbe potuto rivoluzionare il mercato mondiale della benzina, che avrebbe potuto da un momento all’altro gettare in una crisi irreversibile gli armatori di petroliere, mandare fallite le maggiori società di assicurazioni e riassicurazioni, viveva a Roma in un piccolo albergo vicino alla fontana di Trevi. Il suo recapito era ben noto ai servizi segreti delle maggiori potenze. Questo straordinario personaggio, però, sapeva benissimo che finché fosse vissuto tranquillo, ingannando il tempo tra la quotidiana passeggiata tra piazza Berberini e via Veneto, tra la lettura di un quotidiano e il sorbire un caffè, nessuno l’avrebbe molestato. Sapeva perfettamente che ciò che si era verificato a Parigi il 17 giugno 1952 poteva accadergli ancora.
Giuseppe Suffanti
Fine prima parte- continua
Chi sono
Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com
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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"
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