TITOLO: “Viene fatta una perquisizione nella sua abitazione, nella città dei mosaici, e vengono rinvenuti, in nascondiglio, attrezzatura per scavi archeologici clandestini, e due unguentari del IV a.c.; estesa l’attività alla proprietà rurale, vengono rinvenuti altri frammenti, nonché numerose monete antiche: pregiudicato denunciato dalla polizia per sottrazioni di beni del patrimonio archeologico”.
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In particolare, gli investigatori armerini, nell’ambito dei costanti servizi di controllo sul territorio volti alla prevenzione e alla repressione dei reati in genere, effettuavano una perquisizione in casa dell’odierno indagato, volta alla ricerca di armi.
Perquisita l’abitazione in argomento, verificavano che, in prossimità dell’ingresso dell’abitazione, vi era un sottoscala, all’esterno, potenzialmente utilizzabile come nascondiglio.
Aperto il loculo, gli investigatori della città della Madonna delle Vittorie rinvenivano numerosi attrezzi, generalmente utilizzati dai “tombaroli”, quali metal detector, utensili per lo scavo, ed altro. Inoltre, venivano recuperati dal nascondiglio, due unguentari, probabilmente risalenti al IV secolo a.c..
Visto lo svolgimento dei fatti, gli agenti armerini, estendevano la perquisizione alla proprietà rurale del denunciato, sita in agro non molto distante dal sito archeologico della “Villa Romana del Casale”, patrimonio dell’UNESCO.
Iniziata l’attività di perquisizione nel podere, nascosto nell’anfratto di un muretto, gli uomini del Commissariato di P.S. armerino, rinvenivano numerose monete antiche, di rilevante interesse archeologico.
A questo punto, ritenendosi violate le norme vigenti in materia di tutela del patrimonio archeologico, in quanto erano stati sottratti beni appartenenti al patrimonio archeologico che caratterizza la storia del comprensorio armerino, nazionale, si procedeva alla contestazione delle violazioni penali nei confronti del T.F. deferendolo, alla Procura della Repubblica presso il tribunale di Enna, per gli indicati reati inerenti la tutela del patrimonio archeologico.
L’attività, dunque, permetteva di recuperare due unguentari del IV a.c., un altro frammento di unguentario e diverse (n. 14) monete antiche, il tutto di rilevante importanza archeologica.