mercoledì 22 febbraio 2012

Il vescovo. "La quaresima è un percorso segnato dalla preghiera e dalla condivisione, dal silenzio e dal digiuno, in attesa di vivere la gioia pasquale"

MERCOLEDI' DELLE CENERI 2012
Ogni anno, la Quaresima è un tempo propizio affinché, con l'aiuto della Parola di Dio e dei Sacramenti, rinnoviamo il nostro cammino di fede, sia personale che comunitario.
E' un percorso segnato dalla preghiera e dalla condivisione, dal silenzio e dal digiuno, in attesa di vivere la gioia pasquale. La Quaresima ci offre ancora una volta l'opportunità di riflettere sul cuore della vita cristiana: la carità di Dio e la nostra carità verso il prossimo.
La quaresima è il tempo della misericordia di Dio che ci porta alla riconciliazione. " Vi supplichiamo, in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio", ci esorta san Paolo nella seconda lettura (2Cor 5,20).
Riconciliazione significa cambiamento "a partire dall'altro", per questo, implica la conversione a Dio alla quale ci chiama il profeta Gioele nella prima lettura: "Tornate al Signore, vostro Dio".
L'imposizione delle ceneri mette in evidenza la fragilità della nostra vita ,ci invita all'austerità puntando non sull'apparire ma sul nostro vero essere e alla conversione del cuore.
Nel vangelo Gesù indica tre “pratiche” concrete – elemosina, preghiera e digiuno – che qualificano la nostra relazione con Dio, con gli altri e con noi stessi.
Gesù interiorizza le pratiche religiose e penitenziali del giudaismo: l'elemosina deve essere nascosta; il digiuno, gioioso; e la preghiera, umile. "E il Padre, che vede ciò che è nascosto, ti ricompenserà".
 Quest’anno nel suo messaggio per la quaresima il Santo Padre Benedetto XVI si ispira ad un versetto della Lettera agli Ebrei: «Prestiamo attenzione gli uni agli altri, per stimolarci a vicenda nella carità e nelle opere buone» (Eb10,24)
Siamo invitati a fissare lo sguardo sull’altro, prima di tutto su Gesù, e ad essere attenti gli uni verso gli altri, a non mostrarsi estranei, indifferenti alla sorte dei fratelli. Anche oggi Dio ci chiede di instaurare relazioni caratterizzate da premura reciproca, da attenzione a tutto il bene del nostro prossimo.
Se coltiviamo questo sguardo di fraternità, la solidarietà, la giustizia, ,la misericordia e la compassione, scaturiranno naturalmente dal nostro cuore.
La responsabilità verso il prossimo significa allora volere e fare il bene dell'altro, desiderando che anch'egli si apra alla logica del bene; interessarsi al fratello vuol dire aprire gli occhi sulle sue necessità, soprattutto in questo momento caratterizzato da una grave crisi economica.
Che cosa impedisce questo sguardo umano e amorevole verso il fratello? Sono spesso la ricchezza materiale e la sazietà, ma è anche l’anteporre a tutto i propri interessi e le proprie preoccupazioni.
Il «prestare attenzione» al fratello comprende altresì la premura per il suo bene spirituale. Oggi, in generale, si è assai sensibili al discorso della cura e della carità per il bene fisico e materiale degli altri, ma si tace quasi del tutto sulla responsabilità spirituale verso i fratelli. La tradizione della Chiesa ha annoverato tra le opere di misericordia spirituale quella di «ammonire i peccatori». E’ importante recuperare questa dimensione della carità cristiana. Non bisogna tacere di fronte al male.
La correzione fraterna dei cristiani non è mai animata da spirito di condanna o recriminazione, ma è mossa sempre dall’amore e dalla misericordia e sgorga da vera sollecitudine per il bene del fratello. La reciproca correzione fraterna, in spirito di umiltà e di carità, deve essere parte della vita della comunità cristiana.
I discepoli del Signore, uniti a Cristo mediante l’Eucaristia, vivono in una comunione che li lega gli uni agli altri come membra di un solo corpo. Ciò significa che l'altro mi appartiene, la sua vita, la sua salvezza riguardano la mia vita e la mia salvezza. La nostra esistenza è correlata con quella degli altri, sia nel bene che nel male; sia il peccato, sia le opere di amore hanno anche una dimensione sociale.
La carità verso i fratelli, di cui è un’espressione l'elemosina - tipica pratica quaresimale insieme con la preghiera e il digiuno - si radica in questa comune appartenenza. Anche nella preoccupazione concreta verso i più poveri ogni cristiano può esprimere la sua partecipazione all'unico corpo che è la Chiesa.
Anche se non possiamo condividere i beni materiali possiamo condividere il nostro tempo mettendoci a disposizione delle parrocchie, della Caritas parrocchiali e della Caritas diocesana , che hanno bisogno di volontari disposti ad interessarsi concretamente dei fratelli bisognosi di aiuto e di affetto, nei quali dobbiamo riconoscere il volto di Gesù.
L'attenzione reciproca ha come scopo il mutuo spronarsi ad un amore effettivo sempre maggiore. Il tempo che ci è dato nella nostra vita è prezioso per scoprire e compiere le opere di bene, nell’amore di Dio. In tale prospettiva di crescita spirituale si situa la nostra esortazione a stimolarci reciprocamente per giungere alla pienezza dell'amore e delle buone opere.
La sapienza della Chiesa nel riconoscere e proclamare la beatitudine e la santità di taluni cristiani esemplari, ha come scopo anche di suscitare il desiderio di imitarne le virtù. San Paolo esorta: «gareggiate nello stimarvi a vicenda» (Rm 12,10).
Di fronte ad un mondo che esige dai cristiani una testimonianza rinnovata di amore e di fedeltà al Signore, tutti dobbiamo sentire l’urgenza di adoperarci per gareggiare nella carità, nel servizio e nelle opere buone (cfr Eb 6,10).

A questo mira la Quaresima di Carità finalizzata quest’anno a venire incontro ai molteplici bisogni dei missionari e missionarie originari della nostra Diocesi.


Questo periodo sia pertanto caratterizzato da uno sforzo personale e comunitario di adesione a Cristo per essere testimoni del suo amore.


Maria, Madre e Serva fedele del Signore, aiuti noi credenti a condurre il “combattimento spirituale” della Quaresima armati della preghiera, del digiuno e della pratica dell’elemosina, per giungere alle celebrazioni delle Feste pasquali rinnovati nello spirito.

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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