In questi ultimi cinque anni il Centro Studi sulle Nuove Religioni ha condotto nella Diocesi di Piazza Armerina una serie di ricerche socio-religiose sulle appartenenze, sulle pratiche religiose e sulle credenze non solo della maggioranza che si professa cattolica, ma anche delle minoranze religiose. Con questa nuova ricerca si cerca di completare il quadro attraverso un’indagine sulla consistenza e della complessità del fenomeno delle minoranze non religiose[1].
Coloro che vengono etichetatti con la categoria
negativa di “non credenti” o di “atei” non sono una categoria omogenea ma variegata,come
già avevano sottolineato i padri
conciliari del Vaticano II nella Costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo
contemporaneo[2] elencando varie
forme di ateismo: l’agnosticismo, la
negazione esplicita di Dio, il ripudio di una immagine di dio che non corrisponde
al Dio del vangelo, l’indifferenza
religiosa, il clima materialista della civiltà moderna che
allontana da Dio.
Le
variegate categorie di persone non credenti oggetto della presente indagine vengono
definiti “Gentili senza cortile” per
distinguerli dagli intellettuali non credenti
alla ricerca di un significato della vita , incuriositi dalla Chiesa cattolica e disposti a forme di dialogo con i credenti .
Costoro sono gli interlocutori privilegiati del “Cortile dei Gentili “ come è
stata chiamata l’iniziativa nata per volere di Benedetto XVI e portata avanti
dal Card.Gianfranco Ravasi e dai suoi colalboratori del Pontificio Consiglio per la Cultura, con la quale la Chiesa ha deciso di impegnarsi
in una nuova fase di dialogo fra credenti e non credenti.
In
questa ricerca vengono distinte diverse categorie di atei più o meno lontani, ostili ed
indifferenti alla fede in Dio.
Gli
atei “forti” che professano un “ateismo sistematico”[3]
ispirato ad ideologie del secolo scorso , rinforzato ma non creato
dalla pubblicità dei “nuovi atei” con il
loro atteggiamento ostile alla Chiesa spesso
altezzoso , polemico , ironico e
irriverente.
Da questi si disstinguono gli atei “deboli” che
si dichiarano indifferenti alla religione, (5,0% del campione), più numerosi
degli atei”forti” (2,4%), che però ricevono più attenzione nei
dibattiti televisivi o nelle pagine culturali dei giornali.
La maggioranza di degli
atei “deboli” più diffusa fra gli
anziani, le donne, le persone meno colte pratica un ateismo “disimpegnato”(48,4%
delle risposte) ritenendo che le
difficoltà della vita di oggi soprattutto in questo momento di grave crisi, non
lascino tempo e spazio alla
religione. Questo dato mostra come
spesso la Chiesa e le altre comunità
religiose non non sono percepite come
capaci di dare una risposta di senso a partire dalla fede ai problemi e ai bisogni
della vita quotidiana.
C’è
poi un ateismo definito “cinico”(29,6%
delle risposte) più presente fra i giovani, gli uomini, le persone più istruite
per i quali il denaro, il potere, il piacere sfrenato, il successo in amore o negli affari sono i nuovi idoli che hanno sostituito
vecchi dei pagani , scacciando il Dio
cristiano ed abbandonando la Chiesa.
Il
poeta Thomas Stearns Eliot aveva amaramente constatato:" Mi sembra che
qualcosa sia accaduto, che non è mai accaduto prima: sebbene non si sappia
quando o perché o come o dove.Gli uomini
hanno abbandonato dio non per altri dei, dicono, ma per nessun dio; e
questo non era mai accaduto prima che gli uomini negassero gli dei e adorassero
gli dei professando innanzitutto la ragione e poi il Denaro, il Potere, e ciò
che chiamano Vita, o Razza, o Dialettica.La Chiesa ripudiata, la torre
abbattuta, le campane capovolte; cosa possiamo fare se non restare con le mani
vuote e le palme aperte rivolte verso l'alto in un'età che avanza indietro
progressivamente?Deserto e vuoto. E le tenebre sopra la faccia della terra. E'
la Chiesa che ha abbandonato l'umanità o è l'umanità che ha abbandonato la
Chiesa? Quando la Chiesa non è più
considerata e neanche contrastata e gli uomini hanno dimenticato tutti gli dei,
salvo l'Usura, la Lussuria e il Potere".[4]
Il
pastore protestante Dietrich Bonhoeffer pur criticando il “dio tappabuchi” invocato da alcuni credenti nelel situazioni
limite, in una lettera dal carcere del 21 luglio del 1944, prendeva le distanze
dal “piatto e banale essere di questo
mondo degli illuminati, degli indaffarati, degli indifferenti o dei lascivi”.[5]
Tra
i più giovani che don Armando Matteo ha chiamato
“la prima generazione incredula”[6]
risulta più diffuso l’ateismo “debole” e la posizione forse influenzata da mode culturali come quelle
del New Age o di filosofie orientali di
chi si dichiara «spirituale, ma non religioso» il 6,1%,.
Esistono poi “ i lontani dalle forme istituzionali della
religione” che però non si proclamano atei, ma anzi si dichiarano
credenti o anche cattolici. Questi “atei cattolici” sono persone che professano per cosi dire un cattolicesimo
meramente culturale che danno per scontato senza porsi ulteriori
interrogativi sui contenuti della fede e
senza preoccuparsi dell’incoerenza sul piano della pratica religiosa. Questi “lontani”, sommando le persone che si
dichiarano “spirituali ma non religiose” e quelle che “credono, ma non
partecipano attivamente alla vita religiosa” sono il 63,4% del campione, con
differenze non significative fra maschi e femmine, ma con un aumento correlato
sia all’istruzione sia all’età, Sommando agli atei questi “lontani” si arriva
al 70,8%.
Per
quanta riguarda queste percentuali si
tratta di dati indicativi in quanto le distinzioni fra le varie forme di non credenza e di credenza
religiosa sono più sfumate e labili di quanto comunemente si creda.
Questa ricerca, rispondendo all’istanza del Vaticano
II “di scoprire le ragioni della negazione di Dio che si nascondono nella mente
degli atei”[7], ha inteso
anche accertare le cause dell’ateismo o comunque della lontananza dalla Chiesa.
Molti sono facilmente esposti alla
propaganda mediatica contro la religione (33%)e rimangono fortemente colpiti
dalle suggestioni ostili sulle “ricchezze” della Chiesa(23%) spesso
identificata con il Vaticano , sul triste
anche se non genaralizzato fenomeno dei preti pedofili(21%) o non accetatno
gli insegnamenti morali della Chiesa cattolica(18%).
Anche
se la causa del disinteresse per la religione
sta spesso nella vita degli stessi non credenti, non bisogna
dimenticare quanto affermato dal
Concilio Vaticano II:”[ …]nella genesi dell'ateismo possono contribuire non
poco i credenti, nella misura in cui, per aver trascurato di educare la propria
fede, o per una presentazione ingannevole della dottrina, od anche per i
difetti della propria vita religiosa, morale e sociale, si deve dire piuttosto
che nascondono e non che manifestano il genuino volto di Dio e della religione”[8]..
Il fenomeno della non credenza può
paradossalmente esercitare una funzione catartica su credenti obbligndoli a superare false immagini di Dio.
E’
interessante a porposito quanto disse il
beato Giovanni Paolo II all’Università
di Palermo il 20 novembre 1982: “ Cari Signori, so bene che la realtà di Cristo
ci supera, che essa non ha facilità di accesso nel pensiero dei non credenti.
Ma oso anche dire che tutti oggi potremmo fermarci pensosi dinanzi alla figura
di Gesù, se alcuni cristiani talora non avessero contraffatto il suo vero
volto. Perciò vi prego: come uomini di cultura, liberate Cristo da tutte le
incrostazioni, le strumentalizzazioni, le appropriazioni indebite. Operate in
tal senso: solo questo Cristo rivelato nella giusta luce ha diritto di farsi
cercare da ogni uomo di buona volontà. Sono profondamente consapevole che è
primario dovere della Chiesa e dei credenti restituire a tutta l’umanità la
vera immagine del Cristo”[9].
Per quanto riguarda l’atteggiamento della Chiesa nei
confronti nel fenomeno dell’ateismo la Gaudium
et Spes afferma che “La Chiesa pur respingendo in maniera assoluta
l'ateismo, tuttavia riconosce sinceramente che tutti gli uomini, credenti e non
credenti, devono contribuire alla giusta costruzione di questo mondo, entro il
quale si trovano a vivere insieme: ciò, sicuramente, non può avvenire senza un
leale e prudente dialogo”.[10] Per
un autentico dialogo vanno esclusi i fondamentalismi e gli integralismi come l’indifferenza
e la superficialità e va evitato il sincretismo religioso e l’eclettismo
ideologico.
Quanto
agli atei La Chiesa cattolica “ li invita cortesemente a volere prendere in
considerazione il Vangelo di Cristo con animo aperto”[11].
Il rimedio all'ateismo suggerisce il
Vaticano II:” lo si deve attendere sia dall'esposizione adeguata della dottrina
della Chiesa, sia dalla purezza della vita di essa e dei suoi membri[…]con la
testimonianza di una fede viva e adulta, vale a dire opportunamente formata a
riconoscere in maniera lucida le difficoltà e capace di superarle”[12].
Non
si tratta dunque di limitarsi di cercare valori comuni al ribasso ma di
suscitare e di tenere desta la ricerca attorno alla
questione di Dio sul quale nessuno è autorizzato a negare che ci si debbano
porre domande e che si tratti di un caso serio.
Soprattutto di tratta per i cattolici di rispondere alla sfida dell’ateismo
contemporaneo impegnandosi nell’avventura di “ una nuova evangelizazzione per
ricoprire la gioia del credere e ritrovare l’entusiamo nel comunicare la fede”[13].
Nel ringraziare il direttore CESNUR Massimo Introvigne e il
vicedirettore PierLuigi Zoccatelli,
assieme ad Alberto Maira e Mihaela Ibanisteanu, per questo complesso e faticoso lavoro di
ricerca, mi auguro che i risultati
possano essere utili non solo ai sociologi della religione ma anche a coloro
che sono chiamati a rispondere alla
sfida che il fenomeno della non credenza pone ai credenti in Dio.
X Michele Pennisi
Vescovo di Piazza Armerina
[1] Sul
complesso e variegato fenomeno dell’ateismo
cfr. l’opera in quattro volumi :L’ateismo
contemporaneo, a cura delal Facoltà di Filosofia della Pontificia
Università Salesiana di Roma, SEI, Torino 1967.
[2] Cfr. Gaudium et Spes n.19, in Enchiridion
Vaticanum, Documenti ; Il Concilio
Vaticano II, Edizioni Dehoniane, Bologna,1966 n.1374.
[3] Cfr. Gaudium et Spes n.20, ivi,
n.1376-77
[4] T.S. Eliot,
Cori da “La Rocca”, BUR, Milano
1994,p.101.
[5] D.
Bonhoeffer, Resistenza e Resa. Lettere ed
appunti dal carcere, Bompiani, Milano 1969,p.268.
[6] A.
Matteo, La prima generazione incredula,
Rubettino, Soveria Mannelli, 2010.
[7] Gaudium et Spes n.21, in Enchiridion
Vaticanum, Documenti ; Il Concilio
Vaticano II, Edizioni Dehoniane, Bologna,1966 n.1379.
[9] L’Osservatore Romano,22-23 novembre
1982,3.
[11] L.c.
[12] Gaudium et Spes n.21, ivi, n.1382.
[13] Benedetto
XVI, Porta fidei, lettera apostolica
in forma di Motu proprio,n.7.