sabato 14 luglio 2012

Il sorriso di Emanuela Loi

di Santo Pecoraro

“…non so se quello fu l’ultimo sorriso di quel giorno !...”


Una settimana ancora e saranno passati vent’anni dalla strage di Via D’Amelio: quel giorno io ero a Palermo.
Ero partito presto da Piazza Armerina perché dovevo passare dal mio ufficio ad Enna per prendere gli atti che mi servivano per un convegno regionale che era stato fissato per il 19 Luglio presso l’Hotel dei fratelli Azzolini .

Facevo parte della Direzione Regionale e Nazionale della Confesercenti ed in quei tempi la mia organizzazione era un soggetto politico che tra le tante cose aveva fondato per primi in Italia l’ Associazione Antiraket “S.O.S Impresa” di cui fui uno dei fondatori.

Erano anni bollenti per chi seriamente voleva fare gli interessi delle Imprese, specialmente delle piccole e medie imprese commerciali e turistiche siciliane; un’indagine promossa dalla categoria rivelò come a quel tempo il controllo del territorio da parte delle bande malavitose fosse radicato.

Quella riunione, quel giorno si prospettava rovente perché ci sarebbe stata una resa dei conti tra le due anime della struttura quelli che amavano apparire e quelli che volevano essere; e noi eravamo tra quelli che non volevano vendere fumo ai coraggiosi nostri associati che rischiavano sul territorio.

(Ma questa è un’altra storia!)
Intanto di rovente vi era già la giornata il caldo era asfissiante e sulla circonvallazione di Palermo il caldo addirittura insopportabile; il traffico lento e beduino di quel giorno rendeva la canicola ancora più aggressiva; non vedevo l’ora di lasciare Viale della Regione Siciliana per immettermi sulla Palermo-Aeroporto; lì, immaginavo, il traffico si sarebbe fatto più scorrevole!
Sbagliavo il traffico era magmatico: la gente del posto sorpassava pericolosamente da tutte le parti: a destra, a sinistra, ti tagliava la strada, sfiorava quasi la macchina; sembravano tutti presi da colpi di calore alle meningi: persino la corsia d’emergenza era occupata dal sorpasso dei soliti furbastri.
Pensavo- “ Se dovesse passare un soccorso, questi irresponsabili lo bloccheranno, cosa da levargli macchina e patente..!”, anche perché, sorpassandoti, i beoti ti ridevano in faccia!
Infatti, noto dal retrovisore che dei lampeggianti blu si avvicinano da dietro zigzagando nel traffico per poi aggiungere i bitonali delle sirene allo scopo di far sgombrare la corsia d’emergenza da quel manipolo d’irresponsabili.
Il piccolo corteo di auto mi sorpassa sulla destra per poi arrestarsi all’altezza della mia auto a causa di un tappo che la macchina apripista aveva trovato; fu a quel punto che notai seduta sul sedile posteriore di una delle macchine una ragazza con il mitra in mano che controllava il contesto. Scambio qualche parola con l’autista e poi si riposizionò appoggiandosi con l’arma alla cappelliera della sua auto.
Mi trovai per qualche secondo il mitra puntato e gli occhi della ragazza che mi scrutavano, sorridendo le feci cenno di spostare l’arma e lei carinamente mi restituì il sorriso e spostò di qualche grado il mitra; restammo più di un minuto in quella situazione empatica: a cenni abbiamo commentato il caldo ed il traffico, anche se i suoi occhi non cessavano di scrutare attorno.
Sgombratasi la corsia le auto ripartirono e Lei mi salutò divertita.
“ Bello” –pensai- “andare in giro coi lampeggianti non resti al caldo in mezzo al traffico!”.
La presenza di una donna nella scorta mi incuriosì e ne parlai con i colleghi durante la pausa della riunione e chiesi chi potesse essere la personalità scortata, ma nessuno ne sapeva niente: “ Magari qualche papavero che doveva prendere l’aereo!”- mi disse un collega.
La riunione come previsto fu dura, ma nel bel mezzo del dibattito una collega irruppe nella sala gridando “ Hanno ammazzato Borsellino!”.
Ovviamente sospendemmo l’incontro per piazzarci davanti le televisioni alla ricerca dei telegiornali e di notizie certe.
A quel punto decisi di rientrare più tardi perché immaginavo Palermo blindata e con il traffico impazzito.
Quando il sole oramai stava scomparendo vidi i volti degli assassinati di Via D’Amelio e tra questi il viso della ragazza sconosciuta con il mitra: Emanuela Loi.
Da allora quando sento parlare di Via D’Amelio la prima immagine che mi sorge nella mente è il sorriso di Emanuela.

Santo Pecoraro



p. s. è la prima volta,dopo 20 anni, che scrivo di questa storia; l’ho raccontata a poche persone tra queste : Manfredi Borsellino in occasione di un convegno di criminologia in cui ero relatore insieme a Lui, al Giudice Ingroia, Leone Zingales ed altri













Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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