IL LATO NASCOSTO DELLA VIOLENZA DOMESTICA
Quando la vittima è lui
Da sempre un crescente interesse è stato diretto verso il tema della violenza domestica contro le donne dai loro partner maschili. Il presente contributo teorico nasce con lo scopo di mettere in luce l’altro lato della medaglia: spesso tra le mura domestiche il sesso forte si scopre debole, e nella coppia a subire abusi e violenze a volte non e' lei, ma lui.
Nel primo capitolo si
sono voluti delineare i tratti salienti della violenza femminile; a fronte della violenza cieca e diretta dell'uomo, ne abbiamo una subdola e vendicativa, tipica
della donna, che spinge a distruggere non solo il coniuge, ma il suo ruolo
genitoriale, la sua posizione sociale e il suo equilibrio psicologico. Oggigiorno le donne picchiano, maltrattano,
insultano, minacciano, rendono la vita impossibile con mirate azioni di
stalking.
Per la maggioranza delle
persone, parlare di uomini picchiati e maltrattati, appare poco credibile; alcuni
la miniminizzano, altri ancora la negano. Tuttavia la realtà è ben altra.
Questo tema è affrontato più sul continente americano che in Europa perché i
movimenti che difendono i diritti dei maschi sono meglio organizzati e più
attenti ai temi sociali, e perché l’argomento viene maggiormente diffuso
tramite i mass media. In Italia invece, nessuno si preoccupa di monitorare
ufficialmente il fenomeno. I mezzi d’informazione ci affollano la testa di casi
quotidiani di violenza contro le donne; i Tg, i giornali inveiscono sull’uomo,
lo dipingono come un mostro, un essere imprevedibile. Ma noi tutti sappiamo
bene che non esiste una sola violenza. E’ dunque il pregiudizio sociale
che porta ad ignorare la figura maschile nel ruolo di vittima, ad identificare l’uomo con
l’aggressore.
Il dolore di essere umiliati dalla compagna di
una vita, l'obbligo di mostrarsi virili a tutti i costi e la vergogna di
ammettere l'inconfessabile, impediscono all’uomo di confidare di essere
succube, un bersaglio. Contribuiscono le contromisure legislative che escludono ogni
soggetto maschile dalla possibilità di tutelarsi dalla violenza domestica.
Anche recandosi in commissariato gli uomini hanno scarse possibilità di essere
presi sul serio, con livelli di comprensione ed accoglienza infinitamente
inferiori rispetto alle donne. La donna che denuncia di aver subito una
violenza ad opera del proprio partner acquista lo status di “vittima”; essa
pertanto viene accolta, compresa, assistita, supportata. Un uomo che denuncia
di aver subito una violenza ad opera della propria partner viene declassato con
commiserazione allo status di “inetto”; egli, di contro, viene indotto a
provare come minimo imbarazzo, se non addirittura vergogna, quindi è portato a
nascondere la realtà. Il sommerso delle violenze subite da soggetti di genere
maschile risulta pertanto stimabile in dimensioni enormemente superiori al pur
considerevole sommerso di violenze non denunciate dalle donne.
Nel secondo capitolo
vengono profilate le diverse forme di violenza sugli uomini. E’ opportuno
sottolineare che la violenza domestica è quasi sempre un insieme di aggressioni
fisiche, psicologiche e sessuali a cui si accompagnano spesso le deprivazioni
economiche; pertanto non sono violenza solo le percosse, le ferite o le ossa
rotte, ma anche le minacce, gli insulti, i riscatti, le umiliazioni, le
derisioni. Si presume che le donne abbiano un vantaggio in termini di violenza
psicologica, sebbene nessuna ricerca scientifica sia stata effettuata sulla
prevalenza di questa forma di maltrattamento. La violenza di una donna è più
spesso un atto invisibile, non eclatante, non lascia cicatrici o lividi
evidenti ma raggiunge il profondo dell’animo umano devastandolo e depredandolo.
Esistono studi che rivelano altre notizie
incredibili; essi mostrano che le donne picchiano più frequentemente e sono più
portate a fare uso di armi tre volte più spesso degli uomini. Le deprivazioni
economiche vanno dal ridurre al minimo il denaro di cui può disporre, al
controllo asfissiante sul suo uso, al prosciugamento del conto bancario, al
coinvolgimento forzato in spericolate operazioni finanziarie, al mancato
pagamento dell'assegno stabilito dal Giudice in sede di separazione legale. Le
donne inoltre colpiscono il proprio partner attraverso il rifiuto del rapporto
sessuale.
Altra problematica emergente è l’uso strumentale
della carta bollata: vale a dire l’utilizzo della denuncia per violenza di
varia natura, pianificata per raggiungere obiettivi diversi da quelli
dichiarati. Essa può essere un’arma di ricatto per ottenere vantaggi economici,
uno strumento per allontanare il “nemico” dai figli con accuse costruite ad
arte, una rivalsa per il piacere di vedere l’ex in rovina.
Accade spesso che i figli vengano plagiati,
vengano usati come armi per infliggere indicibili dolori: la genitorialità del
padre viene cosi annientata, la sua figura abbattuta e la sua immagine e
reputazione viene infangata e distrutta. La “Sindrome da Alienazione
Genitoriale” è una delle più gravi patologie da separazione, un disturbo
psicologico che può insorgere nei figli, tipicamente a seguito del loro
coinvolgimento in separazioni conflittuali non appropriatamente mediate. Essa è
causata da una manipolazione mentale messa in atto da parte di un genitore
patologico (genitore alienante) che porta i figli a perdere il contatto con la
realtà degli affetti e a manifestare astio e disprezzo ingiustificato e
continuo verso l'altro genitore (genitore alienato). Ciò che viene totalmente
dimenticato è che si può smettere di essere marito e moglie, conviventi, amanti
ma nessuno può smettere di essere padre o madre.
Nel terzo e ultimo capitolo vengono infine esposte alcune
indagini nate con lo scopo di fotografare il fenomeno della violenza in
famiglia di cui è vittima l’uomo/padre. Esse sono state effettuate da Centri e
Associazioni che offrono un contributo a questo tema e tutte le ricerche hanno
dato come risultato una considerevole percentuale di uomini maltrattati dalle
loro compagne.
Inoltre, se la violenza
subita dalle donne è quotidianamente comprovata dalla cronaca e supportata con
Associazioni e Movimenti che si prodigano per la loro giusta tutela e difesa,
lo stesso non si può dire per gli uomini. A dimostrazione di ciò sono stati
individuati pochi sportelli attivi in loro favore e insufficienti Associazioni
assistenziali.
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Tesi
elaborata da Eleonora Germanà, Laurea conseguita
in Scienze del Servizio Sociale e del No-Profit alla Libera Università “Maria
SS. Assunta “ (LUMSA) – Roma “S,Silvia” Palermo. col massimo dei voti, febbraio
2012.