giovedì 22 novembre 2012

ENNA: I CARABINIERI COMMEMORANO LA “VIRGO FIDELIS” PATRONA DELL’ARMA

Nella mattina di oggi 21 novembre 2012, presso la Chiesa di San Marco, i Carabinieri del Comando Provinciale di Enna, hanno celebrato come ogni anno la loro Patrona e commemorato il 71° anniversario della battaglia di Culqualber e la Giornata dell’Orfano. La Messa è stata officiata da S.E. Mons. Michele Pennini, Vescovo della Diocesi di Piazza Armerina ed alla stessa hanno partecipato le massime Autorità provinciali e locali tra cui il Prefetto Dott.ssa Clara Minerva, il Procuratore della Repubblica c/o il Tribunale di Enna, Dott. Calogero Ferrotti, il Procuratore della Repubblica c/o il Tribunale di Nicosia, Dott. Fabio Scavone, il Presidente della Provincia, Dott. Giuseppe Monaco, il Sindaco di Enna, Dott. Paolo Garofano, il Questore, dott. Salvatore Patanè, il Comandante Provinciale della G.di F., Col. Giovanni Liistro, il Comandante Provinciale VV.FF., Ing. Gianfranco Scarciotta, la Direttrice della Casa Circondariale di Enna, D.ssa Letizia Bellelli.

Alla Messa, oltre al Comandante Provinciale dei Carabinieri, Ten. Col. Baldassare Daidone, era presente un nutrito numero di militari dell’Arma in servizio ed in congedo ed i loro familiari.

Ogni anno, il 21 novembre, i Carabinieri celebrano la ricorrenza della loro Patrona Virgo Fidelis in memoria del Battaglione Carabinieri che tra i mesi di agosto e novembre 1941 venne massacrato fino all’ultimo uomo nella località di Culqualber in Africa Orientale, mentre divampava l’ultima guerra. La fedeltà verso la Patrona è molto sentita perché a Lei i militari dell’Arma rivolgono le loro preghiere soprattutto nei momenti più difficili ed alla stessa si rivolgono per ottenere protezione e per essere illuminati nella loro costante azione.

Fedeltà, come ha avuto modo di sottolineare il Comandante Provinciale Ten. Col. Daidone, vuol dire mantenere la parola ed onorare il giuramento prestato di fedeltà alla Patria ed alle Istituzioni.

Tutti i Carabinieri avvertono l’importanza di tenere fede ai propri doveri e sentono che il prestigio dell’Arma dovrà alimentarsi della loro fatica, dei loro sacrifici, del loro coraggio e della loro fedeltà.


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E N N A



CELEBRAZIONE DELLA “VIRGO FIDELIS”




Un sincero ringraziamento a Sua Eccellenza il Vescovo di Piazza Armerina, Mons. Michele PENNISI che ci ha donato il privilegio di celebrare oggi la solenne Liturgia della “Virgo Fidelis”.
Desidero rivolgere un sentito grazie a Sua Eccellenza il Prefetto dott.ssa Clara MINERVA, al Sindaco dott. Paolo GAROFALO, ai Procuratori della Repubblica di Enna e Nicosia dott. Calogero FERROTTI e dott. Fabio SCAVONE nonché ai loro Sostituti.
Un deferente saluto anche alla magistratura giudicante di Enna e Nicosia, presiedute dal dott. Giuseppe FERRERI e dalla dott.ssa Anna Maria CASERTA, nonché al Questore dott. Ferdinando GUARINO, al Comandante della Guardia di Finanza Colonnello Giovanni Carlo LIISTRO e a tutte le altre Autorità di questa Provincia oggi intervenute.
Saluto i nostri familiari, soprattutto quelli dei Caduti nell’adempimento del dovere, gli amici dell’Associazione Nazionale Carabinieri in congedo e a quanti, con la loro presenza, hanno voluto testimoniare, ancora una volta, i loro sentimenti di stima, affetto e considerazione nei confronti dell’Arma.
Un benvenuto al delegato della Rappresentanza Militare al quale va il mio ringraziamento per la continua attenzione alle problematiche del personale.
Da oltre 60 anni la Vergine Maria, con l’appellativo di “Virgo Fidelis”, è divenuta la Patrona dell’Arma dei Carabinieri, da quell’11 novembre 1949 quando Sua Santità Pio XII stabilì che la Beatissima Vergine sarebbe stata la “Patrona dei Carabinieri”, fissandone la celebrazione al 21 novembre, giorno in cui ricorre l’anniversario dell’eroica battaglia di Culqualber con la quale i Carabinieri scrissero una delle pagine più fulgide e dolorose della storia dell’Arma.
Il conflitto combattuto dal 6 agosto al 21 novembre 1941 in Abissinia, l’odierna Etiopia, nella “sella di Culqualber”, territorio questo individuato dagli italiani al fine di bloccare l’unica via di transito utilizzabile dall’artiglieria e reparti corazzati inglesi per raggiungere ed occupare la città di Gondar ultimo baluardo dell’Africa Orientale su cui sventolasse ancora la bandiera italiana, ha visto i carabinieri sacrificarsi con tale valore che gli avversari, colpiti dal coraggio dei pochi sopravvissuti, tributarono loro l’onore delle armi.
Quel 21 novembre 1941, infatti, dopo una lunga serie di attacchi britannici, il 1° Battaglione Carabinieri Mobilitato, costituito da due Compagnie, si immolò per la difesa del caposaldo Culqualber.
Tre mesi di tenace resistenza, passati sotto il martellante fuoco degli aerei e delle artiglierie nemiche, vissuti in condizione di stenti, con i morsi della fame e della sete a tormentare quei pochi rimasti a difesa del baluardo, tra i lamenti dei feriti e con accanto i tanti caduti.
Il laconico bollettino dell’epoca, così riportava:
“. . .  gli indomiti reparti assestati sull’altopiano di Culqualber – Fercaber, nell’Africa Orientale, furono sopraffatti dalla schiacciante superiorità numerica avversaria. Nell’epica difesa del baluardo si distinse gloriosamente, simbolo del valore dei Reparti Nazionali, il Battaglione Carabinieri che, esaurite le munizioni, rinnovava fino all’ultimo i suoi travolgenti contrattacchi all’arma bianca. Quasi tutti i Carabinieri caddero in battaglia”.
Il valoroso episodio, che ha fregiato la bandiera di Guerra dell’Arma della seconda medaglia d’oro al Valor Militare, per noi carabinieri è un monito a mantenere vivo il senso di fedeltà al giuramento prestato, finanche a sacrificare per esso il bene a noi più caro: la nostra stessa vita.
Nell’attuale contesto storico, alla luce della critica situazione in cui versa la nostra Nazione, penso che oggi quegli eroi potrebbero chiedersi “MA A COSA E’ SERVITO IL NOSTRO SACRIFICIO??    MA NE E’ VALSA EFFETTIVAMENTE LA PENA??
Ebbene, sommessamente ma allo stesso modo fermamente, io credo proprio di SI, davvero credo che ne sia valsa la pena, perché il sacrificio di quei caduti è “una lezione di vita”, è “un esempio. E tutti noi sappiamo quanto, oggi più che mai, abbiamo bisogno di esempi, abbiamo bisogno di ricordare chi, in ogni settore della vita pubblica e privata, è rimasto coerente a se stesso, con i propri impegni fino all’estremo sacrificio, abbiamo bisogno di ricordare chi ha dato prova di serietà di intenti, non solo a parole, ma anche attraverso azioni concrete che possano contribuire a rafforzare la fiducia nelle istituzioni.
Ecco perché ai tanti carabinieri caduti in servizio dico GRAZIE, GRAZIE per averci lasciato quei beni d’inestimabile valore che sono l’amore per la giustizia, l’ormai desueto senso dell’onore, la coraggiosa volontà di condurre una vita non solamente fine a sé stessa.
Ecco perché il mio commosso ricordo va ai commilitoni della nostra Provincia, mai dimenticati.
Al Carabiniere Giuseppe DUCI, deceduto nel 1914 a Sperlinga durante un conflitto a fuoco con banditi della zona, al Carabiniere Fedele DI FRANCISCA, ucciso nel 1945 ad Agrigento da alcuni malfattori, al Vice Brigadiere Iffrido Gabriele MANGIONE ed ai Carabinieri Giovanni GOFFREDO e Francesco GIUFFRIDA, tutti deceduti nel 1946 a Centuripe durante un violento conflitto a fuoco con alcuni malviventi appartenenti alla sanguinaria cosca del bandito DOTTORE Giuseppe, al Carabiniere Gaspare FARULLA, ucciso nel 1963 a Monopoli (BA) da alcuni pericolosi latitanti, al Carabiniere Giuseppe BARBARINO, deceduto nel 1971 a Novi Ligure (AL) a seguito di conflitto a fuoco avvenuto durante la traduzione di alcuni detenuti che cercavano di tentare la fuga, al Col. Emanuele TUTTOBENE, ucciso nel 1982 a Genova per mano delle Brigate Rosse, all’Appuntato Salvatore CELESTE, venuto a mancare nel 1986 a seguito di incidente stradale avvenuto nei pressi di Valguarnera per raggiungere la sede di servizio, all’Appuntato Michele FIORE, ucciso nel 1991 a Caltanissetta da un pregiudicato del luogo.
Inoltre, a trent’anni esatti dalla loro scomparsa, come non dimenticare l’Appuntato Silvano FRANZOLIN, il Carabiniere Luigi DI BARCA ed il Carabiniere Salvatore RAITI, vittime della efferata “strage della circonvallazione” avvenuta a Palermo il 16 giugno 1982 ad opera di cruenta organizzazione mafiosa.
Noi carabinieri crediamo nella missione affidataci che è, e resta, quella di garantire la sicurezza ed il quieto vivere delle popolazioni che ci vengono affidate.
Le difficoltà che quotidianamente incontriamo, non distolgano il nostro sguardo dai grandi ideali ai quali abbiamo votato l’esistenza, ma accompagnino sempre il nostro operato in favore dell’altrui benessere affinchè il nostro contributo sia utile per costruire una società ispirata al pieno rispetto dei diritti umani ed alla solidale fraternità.
Voglia, quindi, la Virgo Fidelis rivolgere benevolmente su di noi il suo amorevole sguardo e proteggerci nell’assolvimento della nostra missione.
Oggi, inoltre, si celebra anche la “giornata dell’orfano”.
Siamo grati all’impegno dell’ “Opera Nazionale Assistenza Orfani Militari dell’Arma dei Carabinieri”, fondata nel 1948 e nata da un progetto dell’allora Colonnello Romano Dalla Chiesa, padre del Generale Carlo Alberto, che dedica tutte le sue energie a favore degli orfani dell’Arma che vengono assistiti e confortati con amorevole attenzione.
Do ora lettura alla motivazione con cui, per quel fatto d’armi, è stata conferita alla Bandiera dell’Arma la seconda Medaglia d’Oro al Valor Militare:
“““Glorioso veterano di cruenti cimenti bellici, destinato a rinforzare un caposaldo di vitale importanza, vi diventava artefice di epica resistenza. Apprestato saldamente a difesa d’impervio settore affidatogli, per tre mesi affrontava con indomito valore la violenta aggressività di preponderanti agguerrite forze, che conteneva con audaci atti controffensivi, contribuendo decisamente alla vigorosa resistenza dell’intero caposaldo, ed infine, dopo aspre giornate di alterne vicende, a segnare, per ultima volta in terra d’Africa, la vittoria delle nostre armi.
Delineatasi la crisi , deciso al sacrificio supremo, si saldava graniticamente gli spalti difensivi e li contendeva al soverchiante avversario in sanguinosa, impari lotta corpo a corpo, nella quale Comandante e Carabinieri, fusi in un sol eroico blocco, simbolo delle virtù italiche, immolavano la vita perpetuando le gloriose tradizioni dell’Arma. Culqualber – Africa Orientale,  agosto - novembre 1941”””.

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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