oggi in preparazione al santo Natale sono venuto a visitare i malati di questo ospedale e coloro che sono al loro servizio ricordando la parola di Gesù nel vangelo : Ero malato e siete venuto a visitarmi". Egli chiede di essere incontrato in voi, come in tante altre persone toccate dalle varie forme della sofferenza umana: "Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me" (Mt 25, 40).
Rivolgo un deferente saluto alle Autorità intervenute: al Direttore Sanitario e alle altre autorità presenti, ai malati e ai loro familiari e agli operatori sanitari: medici, infermieri, ausiliari; ai tecnici e agli addetti ai vari servizi; al cappellano don Tino Regalbuto e ai suoi collaboratori, che prestano con fervore la loro opera infermieristica e spirituale; e a tutti coloro che come “volontari” si impegnano in un servizio di carità e di sostegno. Saluto soprattutto ciascuno di voi, con affetto fraterno. Mi presento a voi come testimone dell'amore di Dio.
Più volte ho preso posizione per il ridimensionamento dell’Ospedale Chiello. Invito tutte le Autorità competenti a rispettare le finalità dei benefattori e dei fondatori di questo Ospedale e a fare il possibile per tutelare e promuovere il pieno rispetto del diritto a strutture sanitarie qualitativamente efficienti a misura d’uomo , che garantiscano ai cittadini il fondamentale diritto alla salute e siano vicine ai bisogni delle persone.
Si tratta di coniugare eticità, efficienza, efficacia, economicità. L’eticità della sanità, come valore primario, presuppone una ridefinizione di una sanità dei fini che punti sulla centralità della persona malata e non solo dei mezzi sia tecnici che economici. E’ necessaria una sanità che ispiri la propria azione assistenziale al primato della persona e non della malattia, all’unicità e irripetibilità del soggetto e non solo del caso clinico.
E’ importante il potenziamento dei servizi sanitari ed è fondamentale la promozione di tutta la vita e la tutela della vita di tutti.
Auspico che questi problemi siano risolti ma con il dialogo sereno e costruttivo e il contributo di tutti al bene comune.
Nel nostro cammino d'Avvento l'elogio di Elia , nella prima lettura, è correlato al Vangelo.
Il ricordo delle sue imprese e della sua forte personalità tra i profeti riempie di ammirazione l'autore del Siracide che si sofferma nell'elencare tutte le meraviglie da lui compiute per difendere il vero culto di Dio nei cuori e nella società. Il profeta annuncia la riconciliazione e la misericordia da parte di Dio ed invita alla conversione. Nel libro del profeta Malachia si legge: "Ecco, io mando il profeta Elia prima che venga il grande e terribile giorno di Jahvé. Egli volgerà il cuore dei padri verso i figli e i cuori dei figli verso i padri”.
Il suo amore al vero culto di Dio lo rende degno di essere presente nella pienezza dei tempi, quando lo stesso Gesù, figlio di Dio, afferma che lo spirito di Elia si è reso vivo in San Giovanni Battista.
Come è stato perseguitato Elia, anche Giovanni Battista è incarcerato e muore di morte violenta, e Gesù presagisce che anch’egli sarà colpito da un destino simile.
Nel biglietto natalizio di quest’anno ho riportato un brano del recente libro di Benedetto XVI sull’infanzia di Gesù. Egli scrive: “Possiamo immaginare con quale amore Maria sarà andata incontro alla sua ora, avrà preparato la nascita del suo Figlio. (…) Il bimbo strettamente avvolto nelle fasce appare come un rimando anticipato all’ora della sua morte: Egli è fin dall’inizio l’Immolato (…) S. Agostino ha interpretato il significato della mangiatoia (…) come luogo in cui gli animali trovano il loro nutrimento.
Ora, però, giace nella mangiatoia Colui che ha indicato se stesso come il vero pane disceso dal cielo – come il vero nutrimento di cui l’uomo ha bisogno per il suo essere persona umana. È il nutrimento che dona all’uomo la vita vera, quella eterna. In questo modo, la mangiatoia diventa un rimando alla mensa di Dio a cui l’uomo è invitato, per ricevere il pane di Dio. Nella povertà della nascita di Gesù si delinea la grande realtà, in cui si attua in modo misterioso la redenzione degli uomini.”
Il Natale che ci apprestiamo a celebrare è il segno concreto dell' amore di Dio per l'umanità e per ciascuno di noi, è la festa della bontà e della benevolenza di Dio per noi e il fondamento sicuro di una pace autentica fra gli uomini, è la festa della tenerezza , dell'affezione di Dio verso l'uomo. Il Natale suscita uno stupore per un amore così inatteso e imprevedibile da parte di Dio: Dio ama a tal punto da divenire uomo lui stesso, a rivelarsi nel volto di un bambino.
Il bambino Gesù mostrandosi con la sua debolezza e povertà, non vuole costringere nessuno ad accoglierlo per forza.
Egli si fa dono per chiunque vorrà accettarlo. Solo chi Lo accoglie con fede viva nel proprio cuore potrà dare gloria a Dio e sperimentare la vera pace se lo accoglie nei piccoli, nei poveri, nei malati, negli emarginati, negli stranieri, nei carcerati.
Questo Bambino è il Figlio di Dio, che condivide le nostre gioie e le nostre speranze per dare loro un solido fondamento ma anche le nostre paure e le nostre angosce per aiutarci a superarle.
Cari malati, la vostra esperienza della debolezza e della sofferenza non vi deve far sentire inutili. Al contrario, voi vi trovate di fronte ai problemi più seri che un essere umano conosce, e il vostro modo di viverli può insegnare molto a coloro che godono di buona salute.
La malattia è una “prova”, un momento difficile in cui il corpo è sminuito e in cui è difficile sperare. L'unica malattia mortale è quella che permette alla gelida mano della disperazione di stringere in una morsa il cuore dell'uomo.
La fede cristiana ci dice di non perderci d’animo, di mantenere viva e alta la speranza, di confidare in Dio che nessuno abbandona e dimentica, di guardare a Gesù il Verbo divino incarnato che ha voluto soffrire come noi e per noi .La sofferenza, accettata per amore in unione alla passione di Cristo, diventa una occasione per sperimentare la grazia Dio e apre il cuore alla speranza.
Di questa sollecitudine e premura verso chi è nel bisogno è un modello sublime la Madonna che invochiamo come consolatrice degli afflitti , salute degli infermi e modello della sollecitudine verso chi soffre ed è nel bisogno.
Cari amici malati, medici, dirigenti dell'Azienda ospedaliera e membri del personale sanitario, vi affido alla tenerezza confortevole della Vergine Maria, nostra Madre "salute dei malati".
Il mio augurio per il prossimo Natale a ciascuno di Voi e alle Vostre Famiglie è quello di vivere da figli dell'unico Padre e da fratelli e sorelle con tutti gli uomini e le donne e che ognuno accolga Gesù Cristo nel suo cuore cambiando la propria vita e lo riconosca presente soprattutto nei piccoli , nei malati, nei poveri per essere costruttori di un mondo nuovo nel quale regni la fraternità, l’amicizia, la solidarietà e la pace.