domenica 22 dicembre 2013

NCD. Gli interventi di Manlio Marzullo e Sinuè Curcuraci


Intervento di Manlio Marzullo
Ci troviamo qui stasera riuniti per salutare la nascita in provincia di Enna di questa nostra nuova compagine politica destinata ed obbligata qui, come a Roma e Palermo, a svolgere un ruolo fondamentale nelle nostre realtà politiche.
Nel Nuovo Centro Destra il nostro gruppo politico di “Sviluppo e Territorio” trova la sua naturale collocazione che è stata, è e sarà sempre di centro-destra moderato, di respiro europeo, aperto a tutte le problematiche della società civile e sordo alle facili sirene degli inciuci e compromessi.
In un momento di grande incertezza in tutti i campi: da quello politico a quello economico vogliamo rappresentare il nucleo germinativo nel quale fare confluire i bisogni della gente, non per determinare delle sterili ed inconcludenti polemiche ma per formulare proposte concrete e fattibili per il rilancio della nostra realtà sociale

Sviluppo e Territorio, gruppo consiliare formato oltre che da me dai consiglieri Lentini e Picicuto, eletto in una lista civica che ha appoggiato l'attuale sindaco, ha avuto il coraggio di voltare le spalle a questa amministrazione nel momento in cui ci si è resi conto che si stavano disattendendo le promesse fatte all'elettorato in sede di campagna elettorale, come di fatto è poi avvenuto, negli ambiti di sviluppo socio-economico e di riduzione delle imposte dando quindi vita ad una politica non già propositiva ed evolutiva, quanto di tipo depressivo ed involutivo
Per questa nostra coerenza siamo stati più volte attaccati in tutti i modi, ma puntualmente, ogni volta, non le parole, ma i fatti ci hanno dato ragione.
E' naturale, si è sempre fatto, portare ai nuovi nati dei doni: proprio in questi giorni, oltre duemila anni fa è avvenuto lo stesso.

I doni che noi di Sviluppo e Territorio offriamo, quale ultimo atto della nostra breve, seppur intensa esistenza, sono tre: Coerenza, Lealtà. Servizio.


INTERVENTO DI SINUE' CURCURACI
Molti amici qui presenti oggi hanno partecipato ad incontri e manifestazioni intermedie a cui anche io ho partecipato, e possono testimoniare che non ho mai parlato a titolo personale ma sempre in nome del gruppo politico di cui faccio parte e della comunità che il nostro gruppo rappresenta.
Dico questo perché parlare a titolo personale, per propri tornaconti, è certamente più agevole ed utilitaristico per ogni interlocutore, ma le soluzioni che si raggiungono non consentono in alcun modo di produrre quello scatto, quel miglioramento che la gente oggi non può più continuare ad attendere.
In un momento storico come questo, dove la crisi economica ha creato lacerazioni sociali e nuovi esodi di massa, noi non seguiamo e non seguiremo moti rivoluzionari ne sterili contestazioni.
Sappiamo tutti che è facile criticare e sbandierare ai quattro venti le lacune e le carenze della nostra società e di chi per anni ci ha governato
La storia di oggi e di ieri è zeppa populisti che strumentalizzano il disagio e soffiano sul fuoco dell’antipolitica.
Potremo stare ore e giorni interi a parlarne.
Proprio in questi giorni viviamo l’emergenza collegata alla sopravvivenza di una istituzione importante come quella del nostro ospedale a cui sono legate le sorti del carcere di Piazza Armerina e di altre decine di posti di lavoro oltre che agli indispensabili servizi collegati
Così come è in pieno corso il dramma occupazionale che sta vivendo il nostro territorio, l’edilizia pubblica è privato è totalmente collassata; l’artigianato ed il commercio languono; la viabilità è medievale; il turismo non è mai decollato e su di esso non si è mai davvero programmata una azione di rilancio.
Oggi l’emblema del nostro territorio può essere individuato nel polo tessile di Valguarnera, un tempo fiore all’occhiello della produttività provinciale ed oggi sbrandellato, ridotto alla chiusura totale e con i lavoratori – centinaia – che non avranno neppure gli ammortizzatori sociali.
Ma noi sappiamo altrettanto bene che è molto più difficile trovare soluzioni adeguate e poi adottarle soprattutto quando la cassa è vuota
Per far ciò non scimmiotteremo alcun pentastellato, nessun forzista e neppure i forconi che hanno fallito in quel di Roma qualche giorno fa.
Non cerchiamo altri pifferai magici che con la bacchetta possano promettere di risolvere i problemi della gente di punto in bianco.
La fase dell’emergenza deve finire e ciò potrà accadere non certo a colpi di solgan ma mediante la fattiva collaborazione tra la gente comune e le istituzioni, tra le istituzioni (anche e soprattutto territoriali) con le agenzie che operano sui territori (sindacati, associazioni di categoria ecc).
Bisogna dire basta con i politici autoreferenziali
Basta con i burocrati di Stato ed il lobbisti
Bisogna dare spazio ad una classe dirigente  nuova, che possa rappresentare la società reale
Giovani e meno giovani (perché la società non è solo composta da giovani ma anzi si regge sulle spalle dei pensionati)
Ma soprattutto competenti e volitivi, rappresentanti non solo della gente, ma che incarnino quella che un tempo veniva definita la spina dorsale del Paese.
Solo così rilanceremo i territori, solo così si potrà sostenere la concorrenza dei paese stranieri affidandosi all’eccellenza.
Solo così si potrà far risorgere il made in Italy  
Per questo motivo noi pensiamo di incarnare un modo diverso di fare politica oggi le ideologie sono residuali ed annacquate e si è perso il senso dell’orientamento politico
Noi vogliamo aderire ad un progetto di Politica partecipata dalla base
Un modo di fare politica che coniuga la rappresentatività con la competenza e l’indispensabile senso di responsabilità;
che consenta di dialogare in modo proficuo con tutti gli interlocutori essendo la nostra una politica basata sui contenuti e sui programmi e non su atti di fede in favore di novelli ducetti.
Noi ci assumiamo il compito della ricostruzione, della responsabilità verso la nostra comunità, verso le nuove generazioni che non possono pagare colpe e responsabilità che vengono dal lontano e dal recente passato.

Non possiamo abdicare queste responsabilità

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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