Perchè il libro
Sulle ragioni che invitano considerare esigenza di scrivere un libro, non credo sia facile porre in atto esaustive risposte. Se considero l'aspetto stesso da un punto di vista puramente interiore, deduco che l'animo non conosce moventi materiali e nemmeno veniali che possano indurlo a tale scopo. Ritengo invece motivo madre, atto a spingere verso l'esternazione dei contenuti d'un testo, l'esigenza (terribilmente umana!) che uno comunichi agli altri quanto percepisce nel proprio vissuto, con la speranza che questi comprendano cosa si intende loro trasmettere.
La natura umana non può che soccombere necessitando di questa vitale linfa emblematica che è la comunicazione, ossia il dialogo: forma espressiva che, accompagnata da una chiave di lettura semantica, tende soddisfare il bisogno estremo d'essere in qualche modo percepiti per quanto si riesce comunicare di se stessi, e non importa necessariamente se anche constestualmete apprezzati.
Così come per altri accade, anch'io ho indomito sentore di questa esigenza a potere raccontare una parte di me stesso: i miei desideri nascosti, i miei timori interiori, i miei pensieri più incompresi.
Accenti di virtuosa coscienza che mediante la poesia vengono magicamente trasmessi alla lettura delle genti, affinchè si possa determinare un solo ragionamento ultimo: “la necessità di trasmettere per continuare a vivere”. Poesia, è in fondo la sublime esternalizzazione del lavoro interiore dell'anima, che, in quanto tale, va degnamente considerato.
Ma la poesia rappresenta anche valvola di sfogo intellettuale: una movenza descrittiva in cui è possibile liberamente esprimere (sovente anche giudicare!) la collettività, gli insiemi delle cose ma, ancor di più, contrastare col proprio pensiero, forgiandolo.
La sensazione personale diviene così quella d'essere trasportato immediatamente ed efficacemente alla ribalta in “un'aberrante” vetrina letteraria ormai intrisa di fatti sconcertanti, disconosciute e ritrovate follie, torbidi e quasi surreali episodi sensazionali ma, in fondo, penetrata d'una incresciosa crisi esistenziale dell'umana realtà, che i nostri notiziari ci raccontano quotidianamente. Ma sono proprio quegli accadimenti che identificano la nostra esistenza più compiuta e ci offrono evidente connotazione di quanto accade intorno a noi.
Non nascondo, infine, l'effetto spiritualmente benefico per la mia coscienza nel riconoscere l'elogio profuso da parte delle genti che ancora ritengono il gesto compiuto di pubblicazione d'un libro –non foss'altro che per il profondo rispetto da sempre nutrito in senso lato– avventura nobile e brillante, ma spesso anche riservata prerogativa!
Francesco Lavore (Cicciu o ciaccës').