venerdì 23 maggio 2008

Ancora sulle progressioni verticali. Di Mauro Mirci

Lettera aperta a Filippo Andrea Di Giorgio
Egregio sig. Di Giorgio,
che proprio da lei mi giunga un invito a non sconfinare dal dibattito sindacale a quello politico mi suona assai strano. E, in ogni modo, non ho sconfinato. Nel mio primo scritto ho riepilogato fatti che ognuno potrà verificare. Era, credo, evidente il senso di sconforto derivante dalla constatazione che dei problemi del personale di questo comune si riesca a parlare in maniera seria solo sotto elezioni. E mi pare di essere stato inclemente, ma equanime, con le due amministrazioni precedenti. Della prossima non so dirle, poiché manco, sia in casa sia in ufficio, della necessaria palla di vetro. Ho solo tristemente ipotizzato che, date le premesse, c'è il rischio di non potersi attendere di più.
Non aggiungo altro né sulle progressioni verticali, né sulle stabilizzazioni. Ciò che avevo da scrivere l'ho già scritto nel mio precedente intervento. Mi ritengo una persona coerente e sulla base di quelle premesse opererò in seno alla RSU, se sussisteranno le condizioni e i tempi. Viceversa, mi confronterò con la prossima amministrazione, assieme agli altri RSU e ai rappresentati delle sigle sindacali. Nelle sedi opportune e nei modi appropriati, e cercando di portare a casa risultati tangibili. Se queste considerazioni le sembrano superficiali non so che farci. Dalle sue parole intuisco che lei presume una sua superiorità intellettuale nei miei confronti, e se questa è la sua convinzione pazienza, ma rimane una presunzione sua e solo sua. Ammonimenti, censure, accuse di nutrire ridicole convinzioni, denunce di prese di posizione aberranti e via discorrendo (no, sig. Di Giorgio, non è stato avaro di contumelie nei miei
confronti) mi confortano solo nella convinzione che lei sia entrato in merito a una vicenda sindacale (e delicata) per finalità politiche.
E' liberissimo - ci mancherebbe! - di fare tutte le considerazioni che vuole in merito alle progressioni verticali, la libertà di pensiero è un principio nel quale credo profondamente e che rappresenta l'anima di una società veramente democratica. Ma avrebbe dovuto, per correttezza, evitare di qualificarsi "Segretario provinciale aggiunto della Sulpm", essendo il SULPM, lo chiarisco per chi non lo sapesse, la sigla sindacale dei Lavoratori della Polizia Municipale.
Al mio sarcasmo (sì, lo ammetto, ho usato parole sarcastiche) lei ha risposto esplicitando la sua appartenenza politica. Avrebbe dovuto farlo prima, per rendere esplicito il carattere del suo intervento. E soprattutto tenuto conto, come scrive, di non potere assicurare "un'indipendenza di pensiero e un'assenza di condizionamenti sociali".
Ora, o ciò è vero sempre oppure no. E in questo secondo caso, le chiedo, quando e quanto è lecito ritenere che le sue parole siano frutto di un pensiero indipendente e libero di condizionamenti sociali?
Chi ha attraversato il confine?
Indipendente è, invece, il mio pensiero. Del mio operato rispondo solo ai lavoratori (ai colleghi, di ruolo e non, coi quali da dodici anni lavoro fianco a fianco) e alla UIL. Ai lavoratori molto prima che alla UIL. Se le risulta il contrario lo dimostri. Non censuri, non ammonisca, non assuma toni paternalistici e didattici. Quali siano le mie prerogative e le mie competenze nell'ambito della RSU lo so già; così come conosco quali siano i doveri del pubblico dipendente. Ogni sua lezioncina giunge superflua e inopportuna. Se può dimostrare qualcosa la dimostri e basta.
Afferma anche, uso parole sue, che il candidato Mattia mi sarebbe "indigesto". Indulge nella metafora alimentare quando sostiene che sarei scivolato su una "buccia di banana". Forse ha battuto il testo verso l'ora di pranzo?
Purtuttavia, e fuor di metafora, se ha modo di dimostrare coi fatti che io ho motivi di antipatia o astio nei confronti di Giuseppe Mattia, lo faccia. L'onere della prova è suo.
Cordialmente, nonostante tutto,
Mauro Mirci - RSU UIL

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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