lunedì 15 marzo 2010

Il pesce di Sferracavallo? Mancu u ciàuru.

Car'Agostino,
ritengo che, visti i contenuti del vostro telegiornale ARAI, tu mi debba il diritto di replica.
Segue il testo che spero pubblicherai.
Mauro Mirci


Car'Agostino, caro Guglielmo,
sono riuscito finalmente, grazie ai potenti mezzi tecnologici di cui dispongo (pc portatile d'antan con modem a carbonella), a vedere il TG ARAI del 12 marzo scorso.
Tutti a dire: "Eh, buono il pesce di Sferracavallo! Com'era, fritto misto o roba al cartoccio?" e io che non capivo, ma insomma, mi sono documentato e ho scoperto perché me lo chiedevano. Ho anche scoperto il perché di certi mugugni di mia moglie. Mercoledì sera (10 marzo), infatti, m'ero arricampato a casa lamentando: "Chi mala jurnata" e reclamando i conforti dell'affetto coniugale. Appello cui la consorte, beninteso, non si sottrasse, salvo diffidarmi, giorno 13, dal continuare a dichiarare di aver trascorso una mala jurnata quando, invece, l'opinione pubblica tutta, mercé voi, era a conoscenza di ben altri trascorsi, e per nulla tristi o faticosi.
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Ora, santi cristiani, mi costringete, per l'amor della pace in famiglia, a scrivervi per precisare, a voi e a quelli che vi leggono e ascoltano (che magari ci credono davvero che il Comune abbia un'ufficio incaricato apposta dell'organizzazione di gite a Sferracavallo per abbuffate comunali di pesce) che la trasferta panormita non andò proprio proprio come si disse nel vostro video, ma meno comoda fu, e meno gioiosa, e a dirla sincera sincera, mi ruppi anche uno dei - se non entrambi i - gioielli di famiglia, a stare per quattro ore e passa alla guida della Protecivimobile, che è bella e affidabile quanto volete, ma quanto a comfort potrebbe dare di più.
Ora, i soldi - ci hanno garantito - ci sono e si tengono pronti a darceli. Ci sono alcuni adempimenti, ma va bene, va tutto bene, le discariche saranno benedette e risanate, e la città ne trarrà giovamento, anche se non lo saprà, perché, come in molti casi, ovunque e quindi anche qui, certe cose si notano se vanno male, ma se vanno bene non ci bada nessuno.
Comunque, del pesce non si sentì manco il ciàuro, e l'unica consumazione la pagò Walter P. di tasca sua a Caracoli (tre caffé).
Le sigarette, sempre a Caracoli, me le pagai di tasca mia (Merit, pachetto da 10, € 2,20).
E, giacché pare che 'sto ARAI (che non ho capito cos'è, ma suona come una cosa di una certa qualche importanza) sia così interessato alla dieta di amministratori e dipendenti comunisti, mi sembra corretto informare la cittadinanza tutto che:
- l'assessore Ribilotta mangiò, a suo dire, uno spicchio di schiacciata, non saprei dire come condita;
- Walter P. mangiò tra le mura domestiche (poiché la partenza avvenne alle 14 e trenta o giù di lì) e non volle metterci a parte dei segreti del suo desco;
- il sottoscritto ingurgitò di corsa due panini comprati presso il panificio Di Bella Giovanni e imbottiti con emmenthal svizzero il primo, prosciutto magro senza polifosfati il secondo.
Poi, per amor di trasparenza, aggiungo che siamo giunti presso "gli uffici preposti" alle 16 e quaranta. Non c'era un parcheggio e ho dovuto consegnare la Protecivimobile a un garage che m'è costato euri 3, non rimborsabili.
L'incontro con le alte burogerarchie regionali è avvenuto in via Catania n. 2, nei locali che già furono sede del Commissariato Regionale Rifiuti, divennero uffici Agenzia Regionale Rifiuti e Acque, e stanno trasformandosi in locali del Dipartimento Regionale per i rifiuti e le acque (queste sono le notizie, cari Agostino e Guglielmo:
una regione che cambia tre volte nome agli stessi uffici per non risolvere per dieci e rotti anni lo stesso identico problema).

Spero che la vostra correttezza (che immagino cammini di pari passo con la goliardia dei telegiornali ARAI) vi imponga di pubblicare questa mia, a tutela della serenità del mio matrimonio e, non di meno, della serenità dell'economo comunale, cui tremavano già le vene nei polsi al sol pensare l'entità dei rimborsi da corrispondere.

Tranquillo, caro economo: non un centesimo costò l'impresa, né d'indennizzi, né di rimborsi, né emolumenti (salvo facendo l'acquisto del gasolio per la Protecivimobile).

E questo è quanto.
Mauro Mirci

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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