sabato 16 ottobre 2010

I liberti di "casa mirello"

Emanuele Pecheux
di Emanuele Pecheux
Nel nostro Paese tutti (o quasi) si lasciano trasportare dall'emotività e dalle cosiddette opportunità. In verità queste ultime, a ben vedere, altro non sono che la declinazione al plurale del vocabolo opportunismo.
A suo tempo lo aveva denunciato Leonardo Sciascia ma, ça va sans dir, nessuno l'aveva ascoltato.
L'implosione della Prima repubblica e la rapida dissoluzione per via giudiziaria dei partiti di solida tradizione democratica avrebbe quantomeno meritato una profonda riflessione prima di tutto da parte di tutti gli attori di quella stagione che continua a pesare come un macigno sulle vicende politiche nazionali e non solo.
Non è successo e, per dirla con Pirandello, “il treno ha fischiato” e la situazione appare, dopo vent'anni, ormai fuori controllo.
La maionese impazzita della politica strillata, arruffona, ingorda e sgangherata non ha certo risparmiato in questi anni né la provincia di Enna né la città di Piazza Armerina.
Ne danno conto racconti, cronache degli ultimi mesi e degli ultimi anni.

Lasciando da parte il centro destra, alle prese a Roma come a Palermo con una crisi che investe la sua stessa natura populistica e il carisma di un capo onnivoro e megalomane, occorre interrogarsi sulle dinamiche che governano il maggior partito del centrosinistra.
Intanto, è davvero giusto chiamarlo partito? O meglio, come lo stesso PdL, il PD è davvero un'organizzazione politica che corrisponde ai canoni di un partito politico o non continua ad apparire e ad essere piuttosto, per dirla con Massimo D'Alema, un' amalgama mal riuscita, regolata peraltro da statuti cervellotici, pegno tributato all'aborto della politica nazionale che va sotto il nome di bipolarismo?
Il mito delle primarie, ad esempio, non è forse la coperta di Linus che rassicura i militanti ma non rimuove le questioni che stanno alla base di un non decollo, in altre parole della stagnazione di un'idea politica per nulla chiara e definita che mostrava evidenti limiti sin dal suo concepimento?
E, in ultima analisi, sic stantibus rebus, sui territori quali dovrebbero essere gli attori protagonisti di una possibile e auspicabile nuova stagione?
Che cosa raccontano, ad esempio, le aspre divisioni che attraversano il PD della provincia di Enna e in particolare di Piazza Armerina?
E' sufficiente, per trovare delle risposte, dare un'occhiata ai protagonisti della querelle che agita il PD ennese.
A Mirello Crisafulli, in primis, che oggi è additato da molti epigoni delle opportunità come il Male assoluto e da alcuni improvvidi moralisti crocifisso in immagine.
Il senatore, per almeno tre lustri, altro non è stato l'archetipo del politico scaltro che approfitta dell'altrui mediocrità per affermare una leadership assoluta e rapace, oggi messa in discussione da quegli stessi soggetti che con servile sollecitudine hanno contribuito a renderlo il potente ras di un'intera provincia.
Uno che non molto tempo fa dichiarava che lui le elezioni le avrebbe vinte anche per sorteggio, al netto delle sue frequentazioni assai discutibili, ha sempre avuto ben chiari peso politico, misure e profili non solo dei competitori ma anche e soprattutto dei sostenitori.
A parte il suo antico partito, il PCI, il suo sinedrio è stato composto dalle seconde e terze file di vari partiti che hanno traslocato armi e bagagli nella ospitale ma impegnativa“Casa Mirello” divenuta poi PD, al costo di prebende e sinecure distribuite solo con apparente magnanimità.
E' sufficiente leggere i nomi di coloro i quali nel capoluogo e altrove, ivi compresa Piazza, sono divenuti oggi, dopo essere stati nutriti dalla greppia di Casa Mirello, autorevoli rappresentati di “aree” del PD che gli muovono la guerra agitando, con sfacciata impudenza, la bandiera del moralismo giustizialista.
Da costoro, liberti della stagione crisafulliana, non c'è da aspettarsi null'altro che la ripetizione delle prassi consolidate, funzionali unicamente al mantenimento dei propri privilegi.
Cattive notizie per chi persevera, in buona o cattiva fede, nel coltivare la pia illusione di una nuova stagione del PD, perché, scomodando ancora Pirandello “Non è una cosa seria!”

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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