I referendum del 12 e 13 giugno sono un’opportunità per combattere le ecomafie e promuovere la legalità. Sì, perché da quando servizi come la distribuzione dell’acqua o la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti sono stati privatizzati è diventato ancora più facile per le mafie infiltrarsi nella gestione di pezzi importanti dell’ economia pubblica. Proprio qualche giorno fa il Rapporto presentato da Legambiente sulle ecomafie ha descritto una realtà molto preoccupante, in cui le mafie hanno gioco facile grazie all’incapacità e alla complicità della politica.
Il volume d’affari si aggira intorno ai 20 miliardi di euro e non riguarda soltanto il Sud, che comunque rimane l’area del Paese più colpita dal fenomeno. A farne le spese i cittadini che in questi anni si sono visti aumentare vertiginosamente i costi delle bollette e hanno subìto un abbassamento della qualità della vita a causa della devastazione del territorio, con rischi anche per la propria salute. In Sicilia, ad esempio, il passaggio dalla gestione pubblica a quella privata dell’acqua ha alimentato la solita intermediazione clientelare e affaristico-mafiosa. La politica locale che ha deciso questa transizione l’ha poi governata come peggio sa fare: assunzioni in esubero rispetto alle reali esigenze, per ingrossare il proprio bacino elettorale di riferimento, e coinvolgimento di imprese amiche e multinazionali senza scrupoli, disposte a scendere a compromessi pur di fare profitti in cambio di ricompense di vario genere. Questo è accaduto nel settore dei servizi idrici e nel settore dei rifiuti con la costituzione degli Ato. Questo stava per accadere con la costruzione di quattro mega inceneritori, che da soli sarebbero bastati a bruciare i rifiuti di tutta Italia. Sull’affare la mafia aveva già messo le mani prima che il governo regionale bloccasse tutto. Per non parlare dell’infinita emergenza rifiuti in Cam pania. Una vera e propria condanna per i cittadini campani e una manna per la Camorra che in queste condizioni riesce a muoversi e ad infiltrarsi con più facilità.In un Paese dove accade tutto questo e dove la politica e le istituzioni non riescono neppure a stabilire dove costruire una discarica, cosa potrebbe accadere con la costruzione e la gestione di centrali nucleari? Senza contare che il nostro territorio è sia a rischio terremoto sia a rischio tsunami, come dimostra la distruzione della città di Messina del 1909. Se poi si considera che nel nostro Paese la legge non è uguale per tutti e che il sistema normativo e processuale della giustizia italiana è pieno di cavilli e scappatoie ci si rende conto dell’importanza dell’ultimo quesito referendario, quello sul legittimo impedimento. Il Sì ai referendum, quindi, ha una grande valenza democratica. Si tratta di un voto per la difesa dei nostri diritti, per la salvaguardia dell’ambiente in cui viviamo, per la tutela della nostra salute, contro le mafie e per l’affermazione della legalità. Per questo domenica 12 e lunedì 13 dobbiamo andare a votare e votare Sì, per dare una svolta etica e civile alla storia del nostro Paese e costruire un’Italia moderna e avanzata che punti sulla qualità della vita.
Giuseppe Lumia
Chi sono
Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com
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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"
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