sabato 11 giugno 2011

Nigrelli interviene sui randagi: "E' un fatto di civiltà"

In genere si tratta di animalisti o amici del cane che accusano l’amministrazione per le numerose uccisioni di cani con bocconi avvelenati o di non fare abbastanza per andare incontro alle esigenze dei cani.
Intanto una breve riflessione: a cosa si deve la crescita abnorme del fenomeno del randagismo? C’è poco da fare: a una scarsa diffusione della cultura del “possesso” responsabile di un animale. Consideriamo, infatti, che circa un terzo delle 23 milioni di famiglie italiane possiede un cane o una gatto e, con la stessa media, a Piazza circa 2600 famiglie hanno un “amico” in casa.

Allora basta che una piccola parte di queste famiglie abbia iniziato questo rapporto con improvvisazione, senza consapevolezza o in base solo all’emotività che decine o centinaia di cani e gatti, quando non sono più cuccioli o quando si capisce quanto sia impegnativo e costoso seguirli o quando si deve andare in vacanza e non si sa dove lasciarli, finiscono in mezzo alla strada dove, quando sopravvivono alle insidie del mondo fuori da una casa, si accoppiano e proliferano.
C’è sempre, dunque, la responsabilità dell’uomo dietro un fenomeno che assume dimensioni inusuali.
Quando io ero ragazzo c’erano pochi cani in giro per la città (ricordo “Giovanni” che soggiornava sempre in piazza gen. Cascino tra il negozio di dischi di Paolino Brighina e il Jolly bar) e pochi cani nella case, ma tantissimi nelle campagne, randagi rurali(!).
Oggi i randagi in città si contano a decine, anche perché negli anni scorsi non si è posto nessun freno al fenomeno, come dimostra il fatto che, se non ricordo male nel 2005, il Comune lasciò scadere un finanziamento di 25.000 euro ricevuto dalla Regione per l’istituzione dell’Ambulatorio veterinario per la sterilizzazione dei cani vaganti.
Del problema ci siamo occupati con costanza fin dal 2008, contrariamente a quanto alcuni affermano e sempre ricercando un equilibrio tra i diritti degli animali e quelli delle persone.
Attualmente il comune paga circa 40 mila euro l’anno per tenere presso un canile a S. Cataldo 42 cani accalappiati e che non possono più essere reimmessi nel territorio perché ormai abituati a stare in gabbia.
L’assessore al ramo, Innocenzo Di Carlo, ha lavorato costantemente con le associazioni animaliste e ha portato a termine diverse esperienze pilota per la nostra provincia.
Il comune di Piazza è stato il primo in provincia di Enna ad avviare la microchippatura gratuita dei cani padronali, e, di seguito, la sterilizzazione e microchippatura dei randagi, grazie ad un protocollo d’intesa siglato con il servizio veterianario dell’Asp di Enna, la associazioni di volontari e l’azienda foreste demaniali per l’utilizzo dell’ambulatorio veterinario presso il parco Ronza.
I cani randagi sterilizzati e microchippati devono essere rilasciati in città e così è stato fatto: sono riconoscibili perché hanno un collarino rosso o blu con la medaglietta. Abbiamo anche predisposto un progetto esecutivo per la realizzazione di un canile comunale, con promessa di finanziamento da parte dell’assessorato regionale alla sanità che coprirà il 50% del costo totale. Un progetto che è in attesa dell’approvazione da parte della soprintendenza BCA di Enna poiché l’area è sottoposta a vincolo. In questi giorni – e di questo sono particolarmente contento perché si tratta di una iniziativa di giovani – il Comune ha approvato un progetto per un canile privato per oltre 150 cani che verrà realizzato in pochi mesi nell’area accanto a quella del canile comunale. C’è voluto qualche mese (e i ragazzi se ne sono giustamente lamentati), ma si trattava di una prima applicazione del nuovo PRG e si sono dovute definire alcune procedure, ma ormai è fatta.
Nonostante tutta questa attività, i cani randagi sono numerosi e qualcuno ha pensato di ridurne il numero con i bocconi avvelenati. Ne sono stati uccisi una trentina.
Pensate che sia responsabilità del Comune o del Sindaco o dell’Assessore? Non credete che sia, innanzitutto, un fatto di cultura e di civiltà?
Il Comune ha subito diffuso una manifesto in cui definisce queste azioni “vili” e che intende perseguire gli autori di tali reati, in cui informa che è vietato a chiunque abbandonare esche e bocconi avvelenati o contenenti sostanze tossiche o nocive, compresi vetri, plastiche e metalli e che l’uccisione di animali costituisce reato punibile con la reclusione da quattro mesi a due anni.
Io stesso ho firmato una denuncia contro ignoti alla Procura della Repubblica di Enna proprio a seguito dell’avvelenamento dei cani.
Queste sono le cose fatte verificabili da chiunque navigando all’interno del portale del Comune.

tratto dalla pagine di FB del sindaco

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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