On.le Dott. Giorgio Napolitano
Palazzo del Quirinale
00187 ROMA
presidenza.repubblica@quirinale.it
Lei è sempre stato, per me, una persona di riferimento.
Un uomo del Paese, un simbolo di giustezza, di equilibrio e di serietà.
Insomma, un grande italiano, di cui andare fieri.
Negli ultimi mesi - grazie a Lei - il nostro paese si è salvato dal disastro economico con l'intuizione Monti, che porta la sua firma.
Detto questo però mi permetto di non essere d'accordo con le Sue parole di ieri.
Non è vero che chi parla male dei partiti fa demagogia.
Insomma, un grande italiano, di cui andare fieri.
Negli ultimi mesi - grazie a Lei - il nostro paese si è salvato dal disastro economico con l'intuizione Monti, che porta la sua firma.
Detto questo però mi permetto di non essere d'accordo con le Sue parole di ieri.
Non è vero che chi parla male dei partiti fa demagogia.
I veri demagoghi, caro Presidente, sono tutti i leader di partito che in questo ultimo periodo hanno preso in giro me, Lei, l'Italia e gli italiani.
I veri demagoghi sono quelli che dovrebbero avere il rango per dirigere un grande Paese come il nostro e che invece si sono riempite le tasche con i soldi pubblici degli italiani.
Caro Presidente,
le ricordo quelle che avviene nella Lega in questi giorni, quello che è avvenuto e sta avvenendo nella Margherita, per non parlare del caso Penati.
Da destra a sinistra, in tutti i partiti dell'arco costituzionale, regna il marcio.
Ma come vuole che gli italiani abbiano fiducia nei partiti?
E poi, caro presidente, perchè dovrebbero averla?
Nella mia città, Piazza Armerina, ci sono 20 consiglieri comunali e 12 capigruppo consiliari.
Quasi tutti rappresentano un partito che coincide con loro stessi o al massimo con la loro cerchia di amici e familiari.
Ci sono assessori che governano da vent'anni con gli stessi sistemi. Coltivano i propri orticelli elettorali e mettono in secondo piano il bene comune.
Nella mia città, Piazza Armerina, se un giovane vuole fare seriamente politica non sa a chi rivolgersi se non al caporale politico di turno che piuttosto che parlargli del 25 aprile, della storia dei partigiani, o della nostra costituzione, cerca subito metterlo nella sua squadra e di farlo diventare un oggetto della sua clientela.
Nella mia città, Piazza Armerina, i partiti fanno i congressi a convenienza di questo o di quello, o sono sono commissariati a secondo dei sistemi interni di potere.
Altro che amore per i partiti!
E credo che questo modo di fare politica- che di democratico ha solo la forma - avviene non solo a Piazza Armerina - ma anche a Catania piuttosto che Napoli a Roma piuttosto che a Palermo a Gallarate piuttosto che a Perugia.
Allora - caro presidente Napolitano - dire che questo sistema ormai non funziona ed è alla frutta è demagogia?
O forse, siccome è difficile prenderne atto, si accusa di demagogia tutti coloro i quali denunziano questo sistema.
Fino a vent'anni fa esistevano le scuole di politica.
I partiti erano una vera e propria fucina di idee e sfornavano fior fiore di classe dirigente.
Una classe dirigente che ha dato vita a uomini come Aldo Moro, Giorgio La Pira, o per non andare lontano a uomini come lei, presidente Napolitano.
Adesso, invece, i partiti con i soldi del finanziamento pubblico, piuttosto che organizzare scuole di politica, fanno altro e li usano per i fini strettamente personali dei loro leader.
Ho l'impressione che a volte, chi fa parte delle istituzioni, voglia a tutti i costi prendere le difese del sistema.
Ho avuto, questa impressione con Lei, degnissima e stimatissima persona.
E spesso ho la stessa impressione con il mio sindaco della mia città, degnissimo e stimatissimo quando Lei.
L'impressione che ho, caro Presidente, è che quando si diventa parte del sistema difficilmente si riesce a cambiare il sistema.
E purtroppo, non riesco a capirne il perché.
Non riesco a capire perché gente come Lei e come il mio Sindaco non sappia scardinare questo consolidato di potere.
Forse ci vogliono un bel po' di picconate di cossighiana memoria.
Perché con questi partiti e con questo tipo di politici ci vogliono le picconate.
E se non le date voi da dentro il sistema, le picconate - caro Presidente Napolitano - le diamo noi, che siamo fuori dal sistema.
Agostino Sella
demagogo e populista