venerdì 27 aprile 2012

Caro Presidente Napolitano, sarò un demagogo, ma non sono d'accordo con Lei

Al Presidente della Repubblica Italiana
On.le Dott. Giorgio Napolitano
Palazzo del Quirinale
00187 ROMA
presidenza.repubblica@quirinale.it


Caro Presidente,
Lei è sempre stato, per me, una persona di riferimento.
Un uomo del Paese, un simbolo di giustezza, di equilibrio e di serietà.
Insomma, un grande italiano, di cui andare fieri.
Negli ultimi mesi - grazie a Lei - il nostro paese si è salvato dal disastro economico con l'intuizione Monti, che porta la sua firma.
Detto questo però mi permetto di non essere d'accordo con le Sue parole di ieri.
Non è vero che chi parla male dei partiti fa demagogia.

I veri demagoghi, caro Presidente, sono tutti i leader di partito che in questo ultimo periodo hanno preso in giro me, Lei, l'Italia e gli italiani.
I veri demagoghi sono quelli che dovrebbero avere il rango per dirigere un grande Paese come il nostro e che invece si sono riempite le tasche con i soldi pubblici degli italiani.

Caro Presidente,
le ricordo quelle che avviene nella Lega in questi giorni, quello che è avvenuto e sta avvenendo nella Margherita, per non parlare del caso Penati.
Da destra a sinistra, in tutti i partiti dell'arco costituzionale, regna il marcio.
Ma come vuole che gli italiani abbiano fiducia nei partiti?
E poi, caro presidente, perchè dovrebbero averla?
Nella mia città, Piazza Armerina, ci sono 20 consiglieri comunali e 12 capigruppo consiliari. 
Quasi tutti rappresentano un partito che coincide con loro stessi o al massimo con la loro cerchia di amici e familiari.
Ci sono assessori che governano da vent'anni con gli stessi sistemi. Coltivano i propri orticelli elettorali e mettono in secondo piano il bene comune.
Nella mia città, Piazza Armerina, se un giovane vuole fare seriamente politica non sa a chi rivolgersi se non al caporale politico di turno che piuttosto che parlargli del 25 aprile, della storia dei partigiani, o della nostra costituzione, cerca subito metterlo nella sua squadra e di farlo diventare un oggetto della sua clientela. 
Nella mia città, Piazza Armerina, i partiti fanno i congressi a convenienza di questo o di quello, o sono sono commissariati a secondo dei sistemi interni di potere. 
Altro che amore per i partiti!
E credo che questo modo di fare politica- che di democratico ha solo la forma -  avviene non solo a Piazza Armerina - ma anche a Catania piuttosto che Napoli a Roma piuttosto che a Palermo a Gallarate piuttosto che a Perugia.
Allora - caro presidente Napolitano - dire che questo sistema ormai non funziona ed è alla frutta è demagogia?
O forse, siccome è difficile prenderne atto, si accusa di demagogia tutti coloro i quali denunziano questo sistema.
Fino a vent'anni fa esistevano le scuole di politica.
I partiti erano una vera e propria fucina di idee e sfornavano fior fiore di classe dirigente.
Una classe dirigente che ha dato vita a uomini come Aldo Moro, Giorgio La Pira, o per non andare lontano a uomini come lei, presidente Napolitano.
Adesso, invece, i partiti con i soldi del finanziamento pubblico, piuttosto che organizzare scuole di politica, fanno altro e li usano per i fini strettamente personali dei loro leader.
Ho l'impressione che a volte, chi fa parte delle istituzioni, voglia a tutti i costi prendere le difese del sistema.
Ho avuto, questa impressione con Lei, degnissima e stimatissima persona. 
E spesso ho la stessa impressione con il mio sindaco della mia città, degnissimo e stimatissimo quando Lei.
L'impressione che ho, caro Presidente, è che quando si diventa parte del sistema difficilmente si riesce a cambiare il sistema.
E purtroppo, non riesco a capirne il perché.
Non riesco a capire perché gente come Lei e come il mio Sindaco non sappia scardinare questo consolidato di potere.
Forse ci vogliono un bel po' di picconate di cossighiana memoria.
Perché con questi partiti e con questo tipo di politici ci vogliono le picconate.
E se non le date voi da dentro il sistema, le picconate - caro Presidente Napolitano - le diamo noi, che siamo fuori dal sistema.

Un abbraccio e tanta serenità

Agostino Sella
demagogo e populista

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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