ROMA - ''Bomba o non bomba, arriveremo a Roma. Nell'aria c'é odore di zolfo, ma il cambiamento non si può arrestare''. Così Beppe Grillo, citando Antonello Venditti, sul suo blog parla di ''ottime probabilità del ritorno di una stagione stragista'' e di ''bombe e attentati'' come ''biglietto da visita'' di chi vuole ''mantenere gli interessi costituiti''. Ma "i fatti del dopoguerra ci hanno insegnato che godono dell'impunità".
"Se tre indizi (il ferimento di Adinolfi a Genova, la bomba di Brindisi e le continue esternazioni sul ritorno del terrorismo) fanno una prova - si legge nel post -, allora ci sono ottime probabilità del ritorno di una stagione stragista. Per ora le nuove sigle e i nuovi bombaroli non sono all'altezza di piazza Fontana, che bloccò le aperture a sinistra di Aldo Moro, o della stazione di Bologna, alla quale fecero seguito un decennio di craxismo e un ventennio di berlusconismo. Forse ritengono che alzare il tiro non sia ancora necessario".
Il fondatore del Movimento 5 stelle ricotrda, poi, la morte di Falcone, "un uomo di grande intelligenza e di immenso coraggio che sapeva di dover morire. La sua morte fu un monito a chiunque volesse un cambiamento radicale, un rinnovamento. Falcone viveva a Roma, lavorava al ministero di Giustizia, era pedinato dalla mafia e poteva essere ucciso con un semplice colpo di pistola in ogni momento. Lo sventramento di Capaci fu un messaggio, un monumento di sangue. Quanti, tra coloro che oggi lo piangono pubblicamente, sono stati a guardare mentre veniva macellato in vita? Lo stesso trattamento fu riservato a Borsellino che sapeva perfettamente di essere un morto che cammina, un Cristo laico che si avviò consapevole al martirio, tradito da una parte dello Stato di cui era esemplare servitore".
I cambiamenti, sostiene Grillo, non piacciono mai alle forze che vogliono mantenere gli interessi costituiti, economici e politici. Poi riporta un brano di Roberto Scarpinato da Le ultime parole di Falcone e Borsellino: gli assassini dei due magistrati "non hanno solo i volti truci e crudeli di coloro che sulla scena dei delitti si sono sporcati le mani di sangue, ma anche i volti di tanti, di troppi sepolcri imbiancati. Un popolo di colletti bianchi che hanno frequentato le nostre stesse scuole e che affollano i migliori salotti: presidenti del Consiglio, ministri, parlamentari nazionali e regionali, presidenti della Regione siciliana, vertici dei servizi segreti e della polizia, alti magistrati, avvocati di grido dalle parcelle d'oro, personaggi apicali dell'economia e della finanza. Tutte responsabilità penali certificate da sentenze definitive, costate lacrime e sangue, e tuttavia rimosse da una retorica pubblica e da un sistema dei media...". E conclude il post: "Bomba o non bomba, arriveremo a Roma...".
Le reazioni. Le parole del leader del Movimento 5 stelle preoccupano Rosy Bindi che invita a fare attenzione a quello che si dice. A margine di un'iniziativa promossa dalle associazioni dell'area cattolica, Bindi spiega: "Ci preoccupa l'uso strumentale della violenza. Bisogna stare attenti alle parole" tanto più se si è in politica. "Sappiamo che Grillo riempe le piazze e parla anche a quegli elettori con cui noi abbiamo difficoltà, ma con le bombe non si scherza, serve responsabilità". E aggiunge: "C'è bisogno di proposte e non solo di denunce". Insomma, per Bindi "bombe e terrorismo non possono essere invocate o mischiate: se il movimento di Grillo vuole fare sul serio nel governo delle città, lo vedremo appena avranno finito di litigare tra loro". Secondo il leader Sel, Nichi Vendola, "Di dietrologia si può anche morire".
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"Se tre indizi (il ferimento di Adinolfi a Genova, la bomba di Brindisi e le continue esternazioni sul ritorno del terrorismo) fanno una prova - si legge nel post -, allora ci sono ottime probabilità del ritorno di una stagione stragista. Per ora le nuove sigle e i nuovi bombaroli non sono all'altezza di piazza Fontana, che bloccò le aperture a sinistra di Aldo Moro, o della stazione di Bologna, alla quale fecero seguito un decennio di craxismo e un ventennio di berlusconismo. Forse ritengono che alzare il tiro non sia ancora necessario".
Il fondatore del Movimento 5 stelle ricotrda, poi, la morte di Falcone, "un uomo di grande intelligenza e di immenso coraggio che sapeva di dover morire. La sua morte fu un monito a chiunque volesse un cambiamento radicale, un rinnovamento. Falcone viveva a Roma, lavorava al ministero di Giustizia, era pedinato dalla mafia e poteva essere ucciso con un semplice colpo di pistola in ogni momento. Lo sventramento di Capaci fu un messaggio, un monumento di sangue. Quanti, tra coloro che oggi lo piangono pubblicamente, sono stati a guardare mentre veniva macellato in vita? Lo stesso trattamento fu riservato a Borsellino che sapeva perfettamente di essere un morto che cammina, un Cristo laico che si avviò consapevole al martirio, tradito da una parte dello Stato di cui era esemplare servitore".
I cambiamenti, sostiene Grillo, non piacciono mai alle forze che vogliono mantenere gli interessi costituiti, economici e politici. Poi riporta un brano di Roberto Scarpinato da Le ultime parole di Falcone e Borsellino: gli assassini dei due magistrati "non hanno solo i volti truci e crudeli di coloro che sulla scena dei delitti si sono sporcati le mani di sangue, ma anche i volti di tanti, di troppi sepolcri imbiancati. Un popolo di colletti bianchi che hanno frequentato le nostre stesse scuole e che affollano i migliori salotti: presidenti del Consiglio, ministri, parlamentari nazionali e regionali, presidenti della Regione siciliana, vertici dei servizi segreti e della polizia, alti magistrati, avvocati di grido dalle parcelle d'oro, personaggi apicali dell'economia e della finanza. Tutte responsabilità penali certificate da sentenze definitive, costate lacrime e sangue, e tuttavia rimosse da una retorica pubblica e da un sistema dei media...". E conclude il post: "Bomba o non bomba, arriveremo a Roma...".
Le reazioni. Le parole del leader del Movimento 5 stelle preoccupano Rosy Bindi che invita a fare attenzione a quello che si dice. A margine di un'iniziativa promossa dalle associazioni dell'area cattolica, Bindi spiega: "Ci preoccupa l'uso strumentale della violenza. Bisogna stare attenti alle parole" tanto più se si è in politica. "Sappiamo che Grillo riempe le piazze e parla anche a quegli elettori con cui noi abbiamo difficoltà, ma con le bombe non si scherza, serve responsabilità". E aggiunge: "C'è bisogno di proposte e non solo di denunce". Insomma, per Bindi "bombe e terrorismo non possono essere invocate o mischiate: se il movimento di Grillo vuole fare sul serio nel governo delle città, lo vedremo appena avranno finito di litigare tra loro". Secondo il leader Sel, Nichi Vendola, "Di dietrologia si può anche morire".
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Agostino da iPhone