"Onorevole, l o scontrino, per favore". Un po' sorpreso, il deputato Nino Di Guardo squadra il barista: "Ma dài, mi prendi in giro perché sono catanese. Allora mi fai un caffè?", risponde l'esponente democratico, che ha raggiunto la buvette in una pausa delle estenuanti sedute per il voto su Finanziaria e bilancio. "Onorevole, prima lo scontrino, dico sul serio", insiste dietro il bancone il barista senza battere ciglio. a stiamo scherzando? Ormai non c' è più rispetto, ' u munnu finiu", sbotta l'ex sindaco di Misterbianco che con passo nervoso va dritto alla cassa per farsi dare questo benedetto scontrino. La giustificazione del dipendente ("Non è una mia decisione, ci hanno imposto questa richiesta") serve a poco.
Ormai Di Guardo è imbufalito. Ma che succede alla buvette dell'Assemblea regionale? Da quando in qua si osa chiedere la ricevuta fiscale prima della consumazione, e per giunta a un onorevole? La risposta è semplice: la musica è cambiata anche al bar e al ristorante del Palazzo dei privilegi. Da febbraio a oggi, da quando cioè i deputati devono pagarsi tutto il pranzo, senza poter godere del "buono pasto" da nove euro che garantiva loro l'Ars, gli affari della società che gestisce il servizio sono calati "di almeno il 30 per cento", come spiega un responsabile. La casta non mangia più come una volta. Si è messa a dieta, specie dal momento in cui deve farsi carico del conto.
Così, per far quadrare i bilanci, è stato detto a camerieri e baristi di chiedere lo scontrino prima di qualsiasi consumazione. La società non è più disposta a tollerare l'usanza dei deputati, dei dipendenti e di qualsiasi altro avventore che, con la scusa della fretta e o di un'improvvisa chiamata in aula, dimenticavano di pagare il caffè, oppure offrivano tre o quattro cornetti e ne pagavano uno. Un tempo, grazie ai lauti pasti degli inquilini di Sala d' Ercole e ai rimborsi che versava per loro l'Assemblea, l'azienda riusciva a recuperare queste piccole perdite.
Ma adesso gli affari sono in calo e non si può più chiudere un occhio in nome delle tradizioni del Palazzo. Di certo c' è che senza più lo sconto di nove euro, ai deputati improvvisamente è venuta voglia di mangiare "cose semplici", di tenersi "leggeri", di "prendere qualcosa al volo". Magari acquistando solo un primo, e poi di corsa al lavoro. Il pesce, poi, è diventato un lusso. "L'anno scorso ci rifornivamo di gamberoni, calamari, pescespada e salmone ogni giorno, adesso solo una volta alla settimana", dicono dal ristorante. Non è un caso: i deputati che prima prendevano un secondo di gamberoni pagando appena 6 euro, ora per lo stesso piatto ne devono pagare 15.
Negli ultimi tempi le portate preferite dagli onorevoli sono invece la pasta alla carrettiera a 3 euro e l'antipasto all'italiana a 1,50 euro. Con l'aggiunta di un caffè a 0,36 euro, il pranzo è fatto. "Questo ristorante è diventato troppo caro: l'altro giorno ho preso un secondo di pescespada, un'insalata, un dolce, il caffè e ho pagato 24 euro: se ho ospiti mi conviene andare in qualche trattoria qui vicino, e con 13 euro a testa me la cavo", dice un deputato di lungo corso, un "fuorisede" tra i più assidui frequentatori della buvette. Che adesso rischia di andare in crisi come molti altri ristoranti d' Italia.
INVIATO DA REPUBBLICA MOBILE
Visita m.repubblica.it dal tuo telefonino o se hai un iPhone scarica gratis da iTunes l'applicazione di Repubblica Mobile.
Agostino da iPhone