di Rosario Casella
Servizi sociali e clientelismo
Il Comune deve garantire al cittadino e alle famiglie il necessario sostegno così come previsto dalla Legge n. 328/2000.
Gli artt. 3 e 4 recitano:
Gli artt. 3 e 4 recitano:
art. 3 - La programmazione e
l'organizzazione del sistema
integrato di interventi e servizi sociali compete agli enti locali,
alle regioni ed allo Stato ai sensi del decreto legislativo 31 marzo 1998, n.
112, e della presente legge,
secondo i principi di sussidiarietà, cooperazione, efficacia, efficienza
ed economicità, omogeneità, copertura
finanziaria e patrimoniale, responsabilità ed unicità
dell'amministrazione, autonomia organizzativa e regolamentare degli enti
locali.
art. 4 - Gli enti locali, le regioni e lo Stato, nell'ambito delle rispettive competenze, riconoscono e agevolano il ruolo degli organismi non lucrativi di utilità sociale, degli organismi della cooperazione, delle associazioni e degli enti di promozione sociale, delle fondazioni e degli enti di patronato, delle organizzazioni di volontariato, degli enti riconosciuti delle confessioni religiose con le quali lo Stato ha stipulato patti, accordi o intese operanti nel settore nella programmazione, nella organizzazione e nella gestione del sistema integrato di interventi e servizi sociali.
Bene, come avrete notato tali
organismi necessitano del sostegno degli enti locali e quindi anche del Comune.
Il titolo di questo mio articolo riporta: Servizi
sociali e clientelismo.
Naturalmente ci si chiede cosa
centra il clientelismo col sostegno ad organismi che aiutano soggetti bisognosi.
Centra, eccome!
Purtroppo spesso soggetti che
rivestono cariche pubbliche, non si fanno il minimo scrupolo nel “lucrare”
anche sulle spalle di cittadini disabili o bisognosi di aiuto, specie quando le
elezioni sono vicine e quindi, in vista di una ghiotta possibilità di raccattare
un bel gruzzoletto di voti, ci si mostra apparentemente solidali nel proporre
e/o concedere sostegni economici (si parla di soldi pubblici e quindi ricavati
dalle tasse che paghiamo noi) per finanziare strutture di servizi sociali, ma questa
oramai è pratica fin troppo conosciuta nel nostro bel Paese.
L’operazione di “accattonaggio” di voti viene
progettata in modo tale da recuperare il più possibile, come: se Io sostengo la
tua attività sociale tu mi sosterrai in campagna elettorale ma, se oltre a
concederti un finanziamento Io ti chiedo di assumere anche una persona di mio
interesse? Bene, quest’ultima a sua volta dovrà sostenermi nel recupero dei
voti e quindi l’operazione mi frutta il doppio!
E’ una pratica vecchia ed
efficace ma purtroppo è pur sempre un comportamento che oso definire meschino.
Dal
latino Do ut des (Do perché tu mi dia),
questo quindi è il motto del politico ed è vergognoso quando egli nel ricoprire
un ruolo pubblico al servizio del cittadino mette in atto una condotta inaccettabile
e lesiva nei confronti dei diritti del cittadino.
In
ordine a quanto ho spiegato senza voler fare precisi riferimenti a fatti e/o
persone, anche se sappiamo benissimo che sono fatti che avvengono; visto che
nella nostra cittadina si respira già aria di campagna elettorale esorto Voi
tutti a valutare bene in quale direzione vorrete dare il vostro consenso
elettorale. Ricordate che l’attuale sistema non cambia finché non saremo noi a
cambiarlo!
Rosario
Casella