mercoledì 12 dicembre 2012

Noi 40enni, i giovani di oggi, il sesso e la sessualità.


di Agostino Sella

NICOLETTA: Sai mamma Alessio, in fondo, non mi piace molto. E’ vero quello che dicono le mie amiche. Ha qualche brufolo ed è un po’ impacciato, quando parla. Poi, si veste come uno degli anni ’70. Ma in questo periodo sono sola, non ho alcun ragazzo con cui stare. Che cosa devo fare!!! Almeno lui anche se è un po’ bruttino me lo trovo ogni sera. Poi, devo dire mamma, con sincerità, che tutto sommato sa baciare bene e quando sono con lui, mi fa stare bene. In tutti i sensi.


MAMMA: Nicoletta, allora, quando mi presenti questo tuo fidanzato?

NICOLETTA: Ma quale fidanzato e fidanzato, è solo un mio “amico facente”?!

MAMMA: Che cosa, un tuo amico!!! Ma che vuol dire, ti ci baci e forse ci fai anche altro ed è solo un amico!!! Ai miei tempi dicevo una cosa di queste a mio padre mi avrebbe spezzato le gambe. Anzi… non dirlo al nonno altrimenti passiamo una “malaiurnata”!!

NICOLETTA: Mamma, sei la solita antiquata di cervello. Innanzi tutto, ti ho detto che non è un mio semplice amico ma un mio “amico facente”, che è una cosa diversa. Anzi visto che non lo hai ancora capito te lo dico in inglese. Io e Alessio siamo due “Friends with benefit”, che tradotto per gli antiquati come te significa “amici con beneficio”.

MAMMA: Scusa Nicoletta la mia ignoranza in materia, come del resto hai detto… Ma che cosa significa essere “amici facenti” o “amici con beneficio”.

NICOLETTA: Allora, significa che siamo amici, che ci frequentiamo, che quando abbiamo voglia facciamo sesso, ma che non siamo impegnati come i fidanzati. Così, cara mamma, se nel frattempo ho voglia di stare con qualcun altro, non ho nessun vincolo con Alessio. Meglio che tradirsi, come avete fatto tu e papà non ti pare!!! 

MAMMA: Non tirare in ballo la vicenda mia e di papà. Non posso farci niente se mi sono innamorato di un altro uomo. Nicoletta, non me lo fare pesare come al solito.

NICOLETTA: Ascolta mamma, finiscila !!! Non voglio né giudicarti e neanche farti pesare nulla. Ma almeno non farmi la morale... non è proprio il caso. Renditi però conto che il mondo è cambiato anche per me.


Il vivace colloquio tra Nicoletta e la sua mamma è uno solo un esempio di quello che avviene in molti casi oggi tra gli i ragazzi ed i loro genitori. Il colloquio dimostra come, nell’arco di una generazione, la società moderna è radicalmente cambiata. Insieme alla società è cambiata parimenti la concezione di intendere il sesso.
Come ci ha ricordato Benedetto XVI, ci troviamo nell’epoca del “relativismo morale”, caratterizzato da dinamiche sociali che invitano giovani e non solo raggiungimento di obiettivi materiali, peraltro nel brevissimo tempo.

In questo contesto si inserisce il sesso, diventato merce di scambio per tutti, anche per le grosse aziende che impostano le loro promozioni su contenuti legati al sesso e all’erotismo e bombardano con questi temi i giovano e le famiglie che guardano i media. Insomma, una società caratterizzata dal “Tutto e subito”. “Basta pensare alla precocità dei rapporti sessuali, alla difficoltà di amicizia dei giovani, fino ad arrivare ai fidanzamenti lunghissimi, alle separazioni e ai divorzi: questo è il contesto in cui si formano i giovani”[1].

Questo scenario attuale modella la società attuale che è più indirizzata sul sesso che sulla sessualità.
Il “mordi e fuggi”, “l’usa e getta” sono parole d’ordine non solo dei giovani teenager ma anche di alcuni contesti familiari caratterizzati da divorzi e i tradimenti.
La società si sfalda, le unioni significative hanno sempre meno valore.
E’ evidente una sorta di incapacità sociale a costruire rapporti duraturi a favore di una aumento delle amicizie fugaci e poco impegnative.
Queste linee comportamentali conducono al “sesso facile”, fatto solo per soddisfare le proprie esigenze psichiche e biologiche, ad un sesso che non cerca la simbiosi delle anime.
Un esempio per tutti è il significato che i giovani danno alla “verginità”.
Essa, nella maggior parte dei casi, è vissuta come un disvalore e non come un valore, come un peso e non come un dono da preservane, o un gioiello da custodire.
L’età media del primo rapporto sessuale[2] è si radicalmente abbassata. Ormai sono sempre di meno quelli che arrivano alla maggiore età conservando la verginità. In alcune fasce delle giovani generazioni il sesso è quasi diventato come una moda.
Anzi, spesso la coppia di un gruppo, che vive il sesso in maniera casta, è vista come un coppia di fidanzati bigotti, fuori dal mondo.
Spesso quindi il sesso diventa un atto sessuale, in cui l’unico fine dei due protagonisti è il coito, il mero raggiungimento della soddisfazione fisica.
La sessualità è, però, altra cosa rispetto al sesso.  
E’ fatta da ingredienti molteplici, che si integrano tra di loro.
Si tratta di componenti che hanno tra loro una gerarchia orizzontale e non verticale.
Il contatto fisico e l’atto sessuale, in questa ottica, hanno la stessa importanza del corteggiamento, della comunicazione, dell’intimità, del luogo.
E’ tutto un miscuglio organico ed integrato di piccoli gesti della vita quotidiana.
E’ una miscela di sensazioni fisiche e spirituali che entra in tutte le azioni della vita di coppia e che, oseremo dire, si fa preghiera.
La sessualità è fatta di odori, di gioco, di comunicazione non verbale, di frasi, di messaggi, di intimità. Essa dura molto più del tempo di un rapporto sessuale. Ha bisogno di più spazio, di atteggiamenti, di segnali, di tattiche, di strategie, affinché diventi funzionale alla felicità della coppia.
Il letto è solo il punto di arrivo della sessualità, che si prepara fuori dal letto, durante ogni azione del quotidiano.
Spesso attraverso l’espressione della sessualità si mitigano liti, tensioni. La sessualità può anche diventare a volte un importante elemento pacificatorio dopo liti burrascose.
Dopo essere stati in disaccordo si “torna” ad essere una “sola carne” in tutti i sensi.
Con il matrimonio la sessualità trova la sua massima significatività attraverso la trasmissione della vita.
L’unione dei corpi e dello spirito danno il via al mistero della vita.
Un'altra componente importante della sessualità è la gioia, che poi è uno dei pilastri della salesianità.
Quella gioia che è frutto di profonda interiorità, è segno di un cuore abitato da Dio, che cerca, ama, desidera Dio. Si tratta di quella gioia che Gesù promise ai suoi e sempre raccomandata da san Paolo (cf. Fil 3,1; 4,4), che ne ha fatto uno dei primi frutti dello Spirito:
Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia” (Gal 5,22).
La gioia è un atteggiamento legato alla letizia del rapporto tra la coppia.
E’ uno dei frutti del rapporto interiore tra i due sposi. Una sessualità vissuta nella consapevolezza dell’amore di Dio che mette al riparo da tutti i timori, dalle angosce, dai dubbi, e consente di superarli nella mutua donazione. La sessualità, quindi, quella vera non può essere triste ma gioiosa.

Perché la vera sessualità è prima di ogni cosa donazione all’altro, ed una donazione per essere tale, deve essere fatta con gioia.

In questo contesto è importante citare cosa dica della sessualità il nuovo catechismo della chiesa cattolica, che valorizza e sintetizza tutti gli aspetti ed i significati.
«La sessualità, mediante la quale l'uomo e la donna si donano l'uno all'altra con gli atti propri ed esclusivi degli sposi, non è affatto qualcosa di puramente biologico, ma riguarda l'intimo nucleo della persona umana come tale. Essa si realizza in modo veramente umano solo se è parte integrante dell'amore con cui l'uomo e la donna si impegnano totalmente l'uno verso l'altra fino alla morte ».
«Gli atti coi quali i coniugi si uniscono in casta intimità, sono onorevoli e degni, e, compiuti in modo veramente umano, favoriscono la mutua donazione che essi significano, ed arricchiscono vicendevolmente in gioiosa gratitudine gli sposi stessi ». La sessualità è sorgente di gioia e di piacere. Continua il catechismo: « Il Creatore stesso [...] ha stabilito che nella reciproca donazione fisica totale gli sposi provino un piacere e una soddisfazione sia del corpo sia dello spirito. Quindi, gli sposi non commettono nessun male cercando tale piacere e godendone. Accettano ciò che il Creatore ha voluto per loro. Tuttavia gli sposi devono saper restare nei limiti di una giusta moderazione »…
« Mediante l'unione degli sposi si realizza il duplice fine del matrimonio: il bene degli stessi sposi e la trasmissione della vita.
Non si possono disgiungere questi due significati o valori del matrimonio, senza alterare la vita spirituale della coppia e compromettere i beni del matrimonio e l'avvenire della famiglia.
L'amore coniugale dell'uomo e della donna è così posto sotto la duplice esigenza della fedeltà e della fecondità».


[1] da un documento sulla sessualità dei giovani del vescovo di Carpi, mons. Elio Tinti.

[2] In Italia l'età media del primo rapporto è di 17-18 anni per i ragazzi e di 18-19 per le ragazze. Prendendo come paesi di riferimento la Francia, La Gran Bretagna e gli Usa, risulta che siamo proprio noi, il popolo dei grandi amatori, quelli che ritardano più di tutti il loro primo rapporto sessuale completo. Infatti, la Francia e la Gran Bretagna si assestano ad una media di 16-17 anni per i ragazzi e di 17-18 per le ragazze, mentre negli Usa il primo rapporto viene consumato a 15-16 anni, senza grandi differenze per ragazzi e ragazze.

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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