di Agostino Sella
NICOLETTA: Sai mamma Alessio, in
fondo, non mi piace molto. E’ vero quello che dicono le mie amiche. Ha qualche
brufolo ed è un po’ impacciato, quando parla. Poi, si veste come uno degli anni
’70. Ma in questo periodo sono sola, non ho alcun ragazzo con cui stare. Che
cosa devo fare!!! Almeno lui anche se è un po’ bruttino me lo trovo ogni sera.
Poi, devo dire mamma, con sincerità, che tutto sommato sa baciare bene e quando
sono con lui, mi fa stare bene. In tutti i sensi.
MAMMA: Nicoletta, allora, quando
mi presenti questo tuo fidanzato?
NICOLETTA: Ma quale fidanzato e
fidanzato, è solo un mio “amico facente”?!
MAMMA: Che cosa, un tuo amico!!! Ma
che vuol dire, ti ci baci e forse ci fai anche altro ed è solo un amico!!! Ai
miei tempi dicevo una cosa di queste a mio padre mi avrebbe spezzato le gambe.
Anzi… non dirlo al nonno altrimenti passiamo una “malaiurnata”!!
NICOLETTA: Mamma, sei la solita
antiquata di cervello. Innanzi tutto, ti ho detto che non è un mio semplice amico
ma un mio “amico facente”, che è una cosa diversa. Anzi visto che non lo hai
ancora capito te lo dico in inglese. Io e Alessio siamo due “Friends with
benefit”, che tradotto per gli antiquati come te significa “amici con beneficio”.
MAMMA: Scusa Nicoletta la mia
ignoranza in materia, come del resto hai detto… Ma che cosa significa essere “amici
facenti” o “amici con beneficio”.
NICOLETTA: Allora, significa che
siamo amici, che ci frequentiamo, che quando abbiamo voglia facciamo sesso, ma
che non siamo impegnati come i fidanzati. Così, cara mamma, se nel frattempo ho
voglia di stare con qualcun altro, non ho nessun vincolo con Alessio. Meglio
che tradirsi, come avete fatto tu e papà non ti pare!!!
MAMMA: Non tirare in ballo la
vicenda mia e di papà. Non posso farci niente se mi sono innamorato di un altro
uomo. Nicoletta, non me lo fare pesare come al solito.
NICOLETTA: Ascolta mamma,
finiscila !!! Non voglio né giudicarti e neanche farti pesare nulla. Ma almeno
non farmi la morale... non è proprio il caso. Renditi però conto che il mondo è
cambiato anche per me.
Il vivace colloquio tra Nicoletta
e la sua mamma è uno solo un esempio di quello che avviene in molti casi oggi tra
gli i ragazzi ed i loro genitori. Il colloquio dimostra come, nell’arco di una
generazione, la società moderna è radicalmente cambiata. Insieme alla società è
cambiata parimenti la concezione di intendere il sesso.
Come ci ha ricordato Benedetto
XVI, ci troviamo nell’epoca del “relativismo
morale”, caratterizzato da dinamiche sociali che invitano giovani e non
solo raggiungimento di obiettivi materiali, peraltro nel brevissimo tempo.
In questo contesto si inserisce il sesso, diventato merce di scambio per
tutti, anche per le grosse aziende
che impostano le loro promozioni su contenuti legati al sesso e all’erotismo e
bombardano con questi temi i giovano e le famiglie che guardano i media. Insomma,
una società caratterizzata dal “Tutto e
subito”. “Basta pensare alla precocità dei rapporti sessuali, alla
difficoltà di amicizia dei giovani, fino ad arrivare ai fidanzamenti
lunghissimi, alle separazioni e ai divorzi: questo è il contesto in cui si
formano i giovani”[1].
Questo scenario attuale modella la società attuale che è più indirizzata
sul sesso che sulla sessualità.
Il “mordi e fuggi”, “l’usa e
getta” sono parole d’ordine non solo dei giovani teenager ma anche di alcuni
contesti familiari caratterizzati da divorzi
e i tradimenti.
La società si sfalda, le unioni
significative hanno sempre meno valore.
E’ evidente una sorta di incapacità
sociale a costruire rapporti duraturi a favore di una aumento delle amicizie
fugaci e poco impegnative.
Queste linee comportamentali
conducono al “sesso facile”, fatto
solo per soddisfare le proprie esigenze psichiche e biologiche, ad un sesso che
non cerca la simbiosi delle anime.
Un esempio per tutti è il
significato che i giovani danno alla “verginità”.
Essa, nella maggior parte dei casi,
è vissuta come un disvalore e non come
un valore, come un peso e non come un dono da preservane, o un gioiello da
custodire.
L’età media del primo rapporto
sessuale[2]
è si radicalmente abbassata. Ormai sono sempre di meno quelli che arrivano alla
maggiore età conservando la verginità. In alcune fasce delle giovani
generazioni il sesso è quasi diventato
come una moda.
Anzi, spesso la coppia di un
gruppo, che vive il sesso in maniera casta, è vista come un coppia di fidanzati
bigotti, fuori dal mondo.
Spesso quindi il sesso diventa un atto sessuale, in cui l’unico fine
dei due protagonisti è il coito, il mero raggiungimento della soddisfazione
fisica.
La sessualità è, però, altra cosa rispetto al sesso.
E’ fatta da ingredienti molteplici,
che si integrano tra di loro.
Si tratta di componenti che hanno tra loro una gerarchia orizzontale e
non verticale.
Il contatto fisico e l’atto sessuale,
in questa ottica, hanno la stessa importanza del corteggiamento, della comunicazione,
dell’intimità, del luogo.
E’ tutto un miscuglio organico ed integrato di piccoli gesti della vita
quotidiana.
E’ una miscela di sensazioni
fisiche e spirituali che entra in tutte le azioni della vita di coppia e che,
oseremo dire, si fa preghiera.
La sessualità è fatta di odori, di gioco, di comunicazione non verbale,
di frasi, di messaggi, di intimità. Essa dura molto più del tempo di un
rapporto sessuale. Ha bisogno di più spazio, di atteggiamenti, di segnali, di
tattiche, di strategie, affinché diventi funzionale alla felicità della coppia.
Il letto è solo il punto di
arrivo della sessualità,
che si prepara fuori dal letto, durante ogni azione del quotidiano.
Spesso attraverso l’espressione della sessualità si mitigano liti,
tensioni. La sessualità può anche diventare a volte un importante elemento
pacificatorio dopo liti burrascose.
Dopo essere stati in disaccordo si “torna” ad essere una “sola carne”
in tutti i sensi.
Con il matrimonio la
sessualità trova la sua massima significatività attraverso la trasmissione
della vita.
L’unione dei corpi e dello spirito danno il via al mistero della vita.
Un'altra componente importante della sessualità è la gioia, che poi è uno dei pilastri della salesianità.
Quella gioia che è frutto di profonda interiorità, è segno di un
cuore abitato da Dio, che cerca, ama, desidera Dio. Si tratta di quella gioia
che Gesù promise ai suoi e sempre raccomandata da san Paolo (cf. Fil 3,1; 4,4),
che ne ha fatto uno dei primi frutti dello Spirito:
“Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia” (Gal 5,22).
La gioia è un atteggiamento legato alla letizia del rapporto tra la
coppia.
E’ uno dei frutti del rapporto
interiore tra i due sposi. Una sessualità vissuta nella consapevolezza
dell’amore di Dio che mette al riparo da tutti i timori, dalle angosce, dai dubbi,
e consente di superarli nella mutua donazione. La sessualità, quindi, quella
vera non può essere triste ma gioiosa.
Perché la vera sessualità è
prima di ogni cosa donazione all’altro, ed una donazione per essere tale, deve
essere fatta con gioia.
In questo contesto è importante citare cosa dica della sessualità il
nuovo catechismo della chiesa cattolica, che valorizza e sintetizza tutti gli
aspetti ed i significati.
«La sessualità, mediante la quale
l'uomo e la donna si donano l'uno all'altra con gli atti propri ed esclusivi
degli sposi, non è affatto qualcosa di puramente biologico, ma riguarda
l'intimo nucleo della persona umana come tale. Essa si realizza in modo
veramente umano solo se è parte integrante dell'amore con cui l'uomo e la donna
si impegnano totalmente l'uno verso l'altra fino alla morte ».
«Gli atti coi quali i coniugi si
uniscono in casta intimità, sono onorevoli e degni, e, compiuti in modo
veramente umano, favoriscono la mutua donazione che essi significano, ed
arricchiscono vicendevolmente in gioiosa gratitudine gli sposi stessi ». La
sessualità è sorgente di gioia e di piacere. Continua il catechismo: « Il
Creatore stesso [...] ha stabilito che nella reciproca donazione fisica totale
gli sposi provino un piacere e una soddisfazione sia del corpo sia dello
spirito. Quindi, gli sposi non
commettono nessun male cercando tale piacere e godendone. Accettano ciò
che il Creatore ha voluto per loro. Tuttavia gli sposi devono saper restare nei
limiti di una giusta moderazione »…
« Mediante l'unione degli sposi si
realizza il duplice fine del matrimonio: il
bene degli stessi sposi e la trasmissione della vita.
Non si possono disgiungere questi
due significati o valori del matrimonio, senza alterare la vita spirituale
della coppia e compromettere i beni del matrimonio e l'avvenire della famiglia.
L'amore coniugale dell'uomo e della donna è così posto sotto la
duplice esigenza della fedeltà e della fecondità».
[2]
In Italia l'età media del primo rapporto è di
17-18 anni per i ragazzi e di 18-19 per le ragazze. Prendendo come paesi
di riferimento la Francia, La Gran Bretagna e gli Usa, risulta che siamo
proprio noi, il popolo dei grandi amatori, quelli che ritardano più di tutti il
loro primo rapporto sessuale completo. Infatti, la Francia e la Gran Bretagna
si assestano ad una media di 16-17 anni per i ragazzi e di 17-18 per le
ragazze, mentre negli Usa il primo rapporto viene consumato a 15-16 anni, senza
grandi differenze per ragazzi e ragazze.