giovedì 24 gennaio 2013

C’era una volta l’ospedale di Leonforte

di Cristina Barbera
C’era una volta l’ospedale di Leonforte
Cronaca di una sorte ancora incerta…
C’era una volta… e adesso?
Come ormai accade da diverso tempo l’ospedale di Leonforte “Ferro-Capra-Branciforti” è a rischio chiusura, durante i mesi da poco passati l’ospedale ha vissuto momenti difficili a causa dalla mancanza di personale, radiologi prima, anestesisti e ostetriche poi.
L’insufficienza di anestesisti ha creato enormi disagi, che hanno quasi bloccato l’operatività del personale medico, svuotato in parte i reparti e reso pressoché impossibile far fronte a urgenze e emergenze.

Continuano ad arrivare notizie sulla chiusura, seguite da smentite, nei giorni scorsi si è appreso, da fonti non ufficiali, che la priorità manifestata dal nuovo commissario straordinario dell’Azienda Sanitaria di Enna, dr. Giuseppe Termine, succeduto a Nicola Baldari, durante il discorso di insediamento sarebbe quella della "rifunzionalizzazione” delle strutture ospedaliere, nell'ottica di evitare, per una razionalizzazione della spesa dell'azienda, i reparti fotocopia...

La fondatezza di tale notizia è stata confermata da un comunicato dell'ufficio stampa della Provincia di Enna giunto nei giorni scorsi, nel quale è stato evidenziato che durante la Seconda commissione consiliare, riunita per discutere della situazione sanitaria in cui verte la provincia di Enna, a seguito dei tagli finanziari che hanno ridotto i servizi ai cittadini, il dirigente dell’Asp, Filippo Muscià ha mostrato la volontà, da parte dell’Asp, di migliorare le strutture e le prestazioni sanitarie. Inoltre, Muscià ha toccato il tasto dolente, riguardante il futuro dei piccoli ospedali che potrebbero rischiare la chiusura, proponendo anche lui una “rifunzionalizzazione” delle strutture ospedaliere di Enna, di Piazza Armerina, di Nicosia e di Leonforte: “Occorre un piano programmatico che riesca a superare i punti carenti”. “Proprio per questo, l’obiettivo è di potenziare gli aspetti critici delle strutture ospedaliere, favorendo l’acquisto di macchinari, laddove ve ne sia la necessità”.

“Occorre avere la capacità di puntare sulle specificità per garantire la presenza del presidio ospedaliero, la riconversione è una strada da percorrere per tutelare il diritto alla salute e all’occupazione”.

Però, tali affermazioni potrebbero fare sorgere ai “comuni mortali” alcuni quesiti: evitare i “reparti fotocopia” non vuol dire eliminare i reparti di chirurgia e medicina di Leonforte e Piazza Armerina? Se così fosse, continuerebbero a chiedersi, nell'ipotesi in cui arrivasse al pronto soccorso un'emergenza medico-chirurgica (ad esempio una grave perdita di sangue o infarto massivo) mancando il personale salvavita come si potrebbe far fronte a tali emergenze? Di certo aumenterebbero le percentuali di mortalità e complicanze di questi pazienti... Pertanto, può la vita umana essere calpestata così per “evitare i reparti fotocopia”?

Ormai da tempo, l’ospedale di Leonforte pur essendo un unico stabilimento, sotto alcuni aspetti, dipende da quello di Nicosia, ogni unità operativa (eccetto medicina e chirurgia), pronto soccorso, pediatria, ostetricia, laboratorio analisi, radiologia, anestesia, ha un responsabile di Nicosia, però nonostante ciò quando il personale del nosocomio leonfortese non è stato presente per diversi motivi, non è stata assicurata la reperibilità dei colleghi di Nicosia, lasciando totalmente scoperti i turni a Leonforte.

A tal proposito nei mesi scorsi è stato contattato il dr. Renato Mancuso, presidente dell’ordine dei medici e direttore F.F. dell’ospedale Carlo Basilotta di Nicosia, il quale ha risposto che i turni non potevano essere coperti “perché purtroppo non li possiamo inventare, non ci sono medici anestesisti che si sono presentati a nessun incarico, ora pare che siano riusciti a reperirne forse uno ma è una cosa aleatoria, non dipende assolutamente da noi, perché se i medici vengono e trovano trasferimento altrove noi non siamo responsabili”. Alla domanda perché non è stato utilizzato personale di Nicosia per coprire questi turni, ha risposto che “a Nicosia, pur essendo a organico ridotto, bisogna assicurare quattro sale operatorie di quattro specialità chirurgiche”. “Perché quello di Nicosia è un ospedale di livello diverso da Leonforte, perché c’è il punto nascita e quindi non si può assolutamente sguarnire del minimo indispensabile”. Gli è stato chiesto pure cosa succederebbe nel caso in cui a Leonforte arrivasse un’urgenza: “È stato allertato il 118 affinché le urgenze vengano portate negli altri ospedali, ma a partire dal primo gennaio finché gli anestesisti non coprono i loro turni di pronta reperibilità il servizio sarà assicurato anche per le urgenze, perché riprenderanno le reperibilità. Nella speranza che entro la fine del mese di gennaio, arrivino uno o due nuovi anestesisti, nel qual caso la situazione sarebbe normalizzata, altrimenti il problema si riproporrà negli ultimi giorni, perché purtroppo al personale non si possono fare reperibilità più di quelle consentite dalla legge”. “Il provvedimento è stato preso dal direttore dell’unità operativa il quale non può fare i turni perché materialmente manca il personale e quindi deve ricorrere ad una ridistribuzione dell’attività lavorativa. Ma col primo gennaio riprenderà tutto nella norma, augurandoci definitivamente, perché purtroppo siamo nell’ambito del precario, perché al personale che arriva viene concesso il trasferimento, per obblighi di legge a cui non si può fare a meno di adempiere, quindi tutto è determinato da momento a momento”.

Prima, però, che arrivasse il nuovo anno con la prevista “normale” turnazione, il 28 dicembre è arrivata al pronto soccorso una ragazza con un attacco di appendicite, ma i chirurghi non hanno potuto fare altro che accertare il fatto e “mandare” la ragazza in altra struttura perché impossibilitati a operare per mancanza di anestesisti.

Il padre, piuttosto arrabbiato per l’accaduto, ha chiamato i carabinieri, che sono arrivati sul posto e dopo aver appreso quanto accaduto hanno posto sotto sequestro la documentazione relativa al caso della ragazza, ma poi il tutto non ha avuto nessun seguito… la ragazza è stata trasferita all’ospedale di Nicosia e operata.

Le previsioni del dottore Mancuso sono state azzeccate fino a un certo punto, perché a partire dal primo gennaio gli anestesisti sono stati in servizio ma solo per la degenza, dunque non è stato possibile fare il programma operatorio.

Per questa situazione persino l’amministrazione del Comune di Leonforte, dopo un lungo periodo di silenzio nei confronti della vicenda dell’ospedale, nei giorni scorsi ha convocato un consiglio comunale “straordinario” il cui unico ordine del giorno riguardava “le problematiche dell’ospedale Ferro-Capra-Branciforti”, ma al quale non è stato invitato formalmente nessun rappresentante dei dirigenti sanitari, né tanto meno i sindaci dei paesi vicini a Leonforte interessati indirettamente all’argomento… in sintesi tutti i consiglieri presenti, compreso il sindaco, si sono trovati d’accordo nel dover iniziare il dialogo con il nuovo commissario straordinario dell’Azienda Sanitaria di Enna, dr. Giuseppe Termine, la notizia della cui nomina era arrivata proprio in quel giorno, per far fronte a questo grande problema…

Altra grande difficoltà che in questi giorni ha dovuto far fronte il nosocomio leonfortese è stata quella riguardante le ostetriche, infatti, nelle scorse settimane con un ordine di servizio sono state trasferite quasi tutte le ostetriche da Leonforte a Nicosia, annullando così la reperibilità sia delle ostetriche sia la funzionalità del reparto, in quanto è rimasta un’unica unità solo la mattina, lasciando scoperti il pomeriggio e la notte, nonostante la presenza del ginecologo, che però, come è noto, non può fare nulla senza l’ausilio dell’ostetrica.

Con le speranza e il timore che qualcosa cambi, ai “comuni mortali” non resta altro che attendere l’ardua sentenza!


Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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