giovedì 3 gennaio 2013

Il piccolo imprenditore uomo dell'anno

Un po' martire, un po' eroe, testardo, cocciuto, indipendente, orgoglioso. Qualche volta suicida. Talvolta in fuga oltreconfine, in Svizzera o in Carinzia, per salvare la sua azienda e i suoi dipendenti. In mezzo a operai e impiegati, come uno di loro. Il piccolo e medio imprenditore italiano è l'uomo dell'anno. Un San Sebastiano moderno trafitto dalle tasse più alte dell'Occidente, da Equitalia, da adempimenti burocratici kafkiani. In credito verso lo Stato che però pretende l'anticipo sui presunti profitti. Tassato anche in perdita con l'Irap. Schifato dalle banche. Mulo da soma che lavora per lo Stato fino ad agosto e solo nei mesi successivi per se e per la sua famiglia.
Uno Stato vorace, allo stesso tempo post sovietico e ultra capitalista, che assorbe le sue energie come una sanguisuga. Questo tipo d'uomo che crede nel futuro in mezzo a una realtà che assomiglia a un incubo quotidiano, e lo fa con ostinazione incomprensibile quando gli altri hanno già gettato la spugna, vive solo nel nostro Paese. E' una specie in via di estinzione, sopportata da una sinistra da sempre aggrappata alle mammelle dei concessionari, degli appalti di Stato e delle cooperative,e tradita da una destra spesso corruttrice e mafiosa, amica e foraggiatrice dei grandi imprenditori con leggi e casse integrazioni ad hoc. Difficile che si arrenda e quando lo fa, con una corda al collo o con un colpo di pistola nel suo ufficio, non è un atto di resa, ma di protesta. Butta la sua vita in faccia a chi non ha mai lavorato, rischiato, scommesso sui propri sogni pagando le sue scelte sempre in prima persona. Senza aiuti e orgoglioso di non dover chiedere. E' un combattente che sembra votato al martirio, ma che combatte per tutti, anche per i suoi avversari. Senza di lui il Paese si spegnerà come una candela, senza il tessuto delle piccole e medie imprese ci rimarranno le banche senza depositi, i dipendenti pubblici senza stipendio e i pensionati senza pensione. Un deserto di cui ci sono già segnali ignorati dai parassiti della Nazione. Gente che non si è mai sporcata le mani in una fabbrica o ha passato le notti in bianco per far quadrare i conti. Il piccolo e medio imprenditore è il cuore che tiene in vita questo corpo devastato che si chiama Italia. Se dovesse stancarsi nessuno potrà biasimarlo. Chapeau!


Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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