venerdì 8 marzo 2013

Dieci strade per dieci donne - 8 marzo 2013

Ieri sera le socie dell'associazione Donne Insieme hanno installato in via Generale Muscarà una serie di pannelli rosa con il nome di 10 donne.
In mattinata diverse scolaresche, hanno visitato i luoghi ed ascoltato le attiviste di "Donne insieme"
E' assurdo. A Piazza su  546 strade solamente 16 sono intitolate a donne. Frutto di una cultura maschilista imperante.
Ecco le 10 donne a cui intitolare le strade piazzesi secondo i suggerimenti di "Donne insieme"
Rita Levi Montalcini  (Torino, 1909-2012)

Rita nasce a Torino da Adamo Levi, un ingegnere elettronico, ed Adele Montalcini, pittrice. Il padre, ebreo tradizionalista, decise che Rita e le sorelle  non avrebbero continuato gli studi. Tuttavia, Rita si rese conto che il ruolo femminile non le si addiceva, così chiese il permesso di studiare e in otto mesi riuscì a terminare gli studi superiori e ad iscriversi alla facoltà di Medicina presso l’Università di Torino. Nel 1936 Rita si laurea con il massimo dei voti; subito inizia a frequentare un corso di specializzazione in neurologia e psichiatria.  Nello stesso anno,  Mussolini pubblica il "Manifesto per la difesa della razza" che prevedeva lo sbarramento delle carriere accademiche e professionali ai cittadini italiani di "razza non ariana". Dopo un breve periodo passato a Bruxelles, la Montalcini torna a Torino  e raggiunge la famiglia; Rita installa una piccola unità di ricerca nella sua stanza. Il bombardamento della città nel 1941 costringe la famiglia Levi a trasferirsi nell’astigiano.  Nel ’43 la famiglia decide di nascondersi a Firenze: l’anno dopo gli Alleati costringono i tedeschi a lasciare la città, e Rita diviene medico presso il Quartier Generale anglo-americano e viene assegnata al campo dei rifugiati di guerra. Terminata la guerra, torna a Torino con la famiglia. Nel '47 viene invitata a St Louis per ripetere gli esperimenti sugli embrioni di gallina iniziati durante la guerra. Negli anni diviene professore associato nell'Università della città americana e poi professore ordinario. Dal '69 al '78 è direttrice dell'Istituto di Biologia Cellulare del CNR. Nel 1986 le viene assegnato il Premio Nobel per la Medicina insieme al biochimico Stanley Cohen per le ricerche volte alla comprensione dei fattori della crescita nello sviluppo umano. In particolare, la Levi Montalcini viene citata per la scoperta del fattore che promuove la crescita delle cellule nel sistema nervoso periferico (NGF).


Alda Merini  (Milano, 1931-2009)

Alda Merini inizia a comporre le prime liriche a quindici anni, ma il vero incontro con il mondo letterario avviene quando Giacinto Spagnoletti,  il primo scopritore della poetessa, legge alcune sue poesie.
La sua prima raccolta poetica, “La presenza di Orfeo”, esce nel 1953, anno del suo matrimonio con Ettore Carniti. Seguono “Paura di Dio” e “Nozze romane”, edite nel ’55, anno della nascita della sua prima figlia. Nel '65 viene internata nel manicomio Paolo Pini, dal quale uscirà definitivamente solo nel '72, a parte brevi periodi durante i quali ritorna in famiglia e nascono altre tre figlie, ma l'alternanza di periodi di lucidità e follia continua fino al '79, anno in cui  la Merini inizia a lavorare su quello che è considerato il suo capolavoro: “La Terra Santa”, edito nel 1984 e vincitrice del Premio Librex Montale.
Nell'81 muore Ettore Carniti. La Merini inizia un'amicizia a distanza con il poeta tarantino Michele Pierri. Nell'83  i due si sposano e la Merini si trasferisce a Taranto. Pierri si prende cura di lei e nell'85 nascono le liriche della raccolta La gazza ladra. Con “L’altra verità. Diario di una diversa”, pubblicato nel 1986, inizia la sua produzione in prosa, che narra la devastante esperienza dell’internamento. Del '97 è la raccolta “La volpe e il sipario”, la più alta dimostrazione dello stile poetico dell'artista: una poesia che nasce dall'emozione, improvvisa e violenta, mai ritoccata, riletta. Nel 2002 esce per Frassinelli “Magnificat. Un incontro con Maria”, dove la Merini evoca la Vergine Madre indagandone  l'aspetto più umano e femminile e che le vale il Premio Dessì per la Poesia.

Ipazia  (Alessandria, 355 - 415 d. C.)
Ipazia  fu una matematicaastronoma e filosofa greca, rappresentante del neoplatonismo pagano.
Le fonti su Ipazia sono scarne e lacunose, il che è dovuto al fatto che non si hanno tracce delle sue opere; ma esse rilevano che Ipazia fornì un contributo fondamentale allo sviluppo della matematica e allo studio delle curve coniche, scrisse una raccolta di tavole sui corpi celesti ed inventò l’astrolabio, uno strumento prezioso per calcolare la posizione dei corpi celesti. Ipazia si oppose alla distruzione, voluta dall’imperatore Teodosio, del tempio pagano del Serapeo, sede di una delle più importanti biblioteche superstiti.
Nel 415 un manipolo di monaci cristiani parabolani, che rispondevano agli ordini del vescovo Cirillo,  catturarono in strada Ipazia, uccidendola barbaramente e bruciandone i resti. Dopo la sua morte, i suoi allievi si dispersero, sancendo il definitivo declino di Alessandria d'Egitto come centro della cultura ellenica antica. Fino agli ultimi anni della sua esistenza,  la Scuola alessandrina godette di piena libertà di pensiero, elemento essenziale per il fiorire di una cultura e fece compiere importanti passi avanti in numerosi campi che dovevano diventare fondamentali nel Rinascimento: la geometria quantitativa piana e solida, la trigonometria, l'algebra, il calcolo infinitesimale e l'astronomia. Questo fa di Ipazia una martire del  libero pensiero, al pari di Galileo Galilei.




Sandra Crescimanno, (Piazza Armerina, 1964-1983)
Sandra è  tristemente famosa per essere la prima vittima di femminicidio di Piazza Armerina: a 18 anni partì per Venezia perché voleva studiare lingue orientali, ma  un musicista a cui aveva accordato la sua amicizia si invaghì di lei. Il giovane fu respinto e la colpì a tradimento. Sandra aveva 19 anni.
Venne trovata qualche giorno dopo, grazie all’allarme dato dalla famiglia che non ne aveva notizia.
Sandra era una giovane donna, gentile e piena di sogni da realizzare, alla quale noi operatrici di DonneInsieme pensiamo e ci rivolgiamo ogni giorno, affrontando le tante difficoltà del nostro lavoro con la speranza e l’unico obiettivo di aiutare le donne che si rivolgono al nostro sportello a liberarsi dalla violenza domestica. Per questo la nostra associazione prende  anche il nome di Sandra  Crescimanno. A lei abbiamo voluto dedicare, lungo la passeggiata al femminile in via gen.le Muscarà, uno spazio tutto suo, davanti al nostro centro antiviolenza. Perché Sandra non venga mai dimenticata.

Felicia Bartolotta (Cinisi, 1916-2004)
Felicia sposa, nel 1947, Luigi Impastato, proveniente da una famiglia di piccoli allevatori legati alla mafia del paese. Il 5 gennaio 1948 nasce Giuseppe; nel 1953 nasce un altro figlio, Giovanni. Felicia non sopporta l’amicizia del marito con Gaetano Badalamenti, capomafia di Cinisi, e litiga con Luigi quando vuole portarla con sé in visita in casa dell’amico. Il contrasto con il marito si acuirà quando Peppino inizierà la sua attività politica. Per quindici anni, dall’inizio dell’attività di Peppino fino alla morte del marito, la vita di Felicia è una continua lotta, che però non riesce a piegarla. In quegli anni deve anche difendere il figlio, che denuncia potenti locali e mafiosi e rompe con il padre, impegnandosi nell’attività politica in formazioni della sinistra assieme a un gruppo di giovani che saranno con lui fino all’ultimo giorno. La mattina del 9 maggio 1978 viene trovato il corpo di Peppino. Felicia decide di costituirsi parte civile, decisione presa anche per proteggere Giovanni, il figlio che le era rimasto e che in questi anni si è impegnato assieme alla moglie per avere giustizia per la morte di Peppino.


Ilaria Alpi (Roma, 1961-1994)
Ilaria fu una giornalista del Tg3, morta in Somalia in circostanze poco chiare.
Si laureò in Lettere dopo aver seguito i corsi di lingue e cultura islamica presso il Dipartimento di Studi Orientali dell'Università degli studi di Roma "La Sapienza".
Grazie all'ottima conoscenza delle lingue, ottenne le prime collaborazioni giornalistiche dal Cairo per conto di Paese Sera e de L'Unità. Successivamente vinse una borsa di studio per essere assunta alla Rai. Insieme al giornalista Miran Hrovatin, scoprì un traffico internazionale di veleni, rifiuti tossici e radioattivi prodotti nei Paesi industrializzati e stivati nei Paesi poveri dell'Africa, in cambio di tangenti e armi scambiate coi gruppi politici locali.
La commissione non approfondì la possibilità che l'omicidio potesse essere stato commesso per le informazioni raccolte dalla Alpi sui traffici di armi e di rifiuti tossici, che avrebbero coinvolto anche personalità dell'economia italiana. Sul posto dell’attentato erano presenti due troupe televisive: quella della Svizzera italiana e la ABC americana.
Le immagini dei corpi senza vita di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin furono girate dall'operatore dell'Abc, trovato ucciso qualche mese dopo a Kabul in una stanza d'albergo. L’operatore della troupe svizzera-italiana è rimasto invece vittima di un incidente stradale sul lungolago di Lugano, mai chiarito nella dinamica. Ilaria è sepolta al Cimitero Flaminio di Roma.


Maria Montessori (Chiaravalle, 1870-1952)
Maria nasce in una famiglia colta e benestante. Trasferitasi a Roma, Maria sceglie contro il parere del padre una scuola tecnica. Nel 1896 si laurea in medicina e partecipa al Congresso internazionale delle donne a Berlino, dal quale lancia un appello contro la disparità dei salari in fabbrica tra uomini e donne.
Nel 1898, da una relazione con il collega Giuseppe Montesano nasce il figlio Mario: per non provocare scandalo, lo mette a balia in campagna, ma verrà abbandonata dal compagno per ragioni di carriera e convenienza.
Nel 1899 fonda e dirige la Scuola magistrale ortofrenica per educatori di bambini “deficienti”.Nel 1907 Maria apre la prima Casa dei Bambini a Roma per bambini di famiglie operaie. Nell’affrontare la cura di 50 bambini tra i 2 e i 6 anni trasferisce con successo le esperienze fatte con i bambini disabili a quelli normali. Nasce il metodo Montessori.
Nel 1909 esce il libro “Il metodo della pedagogia scientifica”, che verrà poi tradotto in molte lingue. Iniziano i soggiorni d’insegnamento in Inghilterra, Spagna, Olanda, Austria.
Nascono l’Opera nazionale Montessori e l’Associazione Montessori Internazionale. Dal 1924 Mussolini introduce il metodo nelle scuole italiane, dove rimane presente fino al 1934, quando le divergenze diventano troppo forti e Hitler e Mussolini fanno chiudere le scuole montessoriane. È il 1934 quando Maria lascia l’Italia per la Spagna, poi per l’Inghilterra, e infine per l’India. Seguono anni di conferenze e riconoscimenti fino alla sua morte, avvenuta nel 1952 in Olanda.


Sorelle Mirabal, (Santo Domingo, 1924-1960)

Patria Mercedes, Maria Argentina Minerva e Antonia Maria Teresa Mirabal furono tre sorelle che ebbero il coraggio di lottare per la libertà politica del loro paese, opponendosi a una delle tirannie più spietate dell’America Latina, quella di Rafael Leónidas Trujillo.
Minerva, unica donna insieme a Dulce Tejada in un gruppo di uomini, nel 1960 tiene nella sua casa la prima riunione di cospiratori contro il regime, che segnò la nascita dell’organizzazione clandestina rivoluzionaria “Movimento del 14 giugno” e il cui presidente fu suo marito Manolo Tamarez Justo, assassinato nel 1963.
Minerva fu l’anima del movimento. Il 25 novembre 1960 Minerva e Maria Teresa decidono di far visita ai loro mariti, detenuti in carcere. Patria vuole accompagnarle anche se suo marito è rinchiuso in un altro carcere; le tre donne vengono prese in un’imboscata, torturate e uccise. Trujillo fa in modo che sembri un incidente, per non risvegliare le proteste nazionali e internazionali, ed i corpi massacrati delle tre eroine vengono gettati con la loro macchina in un burrone. Tuttavia, il loro brutale assassinio risveglia l’indignazione popolare che portò nel 1961 all’assassinio di Trujillo e successivamente alla fine della dittatura.
Il 17 dicembre 1999 l’Assemblea Generale dell’ONU dichiara il 25 novembre Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, in loro memoria.


Sibilla Aleramo (Alessandria, 1876-1960) 

La scrittrice, nata con il nome di Rita Faccio, trascorse l'infanzia a Milano fino all'età di dodici anni, quando interruppe gli studi per il trasferimento a Civitanova Marche, per questioni di lavoro del padre. Nel 1889 la madre, sofferente da tempo di depressione, tentò il suicidio gettandosi dal balcone di casa. La sua crisi si accentuò, finchè la donna fu ricoverata nel manicomio di Macerata dove morì. A quindici anni, Rina fu violentata da un impiegato della fabbrica in cui lavorava: rimase incinta e perse il bambino, ma fu costretta ugualmente dalla famiglia a un matrimonio riparatore. Prigioniera di una convivenza con un marito non stimato e di una vita condotta in una cittadina provinciale, Rina sperò di trovare nel primo figlio una fuga dall'oppressione, ma la caduta di questa illusione la portò a un tentativo di suicidio, dal quale si sollevò attraverso le letture e gli scritti di articoli che furono pubblicati da varie testate giornalistiche. Trasferitasi nel 1899 a Milano, le fu affidata la direzione del settimanale “L'Italia femminile”, che dovette lasciare per trasferirsi a Porto Civitanova, dove il marito aveva ricevuto l'incarico di dirigere la fabbrica del suocero; ma i difficili rapporti familiari la convinsero ad abbandonare marito e figlio, trasferendosi a Roma nel 1902 e legandosi a Giovanni Cena, direttore della rivista “Nuova Antologia”, per la quale iniziò a scrivere il romanzo “Una donna”, edito nel 1906. Il libro narra la vicenda della sua stessa vita, dall'infanzia fino alla sofferta decisione di lasciare il marito e soprattutto il figlio, in nome dell'affermazione di una vita libera contro la costrizione e l'umiliazione dell'esistenza che un'ipocrita ideologia del sacrificio impone alle donne.


Ottavia Penna Buscemi, (Caltagirone, 1907-1986)
La baronessa Ottavia Penna, nata a Caltagirone, studiò in collegio a Poggio Imperiale in Toscana, e gli studi superiori a Trinità dei Monti a Roma. Tornata al suo paese, sposò il dottore Filippo Buscemi, un medico molto noto e stimato. Alla fine della guerra fu conquistata dalle idee “innovatrici” di Guglielmo Giannini, il fondatore dell’Uomo Qualunque e decise di candidarsi per la Costituente nella lista di questo singolare movimento. Durante la seconda guerra mondiale si era distinta per la appassionata  difesa delle classi indigenti, a cui non fece mancare pane e carne, esponendosi in prima persona e questo le valse 11.675 preferenze e il 2 giugno 1946 venne eletta alla Assemblea Costituente, unica onorevole donna della destra italiana delle 21 Madri Costituenti tra 556 deputati maschi.
E’ certo che senza questo gruppetto di donne agguerrite alla Costituente non avremmo avuto il principio fondamentale contenuto nell’Art. 3 della Costituzione, che respinge ogni discriminazione anche di sesso, e che si riflette su tutti gli altri articoli. E la Penna, fin da giovanissima sostenitrice della parità di diritti tra uomo e donna, faceva fra queste molta propaganda.
Inoltre, quando si votò per il Primo Presidente della Repubblica Italiana (Enrico de Nicola) venne candidata proprio lei e ricevette ben 32 preferenze, un fatto incredibile, se si pensa che solo venticinque anni dopo la deputata dc Ines Boffardi ebbe un voto nell’elezione del Capo dello Stato.

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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