di Monica Camiolo
La Caritas Diocesana è una porzione del popolo di Dio, affidata alle cure pastorali del Vescovo che ne è guida anche nel promuovere la “testimonianza della carità” .
E’ luogo di ascolto delle esigenze e dei bisogni della propria comunità, con particolare attenzione verso i più deboli.
Tale organismo intende combattere quotidianamente la rassegnazione e la mentalità legata all’assistenzialismo promuovendo la cultura della responsabilità personale e della promozione umana. Questo lavoro è possibile grazie a un’intensa collaborazione tra la Caritas diocesana e le Caritas parrocchiali della diocesi, antenne quest’ultime, sensibili della comunità in grado di prestare attenzione e cogliere le varie situazioni di difficoltà.
La crisi economica che purtroppo continua ad abbattere l’Italia, ha sicuramente costretto molte famiglie, anche del nostro territorio diocesano, ad affrontare la drammatica e delicata condizione della perdita di lavoro. Il lavoro e il percepimento di un reddito sono dimensioni che sia a livello individuale che familiare incidono notevolmente sul piano della sicurezza (insicurezza), dell’autonomia (dipendenza), dell’autostima e della dignità personale. Ogni famiglia porta con sé una storia fatta di momenti in cui riesce ad esprimere le proprie risorse e momenti caratterizzati da difficoltà e fatiche.
La storia che vogliamo raccontare oggi parla di una famiglia come tante, in grave crisi economica e sociale ma testimone di un grande aiuto, frutto di un intenso e proficuo lavoro di rete tra Caritas Diocesana e Caritas parrocchiale.
Questa famiglia è reduce della perdita di lavoro con conseguente sfratto e sistemazione in una piccola e fatiscente casa “di fortuna”.
A seguito di una segnalazione da parte del referente di una Caritas parrocchiale al tutor della Caritas diocesana, seguita da una visita domiciliare, siamo venuti a conoscenza delle difficoltà di questa famiglia: la disperazione di un padre che non riesce a garantire la serenità quotidiana alla propria famiglia, la rabbia di non poter dare ai propri figli quanto necessario, la rassegnazione di non riuscire a progettare un futuro sereno per le persone che si amano.
La Caritas parrocchiale si è subito attivata cercando delle risposte. Grazie ad un efficace lavoro di rete tra Caritas Diocesana, Caritas parrocchiale, parroci e volontari del territorio diocesano, si è intravista una soluzione: la disponibilità di una casa dotata dei requisiti minimi di idoneità abitativa.
Un parroco della nostra diocesi, proprietario di una casa disabitata, in accordo con i suoi consanguinei, ha deciso di donare questo alloggio alla famiglia in questione.
Il primo dicembre c.a. dopo aver ultimato tutte le pratiche burocratiche, legali ed economiche, alla presenza della famiglia donataria, di quella destinataria, del referente parrocchiale e della Caritas diocesana sono state consegnate le chiavi dell’abitazione, con commozione e soddisfazione di tutti per aver risolto uno dei problemi maggiori che oggi affligge molte famiglie.
Grande merito va alla Caritas parrocchiale che con grande dedizione e determinazione ha preso in carico le difficoltà di questa famiglia ricercando e trovando soluzioni concrete.
La gratuità del gesto del donatore ha sorpreso tutti!
Il problema è proprio questo: ciò che dovrebbe essere naturale non lo è più e la rarità di questi gesti riesce ancora a sorprenderci. Infatti, come ci incoraggia il nostro Papa: “La negatività è contagiosa, ma anche la positività; la disperazione è contagiosa, ma anche la gioia è contagiosa: non seguite persone negative, ma continuate ad irradiare intorno a voi luce e speranza! E sapete che la speranza non delude, non delude mai!”
E’ compito di ogni singolo uomo, prete o laico, credente e non, contribuire a cambiare la situazione di chi ha meno di noi, mettendoci a disposizione e offrendo in semplicità quello che siamo in grado di donare.
Se “il bene è contagioso”, come dice Papa Francesco, allora noi ci auguriamo di poter raccontare ancora tante altre storie come questa che rallegrano i nostri vissuti quotidiani.
Chi sono
Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com
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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"
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