domenica 9 agosto 2009

Teatri di pietra si conclude tra gli applausi.

Una serata, quella di ieri 7 agosto, dedicata alla più intima identità del popolo siciliano attraverso l'uso della sua lingua e che ha rappresentato il penultimo appuntamento della rassegna "Teatri di Pietra", presso la chiesa di S. Ippolito, aperta per la prima volta nella sua storia.
Carlo Muratori, un tempo collaboratore del più grande poeta in siciliano del Novecento, Ignazio Buttitta, attraverso i versi del poeta di Bagheria e quelli di altri poeti o di canzoni popolari ha tirato fuori nel pubblico presente, una memoria che sembrava scomparsa: quella della cultura siciliana fatta di grandi passioni, di amore e morte.
Muratori, canto, chitarre e voce recitante, accompagnato da Maria Teresa Arturia alla fisarmonica e da Francesco Bazzano alla batteria e percussioni ha saputo interpretare testi drammatici (oltre a quelli di buttitta, anche "U piscispata" di Domenico Modugno) e allegri testi popolari dei quali ha fatto l'esegesi conferendo loro una dignità che ai più sfugge.
Attraverso la sensibilità recitativa e la sanguigna interpretazione musicale di Muratori, sul palco è rinata la parola dei grandi poeti e cantori siciliani degli ultimi secoli.
Un incontro irripetibile che, modulato su vari registri artistici, ha restituito “alla piazza” l’incanto, la rabbia e il fascino di una terra unica e dei suoi più autentici interpreti.
Particolarmente toccante l'interpretazione di "Lu trenu di lu suli" poesia di Buttitta che racconta la storia di una famiglia di un minatore tra quelli morti nella tragedia di Marcinelle.
Finale della serata allegro con il pubblico a battere le mani e fare cori sulle note di alcune canzoni popolari tra le più note.
E in chiusura lunghi applausi come è successo per tutti gli spettacoli di questa riuscita rassegna che chiude domenica 9 alle 21.30 sempre nella chiesa di S. Ippolito con "Omaggio alla Sicilia", concerto spettacolo di Miriam Palma che coniuga la ricerca vocale alla tradizione orale della Sicilia

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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