Sustentat ne cadat!E’ una frase latina che fa mostra di sé in una delle più belle chiese di Piazza Armerina, ai curiosi il suggerimento di scoprire dove si trova la didascalia.
Quello, comunque, che più importa è l’immagine di sostegno alla quale la massima è legata.
E’ arrivato, infatti, il momento che le forze positive del paese riprendano in mano la situazione: che sostengano appunto l’impianto delle regole della convivenza civile che hanno sempre contraddistinto la nostra storica città normanna. Inciviltà e maleducazione imperversano?!
Questo sembra diventato il paese de “ Il mio diritto è mio e quello degli altri è pure mio!”; è questo quel filo rosso che collega in maniera poco apparente, ma sostanziale la mentalità balorda e criminogena di bulli, maleducati, delinquenti, incivili; tutte quelle persone, insomma, che credono di essere titolari solo di diritti e vedono gli altri titolari solo di doveri, quali altri? Gli altri: gli anziani, i disabili,i più deboli, le persone più educate, la brava gente, la società civile per l’appunto.
Da criminologo normocentrico ( La scuola criminologica del Prof. G.V. Pisapia n.d.r.) comincio ad allarmarmi dell’andazzo ir-regolare della convivenza sociale; tant’è che uno sparuto manipolo di devianti, una sparuta minoranza di gente problematica o vaistasa ( termine baariuoto n.d.a.) riescono a rendere fastidiosa la vita alla maggioranza dei cittadini.
Non ci si nasconda come gli struzzi poiché le cronache dei giornali non vanno dimenticate: l’attacco a luoghi e a persone simboliche dell’organizzazione sociale e a parti di essa non va sottovalutata, così come lo stato disordinato degli spazi collettivi della città.
Il senso della sregolatezza nel sistema della città tende ad aumentare il senso dell’insicurezza individuale e per conseguenza la temperatura dell’aggressività collettiva, e con questa frase abbiamo citato l’analisi sociologica sulle città di un grande antropologo come Corradini: sic!
La politica ed i politici li ho visti silenti,rispetto a questo subdolo sgretolarsi della convivenza civile, salvo che qualche nota mi sia sfuggita, essendo spesso per motivi di lavoro fuori sede, e in tale ipotesi mi scuso anticipatamente con cotali persone, associazioni, partiti, etc.
Ciò che non mi è sfuggito sicuramente è invece la grande sensibilità dimostrata, sul campo dell’ordine sociale, dagli uomini delle forze dell’ordine operanti nel territorio della città e dai loro Dirigenti, a questi va dato il merito di avere capito, forse più di altri deputati a farlo, il pericolo subdolo di questo modus vivendi che rischia di avvolgere la città in un bozzolo da cui non nascerà sicuramente una farfalla, ma un mostro collettivo. Il punto è che il loro impegno rischia di diventare quasi vano se li lasciamo soli, senza il grazie “espresso” della cosiddetta società civile e l’esercizio da parte di questa del controllo civico.
Grazie al Cielo sempre importante è il ruolo della Chiesa rispetto all’Etica della convivenza sociale,in forza della capillare presenza nel territorio con le Sue Parrocchie, gli oratori, i gruppi scouts, la Caritas, l’Azione Cattolica ed i suoi Catechisti, la presenza del Clero, ma è sforzo non bastevole, specie in questa fase della vita della città! Necessario diventa l’impegno sinergico di laici e di cristiani nel sociale.
Occorre un grande progetto educativo, collettivo, condiviso e sinergico che lavori per il recupero di condotte civili e comportamenti eterocentrici; non possiamo lasciare questo compito titanico solo sulle spalle della Chiesa, delle Forze dell’Ordine e della Stampa. Sveglia: Sustentat ne cadat!
Foto in alto: Santo Pecoraro, Sociologo
Quello, comunque, che più importa è l’immagine di sostegno alla quale la massima è legata.
E’ arrivato, infatti, il momento che le forze positive del paese riprendano in mano la situazione: che sostengano appunto l’impianto delle regole della convivenza civile che hanno sempre contraddistinto la nostra storica città normanna. Inciviltà e maleducazione imperversano?!
Questo sembra diventato il paese de “ Il mio diritto è mio e quello degli altri è pure mio!”; è questo quel filo rosso che collega in maniera poco apparente, ma sostanziale la mentalità balorda e criminogena di bulli, maleducati, delinquenti, incivili; tutte quelle persone, insomma, che credono di essere titolari solo di diritti e vedono gli altri titolari solo di doveri, quali altri? Gli altri: gli anziani, i disabili,i più deboli, le persone più educate, la brava gente, la società civile per l’appunto.
Da criminologo normocentrico ( La scuola criminologica del Prof. G.V. Pisapia n.d.r.) comincio ad allarmarmi dell’andazzo ir-regolare della convivenza sociale; tant’è che uno sparuto manipolo di devianti, una sparuta minoranza di gente problematica o vaistasa ( termine baariuoto n.d.a.) riescono a rendere fastidiosa la vita alla maggioranza dei cittadini.
Non ci si nasconda come gli struzzi poiché le cronache dei giornali non vanno dimenticate: l’attacco a luoghi e a persone simboliche dell’organizzazione sociale e a parti di essa non va sottovalutata, così come lo stato disordinato degli spazi collettivi della città.
Il senso della sregolatezza nel sistema della città tende ad aumentare il senso dell’insicurezza individuale e per conseguenza la temperatura dell’aggressività collettiva, e con questa frase abbiamo citato l’analisi sociologica sulle città di un grande antropologo come Corradini: sic!
La politica ed i politici li ho visti silenti,rispetto a questo subdolo sgretolarsi della convivenza civile, salvo che qualche nota mi sia sfuggita, essendo spesso per motivi di lavoro fuori sede, e in tale ipotesi mi scuso anticipatamente con cotali persone, associazioni, partiti, etc.
Ciò che non mi è sfuggito sicuramente è invece la grande sensibilità dimostrata, sul campo dell’ordine sociale, dagli uomini delle forze dell’ordine operanti nel territorio della città e dai loro Dirigenti, a questi va dato il merito di avere capito, forse più di altri deputati a farlo, il pericolo subdolo di questo modus vivendi che rischia di avvolgere la città in un bozzolo da cui non nascerà sicuramente una farfalla, ma un mostro collettivo. Il punto è che il loro impegno rischia di diventare quasi vano se li lasciamo soli, senza il grazie “espresso” della cosiddetta società civile e l’esercizio da parte di questa del controllo civico.
Grazie al Cielo sempre importante è il ruolo della Chiesa rispetto all’Etica della convivenza sociale,in forza della capillare presenza nel territorio con le Sue Parrocchie, gli oratori, i gruppi scouts, la Caritas, l’Azione Cattolica ed i suoi Catechisti, la presenza del Clero, ma è sforzo non bastevole, specie in questa fase della vita della città! Necessario diventa l’impegno sinergico di laici e di cristiani nel sociale.
Occorre un grande progetto educativo, collettivo, condiviso e sinergico che lavori per il recupero di condotte civili e comportamenti eterocentrici; non possiamo lasciare questo compito titanico solo sulle spalle della Chiesa, delle Forze dell’Ordine e della Stampa. Sveglia: Sustentat ne cadat!
Foto in alto: Santo Pecoraro, Sociologo