Caro Agostino,
considerato l'elevato interesse che può offrire agli appassionati della Giostra del Saraceno del nostro Palio dei Normanni e soprattutto agli addetti ai lavori t'invio , con invito a pubblicarla sul Tuo Blog, la relazione in allegato.
Desidero inoltre ricordare ai Tuoi lettori la notevole riforma sullo svolgimento della Giostra del Saraceno operata dal sottoscritto, congiuntamente alla Commissione "Giostra" composta da Filippo Rausa, Rosario Paternicò, Salvo Sinagra, Salvatore Arena, Dario Di Seri, Sebastiano Pitta nell'anno 2005/2006 ed insediatasi dopo la effettuazione, al Teatro Garibaldi, del Convegno Nazionale "Tutela e benessere del cavallo nelle manifestazioni storiche" .
Grazie
Fabrizio Tudisco
Convegno “Dalla sella alla sabbia: al galoppo verso il futuro”
LE PATOLOGIE TRAUMATICHE DEL CAVALLO ATLETA :
CORSE REGOLARI E PALII A CONFRONTO
Stefano Zanichelli, Benedetta Botti, Giulia Lipreri
Sezione di Clinica Chirurgica Veterinaria e Medicina d’Urgenza - Dipartimento di Salute Animale - Facoltà di Medicina Veterinaria - Università degli Studi di Parma
Introduzione
Le competizioni equestri hanno storia antichissima: in tempo di pace i cavalieri si allenavano lungamente per poi cimentarsi in tenzoni, anche mortali per loro ed i propri i cavalli, per dimostrare le proprie capacità equestri, di combattenti e di uomini sprezzanti il pericolo. Il popolo poteva godere di questi spettacoli, anche cruenti, come momento di contatto con quei potenti che spesso li soverchiavano tutto l’anno, godendo delle loro vittorie o delle loro sconfitte. I cavalieri appartenevano tutti alla nobiltà, la casta dominante, od agli alti ranghi militari e solo a questi era consentito gareggiare.
Le giostre equestri, nate nel medioevo, cominciarono a portare il popolo tutto a partecipare sempre meno marginalmente alla competizione: i rioni e le contrade di paesi vicini o anche di una stessa città erano i protagonisti della tenzone e sempre più il popolo si sentiva coinvolto, diventando parte attiva ed attore della festa.
I Palii affondano le proprie radici nel medioevo e con alterne vicende e fortune sono giunti fino a noi.
Nel corso degli ultimi 20 anni le cosiddette corse cittadine o rievocazioni storiche, o come vengono definite dalla recente ordinanza ministeriale, meglio conosciuta come “Ordinanza Martini”, “manifestazioni popolari pubbliche o private nelle quali vengono impiegati equidi, al di fuori degli impianti e dei percorsi ufficialmente autorizzati” hanno avuto un notevole risalto, tanto da creare un importante interesse nell’opinione pubblica.
Spesso le accuse che vengono mosse nei confronti di queste manifestazioni, anche da parte dei mass media sono pesanti: “Stop alle mattanze, alle morti bian¬che di cavalli, fantini e spetta¬tori. Alle corse spaccaossa. Ba¬sta con terreni di gara perico¬losi e con l’assenza di control¬li”, ancora “In queste “gare” ai cavalli ne succedono di tutti i colori: arrivano letteralmente ripieni di sostanze eccitanti e antidolorifici, così come i cavalieri ( non riesco neanche a definirli fantini), e sono obbligati a correre, magari di notte, su terreni fatti di sanpietrini o con buche segazampe. Se “si spaccano” chissenefrega: una pistolettata in testa e avanti un altro”.
Occorre precisare che per corse regolari si intendono le corse o le manifestazioni ippiche ed equestri che rientrano in regolamenti di associazioni riconosciute quali UNIRE, FEI, FISE, ecc., mentre per corse non regolari si intendono quelle al di fuori da tali circuiti: per nessun motivo, come qualcuno ha scritto “.. nell'ambito di queste gare l'esistenza di un sottobosco di personaggi malavitosi coinvolti nella somministrazione di sostanze dopanti ai cavalli o nell'organizzazione di scommesse clandestine.. “, debbono essere confuse con le corse clandestini che sono un atto delittuoso e criminale.
Come detto in precedenza, di pari passo con il divulgarsi di queste manifestazioni è aumentata la coscienza relativamente al benessere degli animali utilizzati e le coscienze animaliste ed una buona parte della opinione pubblica ha iniziato, a torto o a ragione, ad individuare in queste competizioni, e quindi a denunciare pubblicamente, situazione di maltrattamento, di crudeltà, di pratica illegali di trattamenti (doping), di pericolosità verso gli animali utilizzati; i dati riportati circa gli incidenti ed i cavalli morti sono la ciliegina finale di sicuro impatto mediatico.
Le associazioni animaliste da anni denunciano che i Palii, in generale, sono «crudeli» e pericolosi per cavalli, fantini e spettatori. Secondo la Lav (Lega Anti Vivisezione), dal 1970 a oggi 48 cavalli sono morti in seguito alla corsa e dal 1970 al 2006 si è avuta la soppressione di circa 1,3 cavalli a manifestazione.
Alla luce di queste affermazioni, al fine di confermarle o smentirle, risulta interessante affrontare l’argomento da un punto di vista epidemiologico e porre a confronto l’insorgenza e l’entità di “eventi catastrofici” che si verificano nelle corse ufficiali e nelle manifestazioni storiche.
Va detto infatti che, nonostante le corse dei cavalli, tutte, rappresentino da sempre un’attrattiva dal fascino indiscusso, caratterizzate da un’elevata spettacolarità e da un elevato impatto socio-economico, non bisogna dimenticare la elevata incidenza di infortuni.
Gli incidenti che si verificano durante le competizioni o durante l’allenamento rappresentano un oggetto di discussione riguardo il benessere del cavallo; negli ultimi anni, il mondo scientifico ha cominciato ad analizzare le lesioni ortopediche “professionali” del cavallo sportivo partendo da un’ottica preventiva, con lo scopo di ridurre le perdite economiche e di migliorare la sicurezza e il benessere del cavallo da corsa.
Materiali e metodi
Lo studio, dopo un’attenta ricerca bibliografica relativa alla epidemiologia degli incidenti catastrofici descritti dal mondo scientifico internazionale, specie nelle corse di galoppo, ha preso in considerazione gli incidenti accorsi nelle manifestazioni storico cittadine negli ultimi vent’ anni.
Le manifestazioni storiche sono state suddivise in base alla loro tipologia in Palio, inteso come competizione nella quale si usano cavalli cavalcati a pelo (in antico anche scossi) che deve il suo nome al premio al vincitore (una pezza di panno di fine raso/seta) e Giostra o Quintana intendendo invece tutte quelle manifestazioni con la lancia dove i cavalieri corrono l’uno contro l’altro od anche da soli cercando di colpire una figura in legno o in ferro o infilare degli anelli (Quintana è la strada del quartiere dei cavalieri nell’accampamento militare romano sulla quale i cavalieri si allenavano. Tale distinzione risulta assolutamente importante per quanto riguarda la dinamica della competizione e la possibilità che si verifichino eventi catastrofici. Tra i Palii sono stati raccolti i dati delle manifestazioni che si svolgono a Siena, Legnano, Ferrara e Asti, mentre per le giostre sono state considerate Faenza, Sulmona e Foligno.
Il periodo considerato copre un intervallo di vent’anni (1990 – 2009). Per ogni manifestazione sono stati considerati i cavalli partecipanti sia alle prove ufficiali che alla corsa propria e gli eventi traumatici accaduti. Il numero dei soggetti e gli incidenti accaduti sono dapprima stati sommati al fine di poter essere messi a confronto con gli altri dati raccolti per altre competizioni in Italia e nel mondo e successivamente sono stati analizzate manifestazione per manifestazione per analizzare in modo più specifico gli eventi e ricercare le eventuali cause o fattori di rischio.
Per due manifestazioni, Siena e Foligno, i dati sono stati ulteriormente suddivisi in decenni (per Siena sono stati raccolti i dati degli ultimi 40 anni) con lo scopo di mettere in evidenza eventuali variazioni della percentuale di incidenti con le modifiche apportate ai regolamenti di gara.
Tale analisi ci permette di vedere gli eventuali risultati dopo modifica dei fattori di rischio.
Risultati
La prima fase di uno studio epidemiologico, nel contesto degli infortuni durante le corse, è rappresentata da un’analisi delle lesioni e della loro incidenza nella popolazione studiata.
Da tali studi emerge che le principali cause di mancata partecipazione alle gare dei Purosangue hanno evidenziato come prima responsabile la zoppia, seguita dai problemi respiratori: dal 53% all’ 82% dei cavalli ha manifestato zoppia di gradi diversi durante una stagione e nel 20% dei casi la zoppia ha impedito la partecipazione alle gare., mentre dall’ 11% al 20,5% è la percentuale di problemi respiratori (tab.1).
Lesioni che interessano l’apparato muscolo-scheletrico sono state identificate anche come principale causa di incidenti mortali durante le gare (Vaughan and Mason 1976; Johnson et al. 1994) e di abbandono della carriera agonistica.
Tabella 1-Principali cause di mancata partecipazione alle gare e di perdita di giorni di allenamento
Nelle tabelle, 3, 4 e 5 sono riportati i risultati di diversi studi epidemiologici condotti negli ultimi anni.
Tabella 2- Rischio di incidenti mortali calcolato nei principali ippodromi del mondo (valore calcolato su 1000 partenze)
Tabella 3- Rischio di frattura calcolato nei principali ippodromi del mondo (valore calcolato su 1000 partenze)
Tabella 4 - Frequenza delle principali fratture (calcolata per 1000 partenti) nei diversi tipi di corsa disputati nel Regno Unito (Parkin et al. 2004a)
Tabella 5- Rischio di lesioni alle strutture teno-desmiche durante la competizione (calcolato su 1000 partenze)
Situazione in Italia
Le informazioni relative alla situazione italiana sono scarse, incomplete e frammentarie ed è molto difficoltoso reperire dati ufficiali relativi ai traumi gravi che subiscono i cavalli durante le corse regolari; poco o niente poi si sa sul recupero o meno dei cavalli una volta allontanati dall’ippodromo. L’UNIRE aveva iniziato, qualche anno fa, una indagine sugli infortuni avvenuti in pista, ma ben presto rinunciò alla raccolta, in quanto i dati, che venivano comunicati dai vari commissari delle corse, erano assolutamente insufficienti, incompleti e non rispondenti alle necessità di una banca dati.
L’unico lavoro reperito relativamente alla situazione in Italia è di De Iuliis et al. (2005). Il lavoro analizza il numero e le tipologie di incidenti avvenuti negli ippodromi italiani, sia di trotto che di galoppo, in un periodo di tempo compreso tra aprile 2003 e marzo 2004. I cavalli coinvolti nelle corse regolari, trotto e galoppo, nel periodo di tempo considerato sono circa 207.000.
Il numero di cavalli infortunati gravemente nelle corse di galoppo è di 175 su 51.073 partenti (percentuale di infortuni sul totale dei cavalli impegnati è dello 0,34%), di cui 29 furono immediatamente sottoposti ad eutanasia (percentuale di morti sul totale dei cavalli 0,054%).
Nel trotto i numeri non sono molto differenti, il numero di cavalli infortunati è di 506 su un totale di 156.183 partenti (percentuale di infortuni sul totale dei cavalli impegnati è dello 0,32%), di cui 3 furono immediatamente soppressi (percentuale di morti sul totale dei cavalli 0,002%).
E’ da sottolineare il fatto che non si sa nulla circa lo stato dei cavalli infortunatisi in pista e non immediatamente abbattuti, ma riportati nelle scuderie di provenienza. Alcuni di loro sono ritornati a correre, altri non hanno più corso, e di questi non si è venuti a conoscenza del loro destino.
Inoltre, non si è a conoscenza degli infortuni avvenuti in allenamento: eventuali traumi subiti dai cavalli nel lavoro preparatorio non sono assolutamente né documentati né pubblicati.
Il lavoro di De Iuliis et al. (2005) prende anche in considerazione le cause degli infortuni: fratture, lussazioni, rotture tendinee e/o legamentose, problemi cardiovascolari e respiratori sono le maggiori cause di morte. Relativamente alle fratture, secondo De Iuliis et al., il 66,6% riguarda gli arti (57,5% la porzione distale, mentre il 9,1% la porzione prossimale), il 6,1% riguarda la colonna vertebrale e il 3% coinvolge il bacino.
Manifestazioni storiche
Nelle tabelle 6 e 7sono riportati il numero dei cavalli partecipanti ed il numero degli incidenti sia per quanto riguarda i Palii (3615 cavalli e 31 incidenti) che le Giostre (2832 e 7).
La percentuale di cavalli infortunati risulta rispettivamente di 0,8 e di 0,24.
Tabella 6 Tabella 7
Nei successivi grafici (8, 9, 10, 11, 12, 13 e 14) sono indicate le percentuali di incidenti accaduti nelle manifestazioni prese in considerazione.
Tabella 8 Tabella 9
Tabella 10 Tabella 11
Tabella 12 Tabella 13
Tabella 14
Fattori di rischio
L’obiettivo finale degli epidemiologi è quello di identificare fattori di rischio che siano associati a questi eventi e che, una volta modificati, possano ridurre la probabilità che gli infortuni stessi si verifichino (Parkin 2005).
Molti dei fattori di rischio che sono stati identificati non sono modificabili e c’è la possibilità che alcuni non siano effettivamente legati da un rapporto causale con l’evento patologico. Ad esempio, il sesso del cavallo è stato spesso identificato come fattore di rischio per lesioni. Tuttavia non è realistico aspettarsi che venga impedito ad un cavallo di correre perché maschio o femmina, con lo scopo di ridurre il rischio di lesione.
I fattori di rischio modificabili hanno un valore maggiore rispetto a quelli non modificabili, se si considera l’obiettivo finale della prevenzione/riduzione delle lesioni (Parkin, 2008).
E’ possibile classificare i fattori di rischio in diverse categorie:
• relativi al cavallo (conformazione, pareggio e ferratura, fenomeno della fatica, sesso, età, effetto “prima gara”, patologie pre-esistenti)
• relativi all’allenamento (intensità dell’esercizio, ripresa dell’allenamento dopo un periodo di riposo)
• relativi alla gara (tipo di corsa, lunghezza della gara, numero di partecipanti, categoria della gara)
• relativi al terreno di gara e di allenamento
Fattori di rischio relativi al cavallo: la CONFORMAZIONE di un cavallo deve essere considerata come uno dei fattori più importanti per la salute degli arti, in grado di condizionare la lunghezza della carriera agonistica di un cavallo.
L’ETA’ del cavallo da corsa è sempre stata considerata un importante fattore di rischio, presente in tutti i modelli analitici.
Il rischio generale di lesioni che interessano l’apparato muscolo-scheletrico aumenta con l’aumentare dell’età del cavallo, sia che si considerino le corse in piano, sia le corse ad ostacoli (Williams et al., 2001).
Lo studio di Perkins et al. (2005) ha rilevato un leggero aumento del rischio di lesioni catastrofiche nel periodo che va dai 2 ai 4 anni di età, seguito poi da un aumento molto più significativo del rischio dopo che i cavalli hanno raggiunto i 5 anni (Perkins et al., 2005).
Considerando le lesioni che coinvolgono le strutture teno-desmiche, uno studio recente ha evidenziato che il rischio di tendinite del tendine flessore superficiale delle falangi aumenta di circa 2 volte nei cavalli di 3 anni e di 2,88 volte in quelli di 5 anni, rispetto al rischio nei 2 anni;
il rischio di desmite del legamento sospensore del nodello, invece, aumenta di 2 volte nei cavalli di 3 e 4 anni, mentre è stato registrato un aumento di 5,07 nei cavalli che hanno raggiunto i 5 anni (Kasashima et al.,2004).
Di conseguenza, risulta difficile attribuire una relazione causale diretta tra età e lesioni dell’apparato muscolo-scheletrico (Perkins et al., 2005a).
È quindi più opportuno considerare che una combinazione di danni dovuti all’età, all’esercizio e alla diminuita capacità adattativa di alcune strutture contribuisce ad aumentare il rischio di infortuni nel galoppatore (Lam, Parkin et al.,2007).
Dati ottenuti da diversi studi sostengono l’ipotesi che i cavalli che gareggiano per la prima volta in un NUOVO TIPO DI GARA o che comunque stanno affrontando il loro primo anno di gare, si trovano in una condizione di rischio superiore, soprattutto per quanto riguarda gli incidenti catastrofici (Henley et al., 2006, Parkin et al., 2004d).
Dopo il primo anno di gare, il rischio si riduce, ma, in seguito, aumenta dopo 5 anni.
Fattori di rischio relativi all’ allenamento: l’allenamento è un fattore di rischio modificabile e, proprio per questo, riveste un’importanza fondamentale.
I dati ottenuti dagli studi epidemiologici, e dal mondo scientifico in generale, possono trovare applicazione concreta e diretta nella identificazione di nuovi programmi di allenamento volti a ridurre il rischio di infortuni nel Purosangue da corsa. Molti studi hanno analizzato in modo dettagliato due aspetti dell’allenamento che sembrano essere altamente correlati con il rischio di infortuni: l’intensità dell’esercizio e la ripresa dell’attività dopo un periodo di riposo (lay-up period).
Fattori di rischio relativi alla gara: è stata rilevata una correlazione tra maggior numero di partecipanti ad una corsa e aumentata probabilità di frattura. Per ogni cavallo aggiunto nella gara, è stato calcolato un incremento della probabilità di frattura di 1,1 volte.
Parkin et al. (2004b) hanno dimostrato che passando da una gara con 7 partecipanti ad una con 13, il rischio di frattura è aumentato di 1,8 (1,1 ) volte.
L’aumento del rischio può essere spiegato dal maggior livello di competitività e dalla maggiore probabilità di interazioni tra i cavalli.
Tuttavia, anche in questo caso come per la lunghezza della gara, bisogna considerare che un maggior numero di partecipanti risulta anche in un maggior numero di soggetti esposti al rischio: di conseguenza, la correlazione potrebbe non essere significativa.
Diversi studi hanno preso in considerazione anche la categoria della gara come possibile fattore di rischio. Nel mondo delle corse un numero ristretto di gare è riservato ai fantini dilettanti o a quei fantini che non hanno ancora ricevuto la licenza di professionisti.
Parkin et al. (2004c) ha evidenziato che in corse come queste, in cui i fantini professionisti non possono partecipare, il rischio di lesione della porzione distale degli arti è 3 volte superiore rispetto al rischio rilevato nelle corse riservate ai professionisti.
Chiaramente, i fantini dilettanti hanno minore esperienza ed è quindi probabile che abbiano minore capacità di riconoscere un problema nel cavallo che stanno montando.
Un fantino professionista, invece, avendo più esperienza, dovrebbe anche avere maggiore sensibilità riguardo il movimento del cavallo; di conseguenza, ha maggiori probabilità di riconoscere i primi segni di sofferenza del cavallo. La scelta di ritirare dalla corsa un cavallo che, molto probabilmente, non è in una condizione fisica ottimale, può prevenire una possibile incidente catastrofico (Parkin et al., 2004c.)
Fattori di rischio relativi al terreno
Il terreno di lavoro rappresenta tutt’oggi un’importante area di ricerca, in ogni specialità equestre. Dalle caratteristiche del terreno dipendono molti fattori: il rischio di infortuni, la qualità della prestazione e il buon svolgimento della competizione.
Il terreno sul quale gareggiano e si allenano i cavalli è da considerare un fattore di rischio modificabile e, proprio per questo, riveste grande importanza. In base alle condizioni della superficie, il fondo può essere classificato nel seguente modo: veloce (superficie molto dura); buono (superficie dura); morbido/allentato; lento (superficie molto umida, condizionata dalla pioggia); pesante (superficie con molta acqua) (Anon, 2006).
Nella disciplina del galoppo i fondi possono essere in erba, in sabbia e “all weather” (materiale sintetico che resiste ad ogni condizione meteorologica e che richiede ridotte operazioni di mantenimento).
Da uno studio condotto da Boden et al. (2007) è emerso che le condizioni del terreno sono un importante fattore di rischio: il rischio di infortunio aumenta in presenza di terreni più duri. Questi rilevamenti concordano con altri studi precedenti: Bailey et al. (1998), Williams et al. (2001) hanno infatti dimostrato un’aumentata probabilità di lesioni muscolo-scheletriche su terreni con minor contenuto d’acqua, classificati come veloci. Allo stesso modo, Parkin et al. (2004 b,c) afferma che, se comparata ad una su terreno pesante e morbido, in una gara che si svolga su un terreno da veloce a molto veloce (con superficie molto dura) ci sarà un rischio 2,6 volte maggiore di assistere ad una frattura e, in particolare, un rischio 5 volte superiore di evidenziare una frattura del condilo laterale dell’osso metacarpale III (Tabella 15)
Tabella 15
Secondo recenti studi volti alla tutela del cavallo e a garantire il massimo livello tecnico, la tipologia del terreno in sabbia si differenzia tra un campo gara e un campo di allenamento. Il terreno di allenamento, in termini di consistenza, deve essere più comodo, e ammortizzante, adatto ad un lavoro prolungato e che non sforzi le articolazioni.
Il terreno di gara, invece, deve essere elastico, compatto e rispondente, adatto ad una prestazione breve e in grado di garantire una buona presa e un facile stacco da terra. Rispetto a un terreno di lavoro, l’orma lasciata dal cavallo sul terreno di gara è meno profonda.
Palio di Siena e Giostra della Quintana di Foligno
Considerando gli ultimi 40 anni del Palio di Siena e suddividendo i dati in decenni si nota una significativa riduzione degli incidenti catastrofici che passano da 2,62 % del decennio 1980 – 89 allo 0,53 % del periodo 2000 – 2009 (tabella 16)
Tabella 16
Queste significative variazioni sono sostanzialmente legate all’ individuazione di dtereminati fattori di rischio e relative loro modifiche, come ad esempio:
1988: istituzione delle pre - visite volontarie
1992: regolamentazione delle prove “di notte”
1994: pre – visite obbligatorie
1998: sostituzioni delle vecchie protezioni nelle curve con materassi a deformazione progressiva
2000: istituzione dell’ Albo dei cavalli da Palio
2001: esclusione dei PSI dalla corsa e sostituzione con i mezzosangue
Relativamente alla Quintana di Foligno la significativa diminuzione degli incidenti catastrofi è legata alla istituzione nel 2000 della Commissione veterinaria e alle modifiche importanti della pista con la realizzazione di curve paraboliche e terreno in sabbia (tabella 17)
Tabella 17
Conclusioni
I dati raccolti ci permettono di affermare inconfutabilmente che in tutte le competizioni sportive in cui si fa uso di cavalli esiste il rischio di incidenti catastrofici.
Quello che è risultato interessante è verificare che la percentuale di tali incidenti che accadono nelle corse storiche non si discosta di molto da quanto succede nel mondo delle corse cosidette regolari. E’ importante ribadire che, pur non negando la pericolosità delle corse non regolari, sarebbe interessante che il benessere dei cavalli fosse un valore in sé e fosse valutato allo stesso modo nelle gare ufficili e si cercasse di essere meno emotivi sparando dove capita, magari proprio dove, in rapporto alla difficoltà della prestazione, si mettono in atto molte più misure preventive.
Nell’ultimo decennio si è evidenziata una crescente attenzione per le “patologie professionali” nei cavalli atleti. La vera sfida, oggi, risulta essere l’implementazione dei programmi di prevenzione. L’identificazione delle lesioni, la valutazione della loro incidenza, l’identificazione di fattori di rischio e la comprensione dei meccanismi patogenetici sono le premesse fondamentali per la prevenzione delle lesioni ortopediche e per aumentare la sicurezza e il benessere del cavallo da corsa.
Una stretta collaborazione tra proprietari, allevatori, fantini, veterinari, epidemiologi e responsabili dei regolamenti si rende necessaria nel fornire molte informazioni riguardo i fattori di rischio associati.
È stato ampiamente dimostrato che molte delle lesioni che si verificano nei cavalli da corsa non sono il risultato di eventi accidentali casuali, ma l’esito di un processo patologico cronico, spesso associato ad un’usura eccessiva delle strutture corporee. Diversi studi epidemiologici hanno identificato la presenza di PATOLOGIE PRE-ESISTENTI come fattori di rischio importanti per diverse tipologie di infortunio nel cavallo da corsa (Cohen et al.,1997; Stover SM and Murray A, 2008).
È quindi possibile affermare che una precoce identificazione di lesioni subcliniche e un adeguato monitoraggio delle condizioni di salute del cavallo sono aspetti di importanza fondamentale per la prevenzione di ulteriori danni.
Chi sono
Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com
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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"
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