giovedì 26 maggio 2011

Tratto da: "I professionisti del potere".


Giacchino Giunta

Suggerito da Gioacchino Giunta
........dappertutto vedo servi felici:
uomini e donne che vivono contenti dei privilegi ottenuti servendo i potenti che comandano.
Dipendono da loro, rinunciano al loro cammino perchè sono lieti di potersi legare al carro dei potenti e calpestare chi gli attraversa la strada.
Sono servi perchè hanno barattato la libertà in cambio di privilegi,
e sono felici perchè non si rendono conto di ciò che hanno sacrificato.

Si accodano allegri alle carovane, mentre gli altri, da loro
compatiti o derisi, faticano a tirare avanti tra le curve e gli alti e bassi della vita.
Sostengono il gruppo dei potenti con il loro voto e godono delle ricompense che ne ricevono in cambio.
Questo è il dramma culturale che ha permesso a un piccolo gruppo di persone di conquistare un potere smisurato: questa cerchia ristretta di potenti, adulata da servi felici perchè aggira le regole, ottiene consenso perchè dispensa gratifiche, prospera nella misura in cui mina con abilità le basi della convivenza democratica.
Si è perso il senso del limite a tal punto che non si comprende più quale sia il male peggiore: se la protervia con cui i potenti esercitano il loro dominio o la passività con cui il popolo lo accetta.
In passato il potente si distingueva chiaramente dal popolo e la sua superiorità era certificata dalle apparenze, nessuno si sognava di scavalcare steccati.
Oggi, il desiderio di appartenenza al gruppo di comando si manifesta esteriormente, nel tenore di vita ostentato e nei comportamenti.
Invece di detestare l'arroganza del potere e di combatterla, il popolo tenta di praticarla come prova della propria ascesa sociale.
Lontano dalla vostra giungla c'è il mondo, quello degli uomini, quello vero, che voi avete rifiutato, che
vi spaventa e non vi appartiene perchè non vi è subalterno.
Voi, che avete preso tutto e siete rimasti con un pugno di mosche.
Voi, che nell'arco di una vita da strafottenti non siete riusciti non dico a capire, ma neppure a sospettare il buon senso della vita.

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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