lunedì 11 giugno 2012

Corpus Domimi. Il vescovo: E’ necessario riscoprire la ricchezza dell’ Eucaristia non solo per la rigenerazione delle nostre comunità cristiane ma per la rigenerazione della “città degli uomini”.

SS. CORPO E SANGUE DI CRISTO 2012 B
Carissimi confratelli, gentili autorità, fratelli e sorelle,
La solennità del Corpo e Sangue del Signore che celebriamo oggi ci riporta al senso più vero della gioia cristiana, in quanto nel partecipare alla mensa del Corpo e Sangue del Signore, ogni credente che riconosce nell'Eucaristia la presenza reale di Gesù Cristo, Figlio di Dio, Redentore dell'umanità, assapora la gioia più grande di essere uniti a Cristo mediante i segni del pane e del vino.
La festa del "Corpus Domini" ha lo scopo di suscitare la gratitudine e di tenere desta e viva la memoria del Signore, mentre noi rischiamo di essere ingrati e smemorati.
Nelle tre letture della liturgia ritorna con insistenza il tema dell’alleanza sancita col sangue.
L'Eucaristia attualizzazione per noi dell'Alleanza d'amore, sancita dall'effusione sacrificale del sangue e celebrata nel convito, è il cuore della nostra fede: ci da la certezza che l'amore di Cristo è più forte della morte.
Nella prima lettura l’alleanza che Dio ha stretto con il suo popolo sul monte Sinai è stata siglata col segno del sangue.
Alleanza significa comunione di vita, significa che Dio e l’uomo sono legati da un vincolo di appartenenza reciproca («lo sarò il vostro Dio e voi sarete il mio popolo»). Sperimentare l’alleanza significa non potere più pensare alla propria vita come solitaria e mettere un altro al centro delle proprie preoccupazioni, progetti, speranze.

La Lettera agli Ebrei, ci parla della novità del sacerdozio di Cristo, «sommo sacerdote dei beni futuri» (Eb 9,11), che entrò una volta per sempre nel santuario, procurandoci una redenzione eterna (cfr Eb 9, 12). Gesù Cristo, “mediatore di un’alleanza nuova» (Eb 9,15), stabilita nel suo sangue purifica «la nostra coscienza dalle opere di morte» (Eb 9,14) .

Tutta la vita di Gesù Cristo non è pensabile se non in funzione degli altri per i quali egli parla, agisce, vive, soffre, muore. Ma questa realtà di Gesù «uomo per gli altri» è che la rivelazione piena del «Dio con noi»; nell’amore premuroso e attivo di Gesù si rivela l’amore eterno e creativo del Padre.

Nel Vangelo di Marco Gesù proclama l’anticipazione del dono supremo della sua vita per noi che egli compie in un gesto di sovrana libertà e di estrema solidarietà:” Questo è il mio corpo, dato per voi; questo è il mio sangue, versato per voi”. E’ un gesto che anticipa gli avvenimenti della passione del Signore e ci offre la chiave per interpretarli nel modo giusto.

Con l’ultima cena, Gesù si sacrifica prima del sacrificio sulla croce, dona se stesso per la salvezza di tutta l’umanità prima che inizi il cammino della sofferenza che lo condurrà sul Golgota e che sfocerà nella sua resurrezione.

Lo spezzarsi del pane eucaristico è una anticipazione dello spezzarsi della vita di Gesù sulla croce , dove dal suo lato squarciato uscì sangue ed acqua, simbolo dei sacramenti della Chiesa.

Gesù Cristo , facendosi per noi cibo e bevanda, ci fa partecipare al suo sacrificio redentivo che porta pace e salvezza a tutto il mondo.

La nuova alleanza , fondata sullo spargimento del sangue di Cristo, attraverso la sua morte accettata nell'amore obbediente al Padre e nella solidarietà totale con gli uomini peccatori, é trasformata nel dono di una vita nuova.

In quanto convito di alleanza l'eucaristia è il memoriale pasquale di Cristo, agnello immolato.

Celebrare l'eucaristia in memoria di Gesù non è solo ricordare un avvenimento passato ma renderlo presente come evento salvifico a cui noi prendiamo parte.

Celebrare l’eucaristia vuol dire rispondere al comando di Gesù: «Prendete, questo è il mio corpo»; vuol dire, perciò, accettare la croce di Cristo come croce «per noi», coglierne il valore immenso di dono.

Celebrare l’eucaristia significa rinnovare l’alleanza con Dio fatta nel sangue di Cristo in una dimensione pubblica, di popolo. In essa noi diventiamo popolo di Dio, riconosciamo Gesù come nostro Signore morto per nostro amore e nello stesso tempo riconosciamo gli altri come nostri fratelli.

Gesù Cristo ci fa suoi commensali perché rinsaldiamo quell'unità con Dio e con i fratelli che solo il sangue della nuova e definitiva alleanza sa ricomporre.

Col suo invito a partecipare al banchetto eucaristico che è sacrificio di comunione Cristo oggi ci riconcilia col Padre, ci fa creature nuove capaci di offrire la nostra vita come sacrificio gradito al Signore, di rendergli grazie per le meraviglie che opera nella storia e di allacciare nuovi rapporti di comunione, di condivisione, di servizio.

Il rapporto verticale di amore che da Dio discende verso di noi fonda attraverso l’eucaristia una solidarietà orizzontale che è conseguenza del dono della sua vita che Gesù ci fa nell’eucaristia.

Il Signore chiede ai suoi amici di essere un solo corpo con lui, d’essere il cuore che vede, la mano che aiuta, l’orecchio che ascolta il grido di dolore. Ci è chiesto di lasciarci coinvolgere per gli altri.

La carità è il tratto identificativo dei cristiani, quella somiglianza che ci fa riconoscere familiari di Dio.

L’Eucaristia, che crea un circuito d’amore che ci sprona a vivere nella città dell’uomo come persone concordi, libere, coraggiose, che vogliono vivere la cittadinanza come “palestra di carità”.

Oggi accogliendo l’invito della Conferenza episcopale italiana, che con in fondi dell’0tto per mille ha già stanziato tre milioni di euro per gli abitanti dell’Emilia Romagna colpiti dal terremoto, vogliamo stringerci a questi fratelli e sorelle con la nostra preghiera, amicizia e generosità, tanto più necessarie e doverose in questa dolorosa circostanza perché tutti abbiamo bisogno di tutti: nessuno, mai, basta a se stesso. Anche in mezzo alle difficoltà dovute alla crisi economica forse possiamo dare con gioia a chi oggi è provata da eventi tragici.

E’ necessario riscoprire la ricchezza dell’ Eucaristia non solo per la rigenerazione delle nostre comunità cristiane ma per la rigenerazione della “città degli uomini”.

Facendoci allacciare nuovi rapporti di comunione, di donazione, di servizio l'Eucaristia ci rende membri del Corpo di Cristo, ci aiuta a fare di Cristo il cuore del mondo ed è per noi pegno sicuro della gloria futura.

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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