domenica 2 dicembre 2012

Il Vescovo ricorda i minatori ed i più deboli

​Santa Barbara 2012 Parco Minerario di Floristella Grottacalda​
Prima domenica di Avvento C
​Illustri autorità, fratelli e sorelle
Come vescovo della Diocesi di Piazza Armerina sono lieto di partecipare oggi a questa celebrazione.
​Con questa Celebrazione Eucaristica, in questa cappella di palazzo Pennisi, all'interno del parco minerario di Floristella -Grottacalda, vogliamo oggi onorare Santa Barbara , Vergine e Martire, patrona dei Minatori ma anche di tutti coloro che fanno lavori pericolosi a contatto con il fuoco come i Vigili del Fuoco , gli artificieri e i chimici.
Il presidente  ing. Giuseppe Lupo ha voluto dare come tema delal festa di oggi:"dagli ultimi …agli ultimi".
Facendo memoria del duro lavoro nelle miniere dei minatori e dei carusi, vogliamo ricordare gli ultimi di oggi: i giovani disoccupati e in cerca di lavoro,gli operai licenziati e in cassa integrazione, i tanti poveri che bussano alla porte delle nostre Caritas e di altre associazioni umanitarie e tutti i poveri del terzo mondo che soffrono a causa delle guerre, delle carestie e delle ingiustizie, gli immigrati  che alla ricerca  di un lavoro hanno trovato nel mar mediterraneo la loro tomba e gli altri immigrati ospitati in Sicilia nelle varie strutture di accoglienza che ,secondo una recente disposizione governativa, che speriamo venga ritirata, dovrebbero lasciare questi centri entro la fine del corrente anno.
In questi luoghi i nostri lavoratori hanno estratto zolfo  e altri minerali per molti  anni scavando chilometri di galleria   , garantendo il mezzo di sostentamento per  le loro famiglie . I minatori delle miniere di Floristella e Grottacalda  si distinsero per l'intelligenza, la laboriosità ed il coraggio, qualità imparate alla scuola di un lavoro duro e pericoloso. La loro vita poggiava sui valori di Dio, della famiglia e del  lavoro.
Oggi vogliamo anche ricordare tutti  i minatori , provenienti dalle nostre città che sono emigrati in altri paesi alla ricerca di un lavoro ed in particolare  136 minatori italiani e decine di lavoratori di altre nazionalità  che l'8 agosto  del 1956 , perdevano la vita nelle miniere di carbone di Marcinelle in Belgio.
Il lavoro fa parte della vocazione dell'uomo che risponde al disegno di Dio.  L'uomo non rapisce nessun fuoco agli dei se progredisce e cresce nella sua capacità tecnica e scientifica, perché lavoro e cultura appartengono alla natura dell'uomo così come l'ha voluto il suo creatore. L'uomo attraverso il suo lavoro completa l'opera della creazione perfezionando secondo un disegno di bellezza e di giustizia il mondo delle cose e realizzando attraverso il lavoro la propria umanità.
La dottrina sociale della Chiesa ci dice che il lavoro,  espressione di servizio generoso verso il prossimo, e' un mezzo perché l'uomo realizzi se stesso e non un fine a cui sacrificare la dignità umana.  
I minatori si organizzarono per difendere la dignità del loro lavoro. Vogliamo ricordare oggiparticolarmente due sacerdoti di Valguarnera: il sac. Giuseppe Lo Monaco che fondò nel 1900 la Lega deiZolfatai Democratici cristiani e anche Mons. Giacomo Magno Vicario Foraneo di Valguarnera nel 40° della sua morte, che fu molto vicino ai minatori e soprattutto ai "carusi della zolfara" a cui dedicò una poesia.
Oggi alla luce del mistero pasquale di Gesù Cristo morto e risorto e  dell'amore misericordioso del Padre ricordiamo  oggi tutti i lavoratori  morti per incidenti di lavoro in queste miniere o morti a causa del pesante lavoro di minatori di silicosi o di altre malattie contratte a causa del lavoro in miniera e tutte le vittime  di quelle che eufemisticamente si chiamano  "morti bianche". In  modo particolare vogliamo ricordare due operai morti in incidenti sul posto di lavoro:Francesco Romano morto a Gela nello stabilimento  dell'Eni e Francesco Zaccaria morto  nello stabilimento dell'ILVA di Taranto. Vogliamo ricordare anche gli immigrati morti nella traversata del mediterraneo e le vittime civili innocenti uccise da atti di guerra, di rivolte e di terrorismo in varie parti del mondo.
Con questa celebrazione vogliamo mettere in evidenza come dal ricordo dei morti e del duro lavoro dei minatori può iniziare una vita nuova per queste miniere  che non vengono considerate  dei ruderi da ignorare e dimenticare, ma vengano valorizzate come un bene culturale  , un patrimonio da custodire e una risorsa  importante per il nostro territorio, che ci aiuta a riscoprire le radici della nostra civiltà fatta di laboriosità, onestà , solidarietà, spirito di sacrificio, che trovano nella fede cristiana il loro senso ultimo.
La liturgia di questa prima domenica di Avvento ci fa vivere nell'attesa del Signore Gesù che viene e che ritornerà, facendoci rivivere efficacemente la Sua prima venuta nel Natale. È questa, infatti, la forza speciale dei sacramenti della Chiesa, che rendono presenti oggi i misteri cristiani che ebbero luogo nel passato.
 In questo modo, la storia è pienamente recuperata e diventa storia di salvezza nell'oggi di ogni giorno aperta alla speranza.
La  parola del profeta Geremia è un annuncio di speranza. Il Signore che viene ha la freschezza del germoglio che spunta , della vita che si rinnova, di un mondo nuovo, che appare all'orizzonte. La venuta del Signore è sempre buona notizia; Egli ha soltanto "promesse di bene" (Ger.33, 14).
Nel vostro quotidiano vagare nel deserto il Signore ci invita a sperare in Lui "nostra giustizia", di preparare, la sua venuta tenendo la lampada accesa  della fede, seminando il bene, la solidarietà fraterna attraverso la partecipazione attiva alla vita della  comunità  per fare della nostra città la "Gerusalemme nostra giustizia".
San Paolo invita e sollecita  ciascuno di "noi" e rimanere fedeli, saldi e irreprensibili sulla via segnata da Gesù fino al momento della Sua nuova venuta, a crescere e abbondare nell'amore vicendevole non solo tra fratelli nella fede ma anche "verso tutti" senza distinzione.
Tale amore di apertura e  accoglienza gratuita è ciò che piace al Signore Gesù e di cui  egli terrà conto nel giorno del giudizio dove egli accoglierà coloro che lo hanno accolto nell'affamato, nell'assetato, nell'ammalato,  nello straniero, nel carcerato.
San Luca nel vangelo ci presenta una situazione drammatica che incute ansia e paura.  I mali  minacciati  non si riferiscono direttamente alla fine del mondo, ma alla situazione attuale dell'umanità, con tutte le sue forme di negatività, provocate soprattutto dal peccato, che inquina tutti i rapporti umani: con Dio, con se stessi, con gli altri, con la natura. Le previsioni apparentemente catastrofiche del Vangelo non intendono terrorizzare nessuno, ma soltanto metterci in guardia da un pericolo costante: quello di dimenticare il nostro fine ultimo e il nostro rapporto con Dio.
L'umanità, immersa nel male e nel peccato, è incapace di salvarsi da sola, ha bisogno di un Salvatore . Non vi è infatti alcun male o situazione negativa che siano più forti di Lui. Questa è la bella notizia: la liberazione dal male è possibile, anzi è vicina. Basta guardare a Lui con fiducia: "Alzatevi e levate ilcapo perché la vostra liberazione è vicina!"" (v. 28).
   La nostra non è solo attesa, ma anche memoria di uno che è già venuto nel mistero del Natale che ci apprestiamo a celebrare  e  certezza della  presenza di Cristo che cammina con noi, al nostro fianco per dirci che la nostra liberazione è vicina (Lc 21,28).
Nella speranza di questa liberazione Santa Barbaraattraverso la sua vita testimoniò come la fede cristiana è capace di vincere l'odio del mondo..
Attraverso al sua verginità e il suo martirio essa affermò il primato di  Gesù Cristo suo sposo nella sua vita. Santa Barbara  nacque a Nicomedia in Turchia nel 273 d.C..  Tra il 286-287 Santa Barbara si trasferì presso la villa rustica di Scandriglia poiché il padre Dioscoro, fanatico pagano, era un collaboratore dell'imperatore Massimiano Erculeo. La conversione di Barbara alla fede cristiana provocò l'ira di Dioscoro, che la consegnò al prefetto Marciano con la denuncia di empietà verso gli dei e di adesione alla religione cristiana.
Durante il processo che iniziò il 2 dicembre 290 Barbara  si rifiutò di sacrificare agli idoli e si disse pronta a offrirsi in sacrificio a Cristo suo sposo ed esortò Dioscoro, il prefetto ed i presenti a ripudiare la religione pagana per abbracciare la Fede Cristiana: fu così denudata e torturata mentre cantava le lodi al Signore. Durante la notte il Signore le apparve e le guarì tutte le ferite. Il giorno dopo aumentarono i tormenti  con l'uso di fiaccole accese mentre la Santa sopportava ogni prova. Il 4 dicembre letta la sentenza di morte Dioscoro prese la treccia dei capelli e vibrò il colpo di spada per decapitarla. Prima di morire ella chiese che coloro che avessero fatto memoria del suo martirio, avrebbero sperimentato la misericordia di Dio in punto di morte.

Quando l'imperatore Costantino 1700 anni fa nel 313 consentì di rendere un culto esterno ai martiri, i fedeli ornarono il sepolcro e di seguito vi costruirono una chiesa.

La partecipazione al banchetto eucaristico in questa memoria di santa Barbara patrona dei minatori  invocata nel pericolo per aver salva la vita ci rende persone nuove animate dall'amore verso Dio e verso il prossimo e dallo spirito di  condivisione, di abnegazione e di servizio.
Questa occasione oltre a ricordare le vittime delle miniere e del lavoro vuole essere per noi cristiani  l'occasione  per un impegno  ad evangelizzare il mondo del lavoro nello sviluppare il senso della solidarietà' fra gli uomini che cercano un posto di lavoro e che lavorano, fra Nord e Sud del paese e del mondo, per contribuire a creare quella che il Papa chiama la civiltà' dell'amore.
 Questa solidarietà' trova il suo fondamento nell'Eucaristia che celebriamo nella quale mentre offriamo il pane e il vino "frutto della terra e del lavoro dell'uomo" perché' diventino cibo e bevanda di salvezza, ci viene comunicata la forza dell'amore di Cristo e viene cementata la nostra comunione con Dio nostro Padre  che è il fondamento ultimo della nostra speranza nella vita eterna.

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Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

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