Organizzavano rapine al fine di reperire fondi per “cosa nostra”; tra i sette destinatari di ordinanza di custodia cautelare in carcere anche un imprenditore agricolo, in atto consigliere comunale presso il Comune di Aidone (EN).
Particolarmente attivi nella commissione di
estorsioni, i vertici di “cosa nostra” per i territori di Piazza Armerina (EN)
ed Aidone(EN) (già tratti in arresto nell’ambito delle operazioni “Nerone” e
“Nerone 2” condotte dalla Squadra Mobile di Enna) non disdegnavano di organizzare
rapine a mano armata al fine di reperire denaro da destinare anche
all’organizzazione mafiosa di appartenenza.
Vincenzo SCIVOLI, Riccardo ABATI, Marco GIMMILLARO,
coadiuvati da soggetti a loro vicini, hanno messo a segno una rapina a mano
armata ad un commerciante di tabacchi che transitava sulla tratta Gela –
Niscemi (territorio di Caltanissetta) ed hanno organizzato una rapina, non
andata a buon fine per motivi indipendenti dalla loro volontà, ad un
imprenditore di Piazza Armerina.
Le indagini, dirette dalla Procura della
Repubblica – D.D.A. di Caltanissetta e svolte dalla sezione “criminalità
organizzata” della Squadra Mobile di Enna, hanno consentito di raccogliere
importanti elementi a carico del gruppo criminale, così che il G.I.P. di
Caltanissetta, su richiesta di quella Procura, ha emesso ordinanza di custodia
cautelare in carcere a carico di:
1. SCIVOLI Vincenzo, di Aidone (EN), classe
1969, referente di “cosa nostra” per quel comune, pregiudicato, disoccupato;
2. GIMMILLARO Marco,
nato a Piazza Armerina(EN) nel 1972, residente ad Aidone(EN), pregiudicato, disoccupato;
3. ALESSI Davide, nato a Piazza Armerina(EN) nel 1977,
residente ad Aidone(EN), con precedenti di polizia, imprenditore agricolo, consigliere
comunale al comune di Aidone (EN) tra le fila di un gruppo consiliare misto
indipendente;
4. ABATI Riccardo, nato a Piazza Armerina(EN) nel 1963, ivi residente, già condannato per
mafia, manovale;
5. ABATI Massimiliano, nato a Piazza Armerina(EN) nel 1978, ivi residente, con precedenti,
manovale;
6. ABATI Piero, nato a Piazza Armerina
(EN) nel 1988, ivi residente, con precedenti,
manovale;
7. ABATI Calogero, nato a Piazza Armerina
(EN) nel 1984, ivi residente, con precedenti,
manovale,
INDAGATI
SCIVOLI Vincenzo – GIMMILLARO Marco – ALESSI
Davide
A) per avere, in concorso tra loro (i primi due,
facenti parte dell’organizzazione mafiosa “Cosa Nostra”), rapinato, sotto la
minaccia di un fucile a canne mozze, il proprietario di un furgone, asportandogli
la somma di 10.000,00 euro in contanti e tabacchi per un valore di 27.000,00
euro e privandolo anche di due telefoni cellulari.
Con l’aggravante di aver commesso il fatto
avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p.
Con l’ulteriore aggravante della recidiva
specifica, infraquinquennale e reiterata per SCIVOLI Vincenzo, GIMMILLARO
Marco.
In territorio di Gela in data 29 ottobre
2009.
ABATI Riccardo
B) per il delitto di
ricettazione in concorso, poiché si interponeva per far smerciare i tabacchi
provento della rapina.
Con l’aggravante aver
commesso il fatto avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p.
SCIVOLI Vincenzo – ABATI Massimiliano – ABATI
Riccardo – ABATI Piero – ABATI Calogero.
C) perché in concorso fra loro e con
altro soggetto in corso di identificazione, per procurarsi un ingiusto
profitto, hanno tentato di rapinare, avendo anche la disponibilità di una
pistola, un imprenditore di Piazza Armerina, appostandosi lungo la strada che
questi solitamente percorreva per rientrare a casa, portando con sè l’incasso
giornaliero.
Con l’aggravante di aver commesso il fatto
avvalendosi delle condizioni di cui all’art. 416 bis c.p
Non verificandosi
l’evento per cause indipendenti dalla loro volontà, in particolare perché non
riuscivano ad intercettare il predetto imprenditore.
In Piazza Armerina
il 30 marzo 2010.
La rapina al “trasporto tabacchi” e la ricettazione degli stessi.
In data 29 ottobre 2009 intorno alle ore 15:00, un
commerciante di tabacchi veniva rapinato lungo la S.P. nr. 11, in territorio di
Gela. Lo stesso, dopo aver prelevato l’approvvigionamento settimanale presso il
deposito dei Monopoli di Stato, a bordo del proprio furgone veniva bloccato da
una Marea grigia che gli impediva di proseguire.
Immediatamente, sopraggiungeva sul lato guida
del furgone, un individuo armato di fucile a canne mozze che obbligava la
vittima a scendere, potendosi
allontanare alla guida del mezzo, seguito dal complice a bordo della Fiat
Marea.
Il bottino, oltre al furgone, consisteva in
10.000,00 euro in contanti, in tabacchi per un valore di 27.000,00 euro e
alcuni cellulari.
Già in sede di indagini svolte nell’ambito
dell’operazione “Nerone”, si aveva contezza di alcune conversazioni poco chiare,
relative agli affari illeciti del gruppo mafioso facenti capo allo SCIVOLI ma non
riconducibili all’attività estorsiva in quel momento in corso ai danni di altri
soggetti ed in via di accertamento.
Gli sviluppi investigativi, esperiti dopo la
sopra richiamata ordinanza di custodia cautelare, consentivano di raccogliere
importanti elementi non solo nei confronti degli autori della rapina, ma anche
in ordine ai complici ed alle consequenziali attività illecite poste in essere
per piazzare i tabacchi rubati.
La colpevolezza di SCIVOLI e GIMMILLARO veniva confermata
ulteriormente da una serie di dialoghi criptici avvenuti sia in concomitanza alla
rapina, che nel successivo mese di novembre 2009, che dimostravano il loro
coinvolgimento nell’attività di “vendita” dei tabacchi oggetto della rapina.
I
predetti elementi permettevano di chiudere il quadro probatorio anche a carico
di ALESSI Davide, presente sia in occasione di molte di tali chiamate, che
durante le fasi della perpetrazione della rapina (lo stesso doveva raggiungere
autonomamente il gruppo per fornirgli supporto logistico).
Il quadro complessivo a carico di ALESSI Davide
viene completato dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che lo
indica come inserito nel circuito criminale di “Cosa Nostra” e in particolare
nella “famiglia” di Enna facente riferimento ad AMARADIO Giancarlo, della quale
il gruppo dello SCIVOLI e di ABATI Riccardo costituisce una articolazione.
A colpo effettuato,
occorreva darsi da fare per “piazzare” le sigarette, dalla cui vendita,
ovviamente a prezzi ridotti rispetto a quelli di mercato, il sodalizio avrebbe
ricavato ingenti somme di denaro.
Da qui i
primi problemi: da alcuni scambi tra lo SCIVOLI e la sua convivente, anch’ella
tratta in arresto con la menzionata operazione “Nerone”, si aveva contezza del
fatto che il primo si rammaricava del fatto che gli avessero proposto solo cinquemila
€ per il bottino, lamentando che gli ipotetici acquirenti si stavano
“comportando male”, poiché erano scesi da settemila a cinquemila €, con un
prezzo unitario di 2,80 € a pacchetto
di sigarette, pari a circa la metà del prezzo di vendita ufficiale; l’offerta
appariva troppo bassa, poiché su venticinquemila euro di valore complessivo,
aveva stimato – per la propria parte – almeno seimila, seimilacinquecento euro di
profitto.
Anche di tale incontro
non andato a buon fine lo SCIVOLI si preoccupava di informare ALESSI Davide.
A questo punto, per
trovare una migliore strada per la risoluzione del problema, veniva interessato
Riccardo ABATI, che si interessava per smerciare il bottino.
In tale contesto si
registravano una serie di contrasti dovuti alle modalità ed alla tempistica per
la spartizione delle somme ricavate dalla vendita dei tabacchi; ovviamente,
parte del denaro serviva per le esigenze di chi (appartenente al sodalizio
criminale) si trovava in difficoltà.
Il gruppo, pertanto,
nel rispetto delle regole dell’organizzazione, non poteva disporre
autonomamente del denaro.
Tentata rapina ai danni di un imprenditore
di Piazza Armerina
In data 30 marzo
2010, si accertava che SCIVOLI Vincenzo, ABATI Massimiliano e altra persona allo stato non identificata, stavano
effettuando – armati all’interno dell’autovettura Marea grigia – un
appostamento finalizzato a bloccare e rapinare dell’incasso giornaliero il gestore
di una sala giochi a Piazza Armerina; il tutto con la complicità di ABATI Riccardo
e dei figli Piero e Calogero che, nel contempo, effettuavano un servizio di
vedetta all’interno del paese.
L’appostamento dello SCIVOLI e dell’ABATI
Massimiliano e del terzo soggetto avveniva prevalentemente lungo la stradella non
illuminata che conduce all’abitazione dell’imprenditore, posta immediatamente
fuori il centro abitato di Piazza Armerina.
Che i tre fossero armati con l’intento di
consumare la rapina emergeva dal complesso delle intercettazioni a bordo
dell’autovettura.
Non solo, lo SCIVOLI faceva esplicitamente
riferimento al possesso di “Marilena”, nomignolo con cui chiamava la pistola
che illecitamente deteneva ed era solito portare con sè.
Era, altresì, chiaro che il bottino sarebbe stato
diviso, anche con riguardo alle necessità degli altri associati.
Durante
questi commenti l’ABATI Massimiliano si sente con il fratello Riccardo (in quel
periodo sottoposto alla libertà vigilata), per impartire disposizioni a Piero e
Calogero, appostati per seguire la la vittima durante i suoi spostamenti.
Nonostante tutti gli indagati si trovavano ai
loro posti, la vittima designata, ancora non si era fatta vedere; pertanto SCIVOLI, ABATI Massimiliano ed il terzo
soggetto, decidevano di andare ad verificare
personalmente dove si trovasse. Difatti, effettuavano un sopralluogo a Piazza
Armerina e, nel corso di tale verifica, scorgevano l’imprenditore all’interno
di un tabacchino.
Tra i tre sale la tensione, ma lo SCIVOLI rimane determinato a fare la
rapina anche a costo di uccidere la vittima.
Avuta la conferma
che il bersaglio era andato via dal suo esercizio commerciale, i tre si dirigono
verso l’abitazione per cercare di incrociarlo.
Nonostante tutto,
durante le fasi della ricerca, l’imprenditore era riuscito a “sfuggire” alla
rapina probabilmente perché, nella concitazione, non era stato controllato
adeguatamente dai “pali” e, dunque, il gruppo con lo SCIVOLI non era riuscito
ad intercettarlo.
Enna 7 marzo 2013