sabato 20 aprile 2013

Il saluto del vescovo Pennisi alla comunità diocesana di Piazza Armerina

Omelia per il saluto alla diocesi di Piazza Armerina 20 aprile 2013

Carissimi confratelli , Gentili Autorità, fratelli e sorelle , che oggi siete venuti per partecipare a questa celebrazione eucaristica, prima che io lasci il servizio pastorale a questa Chiesa Piazza Armerina, vi saluto con tanto affetto e riconoscenza.
Ho accolto la scelta del Santo Padre Benedetto XVI di nominarmi Arcivescovo della Chiesa di Dio pellegrina in Monreale con comprensibile trepidazione e commozione ma anche in spirito di ubbidienza alla volontà di Dio.

Ho cercato di amare con tutto me stesso e di servire la Chiesa di Piazza Armerina, per quanto ne sono capace per oltre un decennio, come collaboratore della gioia di tutti.
             In questi anni sono stato sostenuto, non ostante le mie deficienze e fragilità, dalla certezza espressa nel motto del mio episcopato "charitas Christi urget nos"( 2 Cor 5,14), che l’amore di Gesù Cristo non mi abbandona ma mi possiede e mi spinge a vivere non più per me stesso , ma per Lui che è morto e risorto per me.
                    Ci siamo conosciuti, accolti , stimati e voluti bene. Abbiamo rivissuto insieme l’avventura dell'incontro e della sequela di Gesù Cristo nella vita della nostra Chiesa ed in quest’Anno della fede abbiamo riscoperto la  bellezza di essere crrstiani e la gioia di testimoniarlo a tutti attraverso iniziative missionarie.
            Conserverò per tutta la vita una gratitudine grande a tutti voi, che siete stati miei fratelli, amici e collaboratori e mi avete consentito di fare un’esperienza indimenticabile di fede e di carità pastorale.
      Non è possibile ricordare in modo preciso tutti i volti incontrati e tutti i momenti  vissuti in questi dieci anni: gli incontri personali con molti di voi presbiteri, diaconi, seminaristi e fedeli laici; le visite pastorali alle parrocchie, alle scuole, alle fabbriche,alle carceri, agli ospedali e ai malati nelle case; le visite ai nostri missionari in Perù e in Brasile; la celebrazione delle cresime a migliaia di ragazzi e ragazze, la partecipazione alle feste patronali, i convegni diocesani ; gli incontri con i giovani e le famiglie,i catechisti e i volontari della Caritas; i membri degli Istituti di Vita consacrata e i ministri straordinari dell’eucaristia; le confraternite e le aggregazioni laicali; gli incontri pubblici dove ho avuto modo di incontrare le autorità civili e militari ,  gli esponenti del mondo politico ed economico, i sindacalisti e gli operai; le iniziative di  culturali con professionisti e insegnanti e caritative  con gli immigrati, gli ex carcerati e i poveri. Con la colalborazione di alcuni di voi abbiamo avviato diverse opere: la creazione del Polo di Eccelelnza “Luigi e Mario Sturzo” affidata alla Fondazione Mons. Di Vincenzo, la continuazione dell’ISSR “Mario Sturzo” adeguandola alla nuova normativa della Chiesa e della Comunità Europea, il settimanale diocesano “Settegiorni”, la costruzione di  nuove chiese e il restauri di parecchi edifici  sacri di valore storico, l’acquisto e il restauro del vecchio ospedale per  insediarvi l’episcopio, la curia e la casa del clero, le varie opere e inziative promosse dalla Caritas Diocesana.  Sono lieto di annunciare che domani sera ci sarà la sessione di apertura del processo diocesano sulla vita, virtù e fama di santità del Servo di Dio mons. Mario Sturzo, di venerata memoria, alla cui intercessione presso Dio possiamo rivolgerci.
     Affidiamo al giudizio di Dio ricco di misericordia ciò che abbiamo fatto insieme sicuri che Egli sapra distinguere l’oro dalla paglia.
           Chiedo perdono per tutti quei momenti in cui i miei limiti personali hanno reso meno limpida l'esperienza della fede e la testimonianza della carità pastorale.
           Oggi la liturgia ci presenta un'immagine antica e sempre nuova, quella del bel pastore che conosce le sue pecore , che ha "l'odore delle pecore" come ha detto Papa Francesco,  le ama e dà loro la  sua stessa vita per poi riprenderla di nuovo.
Gesù si presenta come il pastore buono: lui conosce le sue pecore, ed esse  ascoiltano la sua voce e lo seguono; c' è un legame di conoscenza reciproca, tra il pastore e il gregge, tra Cristo e quanti lo seguono, e questa conoscenza è un rapporto di comunione, nel quale il Figlio fa dono della vita eterna.
Gesù risorto Gesù è l’unico maestro buono, l’unico pontefice santo, l’unico bel pastore, colui che ci viene sempre a cercare. Con  lui che è una sola cosa con il Padre abbiamo la certezza che nessuno ci potrà strappare dalle sue mani che sono le mani di Dio. Mani di padre che ci  abbracciano, mani di pastore che  ci proteggono,mani di sposo che ci scaldano, mani di servo che ci lavano i piedi, mani inchiodate in un atto di amore fino alla fine, mani offerte per la salvezza  di tutti.
Gesù è il pastore che apre il recinto, non per  scacciare fuori ma per  far entrare tutti gli altri figli che Dio ha generato e appartengono ad altre nazioni; popoli che ancora non conoscono questo Padre buono. Gesù è il Pastore che apre il recinto a tutti, affinché ogni popolo faccia parte del gregge che ascolta la sua voce.
         S. Agostino dice che “ se coloro che  nella chiesa guidano sono ‘pastori’ c’è però un solo pastore, perché essi sono membra dell’unico pastore”(Commento al vangelo di Giovanni 46,5).
         Il  vescovo,” che lo Spirito Santo ha posto a pascere la Chiesa di Dio” (At 20,28,  chiamato a “pascere il gregge di Dio sorvegliandolo non per forza ma volentieri, non per vile interesse ma di buon animo, non spadroneggiando sulle persone  ma facendosi modello del gregge”(I Pt 5,2-4) è solo vicario “del grande Pastore delle pecole”(Eb 13,20). Egli è  chiamato a manifestare la paternità  e la misericordia del Padre, la sollecitudine e la dolcezza del Figlio suo Gesù,la perenne vitalità dello Spirito Santo che anima la chiesa e la arricchisce di nuovi  e vari doni spirituali.
Il titolo più alto della nostra dignità , la  fonte più genuina della nostra gioia è quello di essere “pecore”di cui Gesù Cristo è  l’unico pastore e custode.
Tutti noi oggi vescovo, presbiteri e fedeli, siamo chiamati a guardare a  Gesù per accoglierlo come il solo vero pastore della nostra vita;a volgere l'orecchio e il cuore alla sua Parola allenandoci, nel silenzio e nella preghiera, a riconoscerne la voce per seguirlo  perchè riconosciamo in Lui la fonte della vita e della gioia.
         In questo cammino non siamo soli: accanto a noi molti altri  hanno percorso e percorrono il nostro stesso pellegrinaggio di fede.
          La seconda lettura, tratta dal Libro dell'Apocalisse, esordisce dicendo: "Vidi una moltitudine immensa... Tutti stavano davanti al trono e davanti all'Agnello...". Mentre ci poniamo alla sequela del Pastore, cresciamo, allora, nella coscienza di essere popolo: "Noi siamo suo popolo e gregge che egli guida". Popolo formato da "gente di ogni razza, lingua, nazione". Noi ci sentiamo così allora fratelli di tutti e ci impegniamo perché la luce del vangelo e "la salvezza del Signore giunga fino all'estremità della terra".
           La prima lettura (At 13,14.43-52) racconta una serie di fatti che segnano la definitiva decisione di Paolo di aprirsi ai pagani e annunciare loro il Vangelo di Gesù, in continuità con il comando di Gesù di andare in tutto il mondo per portare a tutte le genti il nuovo messaggio della salvezza.
La Parola di Dio è un invito per tutti a seguire il Cristo che ci indica in se stesso la Via, la Verità e la Vita, accogliendolo come l'unica voce che dà senso al nostro andare e vivere.
Dio cammina con noi in mezzo alle nostre alterne vicende e, se noi lo vogliamo, intesse con ciascuno una meravigliosa storia d'amore, rispondendo alla sua chiamata.
In occasione della giornata mondiale di preghiera per le vocazioni, siamo invitati a pregare perché il Signore chiami  molti giovani a rispondere alla  vocazione sacerdotale perché ci siano nuovi pastori per la sua Chiesa, pastori secondo il suo Cuore.
S. Agostino scrive: "Dio voglia che non manchino ai nostri giorni buoni pastori; Dio non permetta che ne rimaniamo privi; la sua misericordia bontà li faccia germogliare e li costituisca a capo delle chiese. Certo, se vi sono delle buone pecore, vi saranno anche buoni pastori; perché dalle buone pecore si formano i buoni pastori".
           Accompagnatemi in questo momento e in futuro con la vostra preghiera.   Desidero rinnovare il mio grazie  a tutti  voi nel vincolo di comunione che ormai definitivamente mi lega a ciascuno di voi , per i quali sono stato padre, fratello e amico.
         Ora, invito voi tutti a pregare con me, invocando l'intercessione della Madonna Regina delle Vittorie, patrona della nostra Diocesi, perché possa esercitare il mio ministero pastorale a Monreale come ho cercato di esercitarlo a Piazza Armerina, per edificare con la parola e con l'esempio il popolo che mi è stato affidato.
          Maria  Madre di Gesù  Tu che  al tuo figlio Gesù hai dato il corpo di carne per l'unzione del Santo Spirito a salvezza dei poveri e contriti di cuore, custodisci nel tuo cuore il popolo santo di Dio e i pastori posti al suo servizio.

         Madre della fede,  che hai accompagnato al tempio il Figlio dell'uomo, compimento delle promesse date ai Padri, consegna al Padre per la sua gloria tutti i fedeli e i ministri del Tuo Figlio.

          Madre della Chiesa, generata dal costato di Cristo morente, innalzato da terra, come vessillo regale, sull’altare della croce per l’unico ed eterno sacrificio, Tu, che fosti eletta tenerissima madre dei credenti ai piedi del dolore salvifico, accogli tutti coloro che partecipano al Suo sacerdozio, proteggi la loro crescita, accompagna nella vita e nel ministero tutti i tuoi figli.

Regina degli Apostoli che nel Cenacolo pregavi lo Spirito per il Popolo nuovo ed i suoi Pastori, ottienici la pienezza dei doni spirituali e la grazia di non venire mai meno alla consegna d'amore che Cristo ci ha affidato.

Regina delle vittorie sul male, sul peccato e sulla morte,  brilla, come stella del mattino, innanzi al peregrinante Popolo di Dio – e in particolare dinanzi a noi, che ne siamo i Pastori – quale segno di sicura speranza e di consolazione, fino a quando non verrà il giorno dell’abbraccio eterno del Signore .
Amen!

            


Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


___________


"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

TUTTI GLI ARTICOLI