lunedì 26 ottobre 2009

Vecchietti che abitano i quartieri costretti a pagare due volte un servizio. Un euro per buttare l'immondizia

Di storie curiose ne abbiamo ascoltate tante in questa città. Ma questa ha veramente dell’incredibile. Siamo nel centro del quartiere storico del Casalotto. Una vecchietta si avvicina e con poche e semplici parole ci pone una domanda: “Perché non esiste più il servizio che ci consentiva di buttare l’immondizia? Sono costretta, vista le mie condizioni di salute precarie e la paura a uscire dopo le 18 a pagare un euro a un ragazzino per buttare i rifiuti sapete dirmi qualcosa?” Per un attimo non credevamo a quello che ci veniva raccontato, ma solo un attimo poi abbiamo capito che la signora diceva la verità. Fino a qualche tempo fa gli operatori che si occupano della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti solidi urbani con un’ape si recavano nelle viuzze dei quartieri per prendere la spazzatura ora, secondo quando ci viene detto, questo servizio non è più attivo e molti anziani sono costretti a pagare dei ragazzini per buttare l’immondizia dentro i cassonetti posti lontano dalle loro abitazioni. Stiamo parlando di molti vecchietti che per paura di uscire dopo le ore 18, orario consentito a buttare i rifiuti, o per le cattive condizioni di salute, sono costretti a pagare due volte un servizio inesistente. E il costume sembrerebbe diffuso anche negli gli altri quartieri storici della città. La verità amara che esce dalla bocca dell’anziana signora non può che trovarci d’accordo: “In questa città esistono i cittadini di seria A e i cittadini di serie B” e le politiche messe in atto da alcuni decenni, a questa parte, vanno in questa direzione. I quartieri, ieri simbolo della storia nobile di questa città oggi ridotti a contenitori privi di ogni servizio, abbandonati a se stessi e con essi i numerosi cittadini anziani che sono rimasti ad abitarli. Dagli uffici di Sicilia Ambiente l’unica risposta che giunge è la solita: “Non abbiamo le risorse economiche per far funzionare nuovi mezzi o riparare quelli rotti.” Intanto la gente soffre.

Chi sono

Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com


___________


"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"

TUTTI GLI ARTICOLI