6 Aprile 2011: due anni dopo il terremoto che ha sconvolto L’Aquila, ancora 300. 300: “erano giovani e forti e sono morti”, cantava Pisacane. 300: quanti gli Spartani immolatisi alle Termopili. 300 sono i fantasmi che gridano giustizia oggi, 6 Aprile 2011.
Dopo aver assistito al circo mediatico su Lampedusa e i suoi abitanti, ora mostrati come razzisti senza cuore, poi come pii soccorritori, e con la certezza che la verità sta sempre nel mezzo, oggi abbiamo comunque una certezza.
Sconvolge la mancata tempestività con cui l’Europa e il mondo intero hanno affrontato l’emergenza dei profughi che certamente sarebbero arrivati via mare.
Parliamo di una tragedia prevedibile!
Ho letto, in questi giorni convulsi, commenti che mi hanno trafitta, spezzata: dov’è la nostra millantata umanità?
Abbiamo dimenticato la nostra storia?
Non riesco neanche a prendermela con chi esprime certe opinioni, frutto di mistificazioni, allarmi procurati ad arte, enorme senso del sé e, perdonatemi la licenza, “culo nel burro”....
Perfino uno scherzo di Aprile, ben congegnato, riesce ad aizzare gli animi, a suscitare la reazione di una comunità a vocazione turistica, internazionale, cattolicissima (almeno a parole), sede di un Vescovado, che dunque di integrazione dovrebbe sapere qualcosa (anche perché ha “dato” al Continente belle persone), ma che dimostra, quando ce n’è bisogno, intolleranza, paura, ignoranza.
In una parola, molti non sanno cosa significhi accoglienza, integrazione, e non vogliono saperne, neanche se si trattasse di asilo temporaneo, neanche se si trattasse di dividere il proprio pane col bisognoso, come Gesù Cristo ha loro insegnato...
Mettiamoli alla prova, questi sepolcri imbiancati, mettiamoci alla prova...