di Gioacchino Giunta
Se vi dovesse capitare la fortuna di risiedere in una città, o visitarne una, in cui gli alberi sono ben tenuti, vi apparirà lampante che si tratta di un luogo abitato da una comunità sana, vitale e civile, un posto dove è consigliato e piacevole fermarsi. Viceversa, le città che trascurano gli alberi sono quelle in cui la collettività è apatica, il bene pubblico, il rispetto e la civiltà sono concetti estranei, luoghi in cui è meglio non sostare. Per chi volesse dilettarsi nel distinguere le città avvedute nella gestione del patrimonio arboreo, uno dei segnali rivelatori della cattiva cura degli alberi sono i tagli selvaggi spacciati per potature.
Ogni anno assistiamo sbigottiti a inauditi scempi che si prefiggono come unico scopo quello di capitozzare gli alberi, tagliando quanti più rami è possibile, senza considerare il portamento naturale della pianta, il periodo migliore per la potatura e ottenendo come risultato finale una pianta sfigurata in cui solo il tronco e qualche ramo principale è sopravvissuto. Anche sforzandomi non è facile trovare una spiegazione a questo assurdo andazzo. Perchè insistere con tagli che non portano a nessun risultato soddisfacente?
Gli alberi piantati per ombreggiare non fanno più ombra e quelli piantati per abbellire non sono più belli!!
Se poi consideriamo che sempre più spesso gli alberi che subiscono questa brutale pratica alla fine, sfiniti e indeboliti, finiscono per seccare completamente, il quadro appare ancora più triste e incomprensibile.
Senza dubbio alcuno, alla base di questa assurda pratica c'è una profonda incompetenza da parte di chi ordina tali scempi, persone che non posseggono nel loro bagaglio culturale le nozioni tecniche e la necessaria sensibilità, doti assolutamente indispensabili per chi vive e lavora al servizio della natura.
Caro amico Giuseppe, è mio obbligo farti notare che la potatura degli alberi ornamentali serve essenzialmente a stabilire una forte struttura formale, a dirigere la crescita dell'albero e ad eliminare le parti pericolose, quelle malate, morenti o morte, al fine di garantire la sicurezza e la sanità dell'albero per un periodo di tempo più lungo possibile.
SE SI E' COSTRETTI A RICORRERE ALLA POTATURA PER CONTENERE LO SVILUPPO DELL'ALBERO IN QUANTO I SUOI RAMI INFASTIDISCONO CHICCHESSIA O LE SUE RADICI CREANO DANNI, VUOL DIRE CHE QUELL'ALBERO NON DOVEVA ESSERE PIANTATO IN QUEL PUNTO E CHI LO HA MESSO A DIMORA HA COMMESSO UN
GROSSO ERRORE.
Oltretutto mio caro ASSESSORE, hai completamente sbagliato il periodo in cui commettere questo maledetto scempio; leggi attentamente e impara:
A PARTIRE DALLA RIPRESA VEGETATIVA (cioè ora) E FINO ALLA COMPLETA
DISTENSIONE E MATURAZIONE DELLE FOGLIE L'ALBERO A FOGLIA CADUCA CONSUMA
ENERGIA IMMAGAZZINATA SOTTO FORMA DI AMIDO DI RISERVA NEI TESSUTI DEL
FUSTO E DEI RAMI, IN QUANTO, NON HA FOGLIE CHE GLI CONSENTANO DI PRODURLA SUL MOMENTO. A MANO A MANO CHE LA FOGLIA SI FORMA E SI DISTENTE SI HA UN PROGRESSIVO INCREMENTO DI ENERGIA PRODOTTA CHE VA A COMPENSARE QUELLA CONSUMATA CON LA FORMAZIONE DEI NUOVI ORGANI (foglie, fiori, germogli, nuove gemme).
RICORDA, GIUSEPPE, E' PROPRIO QUESTO IL PERIODO PIU' CRITICO DURANTE IL QUALE E' MEGLIO EVITARE OGNI TIPO DI POTATURA.
Faccio appello all'ispettore superiore Franchino Roberto, comandante del Distaccamento Forestale di Piazza Armerina: tale reato, pur non essendo contemplato in nessun codice, è un affronto al benessere sociale ben più grave rispetto a quello commesso da qualche povero padre di famiglia sorpreso a "RUBARE" un'ape di legna al fine di sfamare i propri figli.
Forse trovate qualche difficoltà ad appoggiarvi ad un muro più alto di Voi?
Dr. Agronomo Gioacchino GIUNTA