Caro RANIERI,
nel leggere il tuo ultimo post pubblicato sul blog di Agostino mi pare di capire che, ahimè, anche in te è radicata l'idea che sia la politica a determinare il benessere di un paese e che, cambiando maggioranza, o cambiando leader, si possano ottenere cose che in realtà non dipendono dalla politica.
Un esempio tratto dall'ultimo lavoro di Piero Angela penso possa spiegare al meglio il senso del mio pensiero.
Prendiamo due paesi molto distanti dal punto di vista economico: la Svezia con 28.000 euro di reddito pro capite e la Turchia con appena 9.000 euro.
Immaginiamo ora che un politico turco candidato alle elezioni prometta di far avere ai suoi elettori salari svedesi e anche pensioni, assistenza, asili nido, ospedali di tipo svedese.
Secondo te potrebbe mantenere le sue promesse?
Per rispondere correttamente a questa domanda bisogna aver ben chiaro come funziona la macchina della ricchezza e quella della povertà: è chiaro che, anche se il nostro candidato turco venisse eletto, non riuscirebbe a garantire quanto precedentemente promesso.
Perché?
Semplicemente perché esistono dei meccanismi che portano una società ad essere sviluppata o arretrata, indipendentemente dalla politica così come sino ad oggi intesa: il politico, infatti, è il pilota, ma senza macchina non può andare da nessuna parte, soprattutto quando in politica si dibatte continuamente sui ricambi di maggioranza e non su come migliorare veramente le prestazioni del paese.
Supponi per assurdo, caro RANIERI, che due milioni di olandesi, rimasti senza terra e senza casa, vengano portati in qualunque parte disabitata del pianeta e lì lasciati.
Tornando dopo 25 anni cosa pensi di trovare, i loro scheletri oppure università e campi da tennis?
Io credo sia opportuno e veritiero propendere per la seconda ipotesi: perché essi hanno portato con sé la
capacità di riprodurre la macchina della ricchezza, quella macchina invisibile, racchiusa nel cervello degli individui, e che proietta nella società il suo sapere e il suo saper fare, la proiezione, cioè,
della loro educazione, cultura, creatività, capacità imprenditoriale, conoscenza, organizzazione e valori, tutte qualità in grado, a loro volta, di creare regole e di farle rispettare.
Se fosse così facile trasferire, con la politica, dei modelli da un paese all'altro, non ci sarebbe alcun problema e non esisterebbero le differenze, in certi casi immense.
Questo non significa che la politica non sia importante, ma lo diventa soltanto se riesce a stimolare e a far crescere in modo prioritario i valori, l'educazione, le regole, la conoscenza, l'efficienza, la competitività, la ricerca, la produttività, le competenze, la creatività, l'imprenditorialità, l'organizzazione e il merito, cioè i veri produttori di ricchezza e i veri attrattori di investimenti.
Quello che colpisce, caro Ranieri, non è tanto il fatto che la politica non si occupi affatto di queste cose, ma che gli stessi cittadini non si battono per ottenerle: le battaglie prioritarie sono per l'occupazione, i salari, le pensioni, la casa, l'assistenza sanitaria, tutte cose sacrosante, ma ditemi, come si fa a raccogliere i frutti se l'albero non cresce?
Con immensa stima ed amicizia
GIOACCHINO
........da una mia attenta lettura dell'ultimo capolavoro
di Piero Angela.