Oggi 12 febbraio, ricordiamo il decimo anniversario della morte di S.E. Mons. Vincenzo Cirrincione, venuto improvvisamente a mancare l’indomani della memoria della Madonna di Lourdes giorno in cui egli aveva visitato i malati presso questo l’Ospedale in occasione della giornata del malato.
Ieri memoria della Madonna di Lourdes abbiamo celebrato la XX Giornata mondiale del malato e siamo stati invitati a pregare con i malati per i malati e a riflettere sulla solidarietà verso coloro che soffrono e a convertirci all’amore di Dio per accoglierlo e condividerlo tra noi.
Oggi durante questa liturgia eucaristica siamo chiamati a volgere il nostro sguardo su Gesù Cristo, nostro redentore che è venuto a donarci la salvezza , condividendo con noi la sofferenza, accettandola con amore in piena adesione alla volontà del Padre per vincerla con la sua morte e resurrezione.
Il tema della sofferenza e della malattia anche questa domenica è al centro della nostra attenzione.
C'è un notevole contrasto tra le due scene descritte, rispettivamente, dalla prima lettura e dal Vangelo.
Nella prima lettura, abbiamo visto come si comportava, di fronte a uno sventurato colpito dalla lebbra, la legge di Mosè.: l'infelice deve allontanarsi dalla società, vivere « fuori dell'accampamento » e gridare: « Immondo! », perché nessuno si accosti a lui; la società si difende dal lebbroso, anziché aiutare il lebbroso. L'esclusione dalla convivenza con gli altri rendeva questa malattia ancor più terribile di quel che già appariva. Le prescrizioni della legge mosaica erano di carattere igienico e sociale. La lebbra era il segno delle colpe ormai inguaribili del lebbroso. La legge non riconosceva la carità.
Nella lettura evangelica, vediamo come si comporta dinanzi a un lebbroso Gesù: egli si commuove, stende la mano, lo tocca e lo guarisce. E questo, in un tempo nel quale si era convinti che toccare un lebbroso significasse votarsi al contagio certo, alla contaminazione; significava diventare immondo con l'immondo ed escludersi anche dal culto di Dio.
Gesù rende esplicito l'amore del Padre nei confronti di tutti gli ammalati affermando la sollecitudine e la misericordia divina verso coloro che soffrono nel fisico. Egli è guaritore del fisico, ma lo è anche dello spirito, e tale si qualifica in tutte le circostanze, ma specialmente nel caso di malattie gravi e irrecuperabili come quella della lebbra, che rendeva chiunque ne venisse affetto oggetto di allontanamento da parte di tutti.
Gesù rimane affascinato dalla domanda del lebbroso” Se vuoi puoi guarirmi” che esprime la sua fede nel Figlio di Dio che ama l'uomo e lo guarisce da ogni sorta di infermità spirituale oltre che materiale.
La scena evangelica spinge tutti noi ad incontrare e ascoltare, a toccare e sentire il grande bisogno di salvezza che hanno i milioni di "lebbrosi" di oggi. Gesù, con la sua risposta, ci mostra qual è la sua volontà sulla lebbra e sul male, qualunque esso sia: "Lo voglio, guarisci!". Sì, la volontà di Dio è chiarissima: lottare contro ogni genere di male.
La persona del lebbroso è profonda nella sua attualità. Essa racchiude infatti le La lebbra simbolicamente rappresenta il peccato, che corrode l'immagine di Dio dentro di noi e sfigura lo stesso corpo.
A questo livello, l'accaduto non riguarda più solo un certo lebbroso che un giorno, in una contrada della Galilea, incontrò Gesù, ri-guarda ognuno di noi. Noi siamo, o dobbiamo essere, quel lebbroso che grida a Gesù: Se vuoi, puoi guarirmi!
Ma Gesù supera la legge con la misericordia: Egli guarisce la lebbra, cioè rimette i peccati e risana l'uomo: è il buon samaritano che non passa accanto al ferito, ma si ferma, ne ha compassione, lo carica sul suo giumento e se ne prende cura (cf. Lc. 10, 34ss.).
Gesù è anche oggi questo buon samaritano; è anche oggi colui che dice: Lo voglio, guarisci! Nella sua attività messianica Gesù Cristo, il buon samaritano per eccellenza, si è avvicinato incessantemente al mondo della sofferenza. Egli ha mostrato il suo amore per i poveri, gli emarginati e gli ammalati: li ha accolti guarendoli nel corpo e nello spirito, ha ridato ad essi speranza e senso della vita, mostrando così come la fede in Dio e il suo amore siano più forti della malattia e di ogni limite umano, compresa la stessa morte.
Gesù salva dal male e salva prendendo su di sé tutte le nostre sofferenze .
Egli salva, talvolta, anche dal male fisico e dalla morte e lo fa perché sappiamo che egli è in grado di salvarci da quel male più profondo e più radicale di tutti che è i1 peccato.
Il Vangelo di oggi ci chiede di riconoscerci peccatori, di confessare i nostri peccati e chiedere a Gesù di guarirci e di purificarci.
Gesù poi disse a quel lebbroso guarito: Và, presentati al sacerdote.
A noi Gesù ripete “Riconciliati con Dio per mezzo della Chiesa”!
L'oggi della nostra vita di fede è il presentarsi dai ministri del Signore che continuano ad ascoltare il grido di dolore di ogni lebbroso. Solo attraverso i suoi ministri il Signore continua a dare la sua grazia. L’ efficacia del rapporto con Gesù dipende dalla grazia dei sacramenti e dalla forza della comunione che si vive insieme ai nostri fratelli.
La sua Eucaristia che ora riceviamo è il «farmaco di immortalità» che libera dalla corruzione del peccato e ci dona la grazia che anticipa la gioia piena della vita eterna.
Gesù Cristo si è identificato nell’uomo che soffre, soffrendo egli stesso, per vincere il male e la morte. Egli è risorto, è vivo. Coloro che soffrono possono contare sul suo appoggio per affrontare la prova della malattia e accettarla. Insieme a lui, possono offrire la loro sofferenza accettata per amore, completando ciò che nella loro carne manca alla passione di Cristo a favore del suo corpo che è la Chiesa.
Il nostro Redentore vuole penetrare nell’animo di ogni sofferente attraverso il cuore della sua Madre santissima, primizia e vertice di tutti i redenti. Maria la Vergine addolorata diventa allora anche la consolatrice degli afflitti , la salute degli infermi e il modello della sollecitudine verso chi soffre ed è nel bisogno.
Oggi gli uomini e le donne che soffrono hanno bisogno della testimonianza della speranza, che si manifesta concretamente attraverso la nostra solidarietà . Una solidarietà da vivere in ogni parrocchia, in ogni struttura e istituzione sanitaria, in ogni realtà umana dove una persona malata e sofferente ci chiede di farci prossimo e riconoscerla come tale. La Vergine Maria è modello di solidarietà e, per questo, segno di sicura speranza per tutta l’umanità.
In occasione della Giornata Mondiale del Malato mentre vogliamo esprimere la nostra gratitudine a quanti, personale sanitario e volontario, si prodigano a favore dei malati, vogliamo pregare la Madonna perché aiuti i malati ad essere annunciatori del vangelo della sofferenza, testimoniando che l’unica risposta autentica al dolore ed alla morte è Gesù Cristo, nostro Signore, morto e risorto per noi.
La Vergine Santa conforti quanti sono segnati dalla malattia e sostenga coloro che, come il buon Samaritano, ne leniscono le piaghe corporali e spirituali.
Noi oggi nel decimo anniversario del passaggio alla vita eterna di Mons. Vincenzo Cirrincione vogliamo non solo ricordarne la memoria ma vogliamo pregare per lui e con lui che esulta nella liturgia del cielo, alla quale noi partecipiamo attraverso questa liturgia terrena, in attesa di essere accomunati dalla partecipazione allo stesso banchetto delle nozze dell'Agnello nella celeste Gerusalemme.
Chi sono
Qualcuno, di cui non ho molta stima, mi chiama "Architetto di Dio". La cosa, però, mi piace. Dicono che sono un architetto eclettico ed un pò anomalo. Il mio lavoro è a metà tra i restauri ed il turismo. Sono cooperatore salesiano e amo Don Bosco. Sono sposato con Cinzia che amo. Abbiamo tre figli, Gabriele Samuele e Gaia. Se vuoi scrivermi ecco la mail architettodidio@gmail.com
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"Il senso di inquietudine mi insegue sempre e quando mi pare di aver colto una certezza ricado nell'assoluto smarrimento. Mi chiedo: sono al posto giusto, al momento giusto? Boh! che casino è la VITA e quanto doloroso è questo cammino di scoperta dell'Assoluto che c'è in noi!"
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